di Barbara Scaramucci
L’obbedienza non è più una virtù. Lo scrisse Don Lorenzo Milani nel 1965 in quel meraviglioso libretto sull’obiezione di coscienza che gli costò un processo in punto di morte. E questo io credo che sia il migliore insegnamento da praticare oggi in nome della difesa del più alto valore laico del nostro stato, la Costituzione. Mai come adesso bisogna raccogliere l’invito del sacerdote di Barbiana e praticare disobbedienza civile nei confronti di questa maggioranza politica incolta, prepotente, arrogante, parassitaria e di stampo autoritario. Dopo l’approvazione del decreto sicurezza bis - ammesso che ottenga la firma del Quirinale e l’avallo della Corte Costituzionale - ciascun cittadino che crede nei principi costituzionali sui quali si fonda la nostra democrazia non deve avere dubbi e praticare, nel suo ambiente, nella sua realtà, nell’ambito della sua competenza, quella disobbedienza civile ad una legge ingiusta come già è stato fatto alcuni mesi fa da vari sindaci, da padre Konrad, da moltissimi insegnanti, da tanti giornalisti che hanno la schiena dritta. La deriva autoritaria dell’Italia attuale è un dato acquisito a livello internazionale ed è francamente insopportabile che ancora in tanti continuino a rispondere che il fascismo era un’altra cosa e che bisogna smetterla di gridare “al lupo al lupo”. Certo che il fascismo nella sua accezione storica era davvero un’altra cosa, sono passati 100 anni e il mondo di allora è incredibilmente diverso da quello di oggi. Il punto non è questo. E’ il terreno (in)culturale da cui nasce il governo di oggi che richiama continuamente, e in verità senza nasconderlo, il pensiero autoritario che era alla base di quel fascismo mussoliniano e di tutti i nuovi fascismi contemporanei. Siamo arrivati ad essere un paese che punisce la solidarietà! Un paese i cui governanti non rispondono a nulla, neppure in parlamento, e minacciano - ripeto, minacciano - i giornalisti scomodi, persone che esercitano il dovere della loro professione ponendo domande e per questo vengono schedati. Per prima deve essere la nostra categoria a rompere ogni indugio e farsi portavoce di una disobbedienza forte verso chi sta costruendo un’Italia incivile, in cui l’idiozia e l’odio distruggono le menti anche dei più giovani, un’Italia in cui chi ha figli adottivi di colore deve nascondersi, in cui si ride di sei coetanei che muoiono in discoteca, in cui si lanciano bidoni giù dai costoni verso le spiagge, in cui si chiama un decreto “sicurezza” e non vi si cita neanche una volta la parola mafia. Andiamo a scuola di disobbedienza.
Tratto da: articolo21.org