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del-bene-francesco-c-claudio-boccafoschiI boss in carcere emettono la sentenza: “Deve morire”
di Aaron Pettinari - 11 aprile 2013
Cosa nostra torna ad alzare la voce e a Palermo la minaccia di nuovi attentati si fa sempre più insistente. Nel giro di poche settimane prima c'è stata la notizia della lettera anonima giunta in Procura dove si avvisa di un progetto di attentato nei confronti del pm Antonino Di Matteo, di un collega della Procura di Caltanissetta e di Massimo Ciancimino, ora una nuova minaccia riguarda un altro membro del pool antimafia, il sostotuto procuratore Francesco Del Bene.
A rivelare il contenuto di due intercettazioni in carcere è il quotidiano La Repubblica che racconta di alcuni dialoghi tra i boss ed i familiari. Il primo è avvenuto a febbraio dove un capomafia dell Noce commenta: “Quel Del Bene è troppo zelante, deve buttare il sangue, deve morire”.

Lo scorso ottobre proprio alla Noce l'operazione “Atropos” portà all'arresto di 41 persone e lo scorso 12 marzo finirono in manette altri sei presunti appartenenti alla cosca. E' dello stesso mese il commento di un capomafia dello Zen che dice ad un suo parente: “Questo pm è sempre presente in aula, sta rompendo…”. Le due intercettazioni sono state oggetto di una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduta dal prefetto e la decisione finale è stata quella di intensificare la sicurezza attorno al magistrato. Il sospetto da parte degli inquirenti è che tali messaggi poco velati possano essere arrivati alle orecchie di chi è all'esterno e si sta adoperando per riorganizzare le fila dopo i continui arresti. Del resto, proprio la più recente operazione (condotta dallo stesso Del Bene assieme a Sergio De Montis e Daniele Paci) aveva dimostrato come Cosa nostra stesse tirando le fila con la creazione di un nuovo mandamento, quello di Camporeale, che racchiudeva le famiglie di Partinico e San Giuseppe Jato. Ma Del Bene ha condotto anche altre importanti inchieste. Nel 2007, con i colleghi Nico Gozzo e Gaetano Paci, coordinò l’indagine che portò alla cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, nel 2009 partecipò all'inchiesta che portò all'arresto di un altro latitante, Mimmo Raccuglia, quindi, assieme a Di Matteo, Lia Sava e Roberto Tartaglia, è membro del pool che indaga sulla trattativa Stato-mafia. Un motivo ulteriore per alzare il livello di guardia è anche la fibrillazione interna a Cosa nostra (vedi l'omicidio a Brancaccio di Francesco Nangano) che, dopo anni di inabissamenti e silenzi, sembra essere tornata a far sentire il suono delle armi. E la storia insegna che per alzare la voce nei giochi di potere, purtroppo, c'è chi può mirare al “bersaglio grosso”.

La redazione di ANTIMAFIDuemila esprime la propria solidarietà e vicinanza al sostituto procuratore Francesco Del Bene invitando l'intera società civile a far sentire proprio sostegno ai magistrati in prima linea contro le mafie e che cercano di portare un barlume di verità su terribili fatti che hanno macchiato indelebilmente la storia del nostro Paese.

Foto © Claudio Boccafoschi

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