di AMDuemila - 23 aprile 2014
Aldo Micciché, estradato dal Venezuela in Italia lo scorso settembre, dopo l’arresto nel luglio 2012, ha avuto un “ruolo di contatto tra la 'ndrina dominante di Gioia Tauro (quella dei Piromalli ndr) e gli ambienti politico istituzionali”. E' per questo motivo che la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dello stesso ex esponente della Dc, contro la decisione del tribunale del Riesame di Reggio Calabria che ha confermato lo scorso novembre alcune misure coercitive nei suoi confronti. Nelle motivazioni della sentenza i supremi giudici hanno riconosciuto in toto l'ipotesi fatta dalla Dda di Reggio Calabria. Micciché è accusato di “essersi interessato al fine di alleggerire il 41 bis”, ossia il regime del carcere duro “nei confronti del boss Giuseppe Piromalli di Gioia Tauro”. Anche se da tempo all’estero, secondo i giudici è da considerarsi “a più riprese partecipe a pieno titolo del sodalizio mafioso” e per spiegare ciò viene fatto riferimento a diverse intercettazioni, a partire dal settembre 2007, appartenenti all'inchiesta “Cent'anni di storia”.
“Il tribunale - spiegano i giudici della Cassazione - ha rievocato gli esiti delle intercettazioni telefoniche nonchè il tenore di significativi colloqui intercorsi tra il ricorrente, uomo politico in un non recente passato e successivamente trasferitosi in Venezuela, e Gioacchino Arcidiaco, amico di Antonio Piromalli a sua volta figlio di Giuseppe Piromalli, capo riconosciuto della omonima 'ndrina di Gioia Tauro”.
Tra le intercettazioni prese in esame si fa riferimento anche ai contatti tra il “faccendiere” e l'ex senatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri (ora detenuto in ospedale a Beirut, ndr). “Micciché – scrivono i giudici - consiglia Arcidiaco di far valere con forza le nostre ragioni, cioè della 'ndrina, al cospetto di un importante uomo politico, Marcello Dell’Utri. Riferisce direttamente allo stesso Antonio Piromalli dei contatti intrattenuti o previsti con vari uomini politici (on. Mastella, sen. Tassone, sen. Colombo) nonchè di contatti con non meglio indicati ambienti della massoneria”. Secondo i Supremi giudici proprio alla luce delle risultanze investigative, “la valutazione in ordine al ruolo” di Micciché “quale uomo di contatto” tra il clan Piromalli e “ambienti politico-istituzionali” è “conforme alle risultanze investigative“. Ed è per questo motivo che il ricorso dell'ex latitane è stato dichiarato “inammissibile”.
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