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borsellino-agnese-web4di Sandra Amurri e Giuseppe Lo Bianco - 7 maggio 2013
A Palermo i funerali. a Caltanissetta, la deposizione di un carabiniere: il giudice indagava sul corvo 2, che parlava di un accordo mafia-politica
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Paolo Borsellino dal ritratto appeso alla parete del salotto della casa di via Cilea a Palermo, con quel suo sguardo sornione e l’immancabile sigaretta in mano, guarda Agnese, sua moglie, nella bara coperta da un velo di pizzo. Fiammetta, Lucia e Manfredi accarezzano la mamma per l’ultima volta. Ci sono Rita, sorella di Paolo, e il fratello Salvatore. Manfredi reduce dai Bologna dove si è sottoposto ad un intervento alla spalla si muove a fatica, con il braccio immobilizzato dal tutore e cerca di evitare gli abbracci degli amici e parenti. Arriva un mazzo di fiori accompagnato da un biglietto. Manfredi lo legge: “Le mie più vere condoglianze, Vincenzo Calcara”.Un soldato della famiglia mafiosa di Castelvetrano al soldo del boss Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, attuale capo di Cosa Nostra: incaricato di uccidere il magistrato, decise di collaborare con la giustizia. Colpito dal rispetto che Borsellino gli portava, divenne suo amico. Sono trascorsi 21 anni da quel 19 luglio quando una bomba in via d’Amelio fece saltare in aria il giudice Borsellino e gli agenti della scorta, e mani ancora anonime fecero scomparire la sua agenda rossa.

ANCHE IERI come allora la famiglia ha scelto funerali privati nella Chiesa di Santa Luisa de Marillac: la stessa dove Paolo ricevette l’ultimo saluto, gremita di magistrati titolari dei processi sulle stragi a Palermo e a Caltanissetta come Nino Di Matteo, Sergio Lari, Nico    Gozzo, Francesco Messineo, Roberto Scarpinato, e di tante persone comuni. C’è anche Antonio Ingroia, che Agnese aveva voluto incontrare per dirgli di non smettere mai di cercare la verità. In prima fila il ministro dell’Interno Angelino Alfano, quello della Giustizia Anna Maria Cancellieri e il presidente del Senato Pietro Grasso. Dopo la messa escono da una porta secondaria, quasi a voler evitare i tanti cittadini che fuori salutano Agnese Piraino Leto con un lungo applauso mentre passa il feretro, sorretto anche dal figlio Manfredi, commissario di Cefalù. “Quello di Agnese è stato un martirio bianco, per la sofferenza che ha dovuto sopportare e per la forza nel continuare a chiedere verità” ha detto durante l’omelia Don Cosimo Scordato, parroco di Bagheria, confessore di Agnese. “L’ultima volta che sono andato a trovarla mi ha detto: ‘Ho dato Paolo, ho protetto i miei figli, vorrei attendere la nascita della figlia di Fiammetta ma se non sarà possibile sono pronta a morire’. Mi ha ripetuto come sempre la sua pretesa di verità”. Manfredi sale sull’altare per ringraziare i medici e il personale paramedico dell’ospedale Civico di Palermo, dove Agnese è stata ricoverata per gran parte dei suoi ultimi anni.
Proprio ieri, un frammento importante di una nuova verità sulla stagione stragista è arrivato nell’aula di Caltanissetta del processo Borsellino quater (dove hanno osservato un minuto di silenzio per Agnese). In tribunale ha deposto l’ufficiale dei carabinieri Carmelo Canale, che il 25 giugno del 1992 accompagnò Borsellino alla caserma Carini per un incontro riservato con gli ufficiali del Ros Mori e De Donno. Canale ha rivelato che il giudice era interessato all’anonimo diffuso poco dopo la strage di Capaci, che conteneva riferimenti non solo all’inchiesta mafia e appalti ma anche ad un accordo mafia-politica, che tanto somiglia alla trattativa. E che quel giorno gli chiese di incontrare solo De Donno, (non anche il generale Mori che pure partecipò all'incontro), perché un collega gli aveva detto che poteva essere l’autore dell’anonimo. Un documento che ora diventa centrale nella ricostruzione dell’accusa: sono le parole del Corvo 2 ad allarmare l’ex ministro Mannino che in quei giorni incontrò il generale dei Ros Subranni e l’ex numero 3 del Sisde, Contrada. L’avvio, secondo l’accusa, della trattativa.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

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