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turisti per casodi Davide de Bari
“Immergetevi nel mondo affascinante della mafia siciliana”. Questo l’incipit promozionale del “mafia tour” promosso dall’agenzia Easy Trapani. Un tour di 24 ore, o in alternativa di mezza giornata, in cui si visiteranno "alcuni dei luoghi più interessanti e famosi legati alla storia della mafia siciliana in Sicilia occidentale e conoscerete gli eventi passati e recenti sulla scena politica dell'isola", con un costo che varia dai sessanta ai cento euro, con tanto di pranzo presso una famiglia del posto e la possibilità di farsi scattare foto con il grembiule de “Il Padrino” e il coltello davanti al muro in cui compare la scritta “W Cosa Nostra”. Il tutto è documentato dalle foto di turisti, presenti nella gallery del sito web. Così diventano meta di visite da parte dei turisti luoghi come Corleone, Castelvetrano, Alcamo, Castellammare del Golfo e il museo della mafia a Salemi voluto dall’ex sindaco Vittorio Sgarbi, luoghi nativi dei protagonisti del potere mafioso degli ultimi 70 anni. L’esistenza dell’iniziativa turistica è emersa proprio il 21 marzo, giorno in cui si sono ricordate tutte le vittime di mafia e non sono mancate le polemiche a riguardo. Polemiche che Gianni Grillo, titolare e guida dell’agenzia, allontana da se spiegado le modalità del tour: “Noi raccontiamo la mafia dall'800 ad oggi - ha detto Grillo - cercando di spiegare come si è evoluta negli anni e mettendo in risalto la differenza tra i mafiosi di ieri e quelli di oggi. Seguendo certi ragionamenti non dovrebbero più essere scritti libri o girati film che parlano di mafia”. E poi ancora: “Parlare di mafia è ancora un tabù e questo non fa altro che allontanarne la fine. L'unica cosa che ci permetterà di sconfiggere Cosa nostra è la cultura. Ne sono assolutamente convinto”.
Che ne dica il titolare della Easy Trapani le parole hanno un peso ed è ovvio che quell’incipit della promozione, in cui si parla di un mondo della mafia “affascinante”, come ha sottolineato Salvatore Inguì (referente di Libera Tapani) “provoca cattivi pensieri”. Non è altrettanto accettabile che per promuovere il viaggio tra i luoghi di Cosa nostra si realizzi un video con tanto di fucile e coppola e una finta sparatoria.
“L’evidenza dovrebbe essere data a chi la mafia l'ha combattuta - ha proseguito Inguì - non c'è bisogno di finte sparatorie e del Padrino per promuovere la nostra terra. Sarebbe più interessante raccontare la storia del movimento antimafia, di quanti hanno perso la vita per combattere Cosa Nostra”.
Anche Dario Riccobono, presidente di Addiopizzo travel, ha commentato il “mafia tour” manifestando il proprio dissenso: “Sarebbe ridicolo se non fosse drammatico. Usare la mafia come fosse un brand da valorizzare è un'offesa alle centinaia di vittime di Cosa nostra e ai loro familiari”. Il Sindaco di Trapani ha subito chiesto alla Procura di procedere alla chiusura del sito riguardante il ‘mafia tour’, infatti ha precisato dicendo: “Ho già dato mandato all'Ufficio legale del Comune di inviare una formale diffida all'operatore turistico perché tolga dal sito il 'mafia tour' e informerò la Procura perché siano valutati eventuali profili di responsabilità penale. Chiederò l'intervento dei magistrati per oscurare il sito".
Il problema non è far conoscere la mafia, ma come viene veicolato questo messaggio. Che senso ha farsi una fotografia con dietro la scritta sul muro inneggiante la criminalità organizzata? E’ così che si enfatizzano maggiormente i miti e una cultura della morte, qual è la tradizione mafiosa. Come si può pensare di far conoscere il fenomeno mafioso, non tenendo in considerazione i principali protagonisti della lotta ad esso? Solo un tour nei luoghi dove persone come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Rocco Chinnici e molti altri che hanno sacrificato la vita, per estirpare il cancro mafioso dalla nostra società potrebbe avere un senso. Così sì che si aiuterebbe la lotta alla cultura mafiosa.

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