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maggiani chelli giovanna web5"Vi siete mai chiesti se ci fosse un nesso tra il 41 bis e la morte dei nostri figli?"
di Giovanna Maggiani Chelli

Liliana Ferraro, Consigliera di Stato con incarico presso il Ministero della Giustizia di grande prestigio al momento delle stragi del 1993, ha testimoniato oggi in aula a Roma dove si svolgeva l’udienza del processo trattativa Stato-mafia.
“I non ricordo” hanno di sicuro superato di gran lunga “i ricordi” di quei terribili giorni.
Ciò che però ci ha colpito di più è stata la risposta data al nostro avvocato di parte civile. 
Alla domanda se in quel periodo di stragi, sette stragi in meno di un anno, lei o chi per lei si fossero posti la domanda se quegli attentati avessero una qualche attinenza con tutti quei decreti di proroga e non circa il 41 bis a detenuti di mafia, la risposta è stata: "Non capisco la domanda, avvocato".
Vediamo di porla chiara la domanda: 
Gentilissima Dottoressa Liliana, Lei e tutti gli altri che si occupavano di carcerario in quel 1993 maledetto, mentre parlavate di “41 bis” e qualcuno agiva per buttare a mare il carcere duro a “cosa nostra” a suon di decreti, avete mai una sola volta pensato che a morire sia pure solo per i Vostri errori, senza voler pensare ad altre intenzioni, erano i nostri figli? 
E se permette, Gentile Dottoressa Ferraro, non ci crediamo che non vi siate posti la domanda, perché sarebbe un insulto all’intelligenza di quanti in quell’anno 1993 si sono occupati di applicazione del “41 bis” alla mafia “cosa nostra”.
Oggi siamo usciti ancora una volta da quell’aula di giustizia con la chiara sensazione che giustizia i nostri morti forse non l’avranno mai, non perché i magistrati non ci provino con forza e con coraggio, ma perché nelle aule di Tribunale oggi, così come nelle registrazioni redatte davanti al magistrato Gabriele Chelazzi 13 anni fa, risuonano risposte come:
"Non ricordo".
"Non capisco la domanda".

Giovanna Maggiani Chelli
Presidente
Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili

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