di AMDuemila
Undici condanne, qualche sconto di pena ed assoluzione per Giuseppe Fontana. E’ questa la decisione della Corte d’appello di Palermo (presdente Fontana) rispetto al processo scaturito dall’operazione “Eden 2”, l’inchiesta della Dda di Palermo contro i fiancheggiatori del boss superlatitante, Matteo Messina Denaro. Nell’inchiesta era emerso come il capomafia continuava ad affidarsi a parenti e fedelissimi per la gestione degli affari nel territorio. In primo grado, con il rito abbreviato, davanti al giudice delle udienze preliminari Fernando Sestito, il 16 dicembre 2015 erano stati condannati Girolamo “Luca” Bellomo (10 anni e 10 mesi di carcere), marito di una nipote del boss, Rosario Cacioppo (10 anni e 10 mesi), Leonardo Cacioppo (8 anni e 9 mesi, Ruggero Battaglia (8 anni), Giuseppe Nicolaci e Salvatore Vitale (6 anni e 8 mesi), Salvatore Marsiglia (6 anni), Salvatore Lo Piparo e Benito Morsicato (2 anni), Marco Giordano (1 anno e 6 mesi), Giovanni Ligambi (1 anno e 2 mesi). Venne assolto invece Giuseppe Fontana, ed assieme a lui anche l’ex consigliere comunale Calogero “Lillo” Giambalvo, la cui posizione è stata stralciata. Ieri in appello i giudici hanno sentenziato sconti di pena per i fratelli Cacioppo (riduzione di 2 anni e 10 mesi ciascuno) e per Bellomo (10 mesi in meno). Ed anche Vitale ha avuto una piccola riduzione mentre le condanne sono state confermate.
L’inchiesta Eden 2, prosecuzione di Eden 1 che aveva portato agli arresti di Patrizia Mesina Denaro (sorella della primula rossa) e di Francesco Guttadauro (il nipote), aveva svelato una fitta rete di affari gestiti proprio da familiari e fedelissimi.
Processo ''Eden 2'', confermate le condanne in appello
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