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de-mauro-maurodi Aaron Pettinari - 20 novembre 2013
“Per l'imputato Riina chiediamo l'ergastolo e l'isolamento diurno per re anni”, così il procuratore generale della Repubblica, Luigi Patronaggio, ha chiesto ieri la condanna del boss Totò Riina, unico imputato al processo per l'omicidio del giornalista de “L'Ora”, Mauro De Mauro, scomparso davanti alla propria abitazione la sera del 16 settembre 1970, che si celebra innanzi alla Corte d'assise d'appello.

Nella sua requisitoria il Pg ha indicato come movente del delitto la scoperta, da parte del giornalista, del progetto eversivi del principe nero Junio Valerio Borghese e del coinvolgimento nel piano di Cosa Nostra la causa del delitto. Al processo di primo grado il “capo dei capi” venne assolto dall'accusa di essere il mandante tuttavia Patronaggio, durante questi mesi di requisitoria è stato chiaro su alcuni aspetti. “L'omicidio De Mauro si iscrive tra gli omicidi eccellenti che hanno devastato Palermo, un delitto riconducibile a Cosa nostra ma che, come tutti gli omicidi politici, hanno una concausa: il movente non si ferma a Cosa nostra e alle sue dinamiche, o alla volontà di controllo del territorio, ma va anche al di là”. Il magistrato che sostiene l'accusa ritiene che l'omicidio De Mauro “fu avallato da Riina”. “La sentenza di prima grado punta per l'omicidio De Mauro sulla scomparsa di Enrico Mattei - dice il pg Patronaggio - attraverso lui passava lo sviluppo industriale di quegli anni. Fu ucciso per una convergenza di interessi dai servizi segreti. Noi siamo convinti che il movente dell'omicidio De Mauro sia dovuto al fatto che il giornalista aveva carpito dei segreti e si apprestava a rivelarli al regista Francesco Rosi. Noi siamo d'accordo sul movente, tuttavia la Corte prende una strada che fa del movente non l'elemento catalizzatore delle prove”. “Riteniamo che e' fondamentale trovare il movente in un omicidio - dice ancora Patronaggio - ma se non lo troviamo e abbiamo prove solide, non e' necessario arrivare al movente. Abbiamo diversi collaboratori come Mutolo Mannoia, Di Carlo e Buscetta e tutti ci dicono che la decisione di uccidere De Mauro era stata presa dai vertici di Cosa Nostra. Tutti i pentiti esaminati ci dicono che l'omicido fu voluto dal trimumovrato di cui faceva parte Riina”.
E ieri, collegato in videoconferenza dal carcere di Opera, il capomafia corleonese ha reso anche dichiarazioni spontanee ricordando che nel 1969 era incensurato, quindi ha affermato di essere estraneo all'omicidio di De Mauro e ha ricordato che all'epoca non aveva pendenze con la giustizia, dopo essere stato arrestato nel 1963 e assolto. “Non avevo a che fare con la mafia”, ha dichiarato Riina che quindi ha concluso: “Sono un imputato perfetto e sempre a disposizione”. Il processo, ripreso oggi dopo la ricostituzione del collegio a causa della sostituzione di un giudice popolare per motivi di salute, è stato poi rinviato al 17 dicembre con la parola alle parti civili e alla difesa.

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