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aquila mutolo gasparedi Savino Percoco
Alla “Casa di Paolo” l’esposizione dei quadri di Gaspare Mutolo
Il collaboratore di giustizia ed ex mafioso Gaspare Mutolo, attraverso le sue opere artistiche, tesse un altro passo verso il sogno di ritornare nella sua amata Palermo, camminando nella direzione indicata dalla “bellezza” del suo cuore.
Nella struttura dove è nato uno dei magistrati più significativi per la sua conversione sono stati esposti alcuni suoi dipinti; “La Casa di Paolo” per due settimane ha proseguito quel lavoro fisicamente interrotto da Borsellino e indirizzato come esempio agli uomini di mafia.
Paolo Borsellino, attraverso l’amore raggiungeva i canali più torbidi della gente che interrogava, per risvegliare le coscienze nel bene ed edificare un nuovo sistema culturale che oggi iniziamo a vedere.
I quadri rappresentano lo spirito comunicativo dei loro autori e l’esposizione ha quindi in parte riportato Mutolo nel capoluogo siciliano e li nel quartiere la Kalsa dove sono nati e cresciuti i due magistrati che più lo hanno guidato, Falcone e Borsellino.
La struttura inoltre è stata palcoscenico di una conferenza che raccontava la biografia del pittore, intervenuto telefonicamente durante la serata.
Nell’occasione è stato presentato un libro intitolato “La Bellezza” editato da più autori durante un estemporanea letteraria organizzata dall’associazione “L’incontro Onlus” ad Acquaviva delle fonti (BA) e rappresentata tra i relatori da Costantina Capozzo.
Nel testo, alcune delle pagine scritte da Savino Percoco, sono dedicate alla figura di Mutolo, il quale ha moderato l’evento e letto uno dei passi dedicati al dipinto denominato “L’aquila” (in foto).
Presenti anche la curatrice del pittore, Maria Santamaria che, fortemente emozionata, ha raccontato il suo rapporto con Mutolo e il profondo sentimento che egli nutre verso sua moglie.
Inoltre è intervenuto anche il capo redattore di ANTIMAFIADuemila, Aaron Pettinari che ha ripercorso le parti salienti del percorso di Mutolo in quanto ultimo collaboratore di giustizia ad incontrare Paolo Borsellino, ricordando il noto episodio delle due sigarette fumate in contemporanea dopo l’incontro con Bruno Contrada presso il Viminale. Il giornalista ha rimarcato come il pittore sia stato il primo a parlare di uomini delle Istituzioni allacciati a “Cosa nostra”, con tanto di nomi e cognomi.
Inoltre, ha evidenziato che oggi l’ex autista di Riina ha detto tutto quello che sapeva, ha cambiato vita e anche i suoi dipinti mostrano il percorso evolutivo interiore, “molto più drammatici nei primi tempi” rispetto ai più intensi e passionali odierni.
Infine ha concluso facendo emergere l’importanza della mostra come messaggio di riscatto. Un esempio che dovrebbe essere colto anche da quei parenti dei mafiosi che non prendono le distanze dai loro familiari.
Ultimo intervento è stato, in collegamento telefonico, quello dello stesso Mutolo che ha ricordato quando, agli inizi della collaborazione, i giudici gli chiesero cosa sognasse in quel periodo che abbandonava la cultura mafiosa.
La risposta fu “prendere un gelato a Mondello” una frase, ha spiegato, che “nasconde molta filosofia” perché un gesto simile nel Comune dove è nato e cresciuto rappresenterebbe la vittoria dello Stato al ripudio delle mafie. Difatti oggi Mutolo vive sotto protezione, distante dalla Sicilia e un suo ritorno significherebbe che Istituzioni e cittadini prendono “le distanze dalla mafia che uccide donne e bambini, scoprendo invece la bellezza di vivere mogli e figli senza il timore di dover uccidere o essere ucciso”.
Per sconfiggere la piovra mafiosa, ha proposto due soluzioni; indagare i livelli superiori al crimine organizzato, gli stessi che hanno condotto alle stragi di Falcone e Borsellino e prendendo spunto dal suo personale cammino, ed ha consigliato alle donne dei mafiosi di essere vicini ai propri uomini, “seppur non compensano le loro preoccupazioni e non se ne rendono conto” perché attraverso il loro sincero amore rispolverano quei sentimenti che risvegliano le coscienze.
Infine ha affermato affermando che per lui è un onore, esporre le proprie opere presso “la Casa di Paolo” in quanto Borsellino, assieme a Giovanni Falcone è stato l’artefice del suo cambiamento, trasmettendogli “fiducia, tanto amore e forza per mettersi contro la mafia e gli stessi amici”.
Una mostra quindi non fine a se stessa, ma che ha voluto rompere i tabù del comprensibile scettiscismo e lanciare un messaggio anche ai mafiosi per convincerli ad una strada alternativa che non li vedrebbe percorrerla in solitaria. Da evidenziare, poi, che il 40% del ricavato delle vendite, Gaspare Mutolo ha donato dei proventi per le attività della “Casa di Paolo” e per supportare i bambini più bisognosi delle favelas, attraverso l’associazione Funima International Onlus. Anche da questi piccoli gesti si dà prova del proprio cambiamento.

ANTIMAFIADuemila
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