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“L'Ucraina alzi bandiera bianca. Non è una vergogna, ma un grande segno di Pace”

Il dito puntato contro l'industria delle armi, prima causa dei conflitti mondiali. La speranza che si torni a parlare di pace in Ucraina, anche prendendo decisioni difficili ed evitare l'annientamento di un popolo, ma anche in Medio Oriente. Conflitti che uccidono migliaia e migliaia di innocenti. A parlare non è un politico, ma Papa Francesco.
Rilasciando un’intervista alla Radiotelevisione svizzera con lungimiranza e pragmatismo ha chiesto all’Ucraina di abbandonare ogni idea di vittoria militare sulla Russia e di riconquista dei territori perduti e di sedersi al tavolo delle trattative. Una decisione difficile da prendere, ha riconosciuto il Pontefice, ma che deve arrivare lasciando da parte l’orgoglio e pensando alle innumerevoli vite risparmiate da un cessate il fuoco dopo oltre due anni di guerra: “Hai vergogna, ma con quante morti finirà? – ha affermato dimostrando pragmatismo – Negoziare in tempo, cercare qualche Paese che faccia da mediatore. Nella guerra in Ucraina ce ne sono tanti. La Turchia, si è offerta (appena 24 ore fa il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan si è offerto di ospitare i colloqui di pace, ndr). E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la situazione peggiori”.
Tutto ciò avviene mentre personaggi come il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (quest'ultimo tramite il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa, Alexei Danilov) non escludono la possibilità di un intervento militare dell'Occidente con invio di truppe.
Una presa di posizione forte così come quella presa qualche mese fa quando l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di proprietà del Vaticano, ha rinunciato alla donazione di un milione e mezzo di euro offerta da Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Con coerenza Papa Francesco non poteva accettare nel momento in cui si schiera quasi quotidianamente contro i conflitti in corso e contro le industrie belliche e tutti coloro che lucrano sulla vendita di armamenti.
Ed oggi torna a schierarsi contro la guerra facendo di tutto per evitare quell'escalation che, come abbiamo spiegato più volte, porterebbe ad un game over, con il possibile utilizzo di armi nucleari.
Non ha dubbi Papa Francesco nel chiedere di alzare la bandiera bianca, non per una resa, ma per salvare milioni di persone da una morte certa e tante sofferenze. "È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare".
Poco importa se successivamente il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha precisato che il Papa non ha chiesto una resa dell’Ucraina, ma che essa faccia di tutto per andare a un negoziato il prima possibile.
In questo momento storico le parole del Pontefice non sono proprie solo di chi viene considerato il Vicario di Cristo in Terra, ma assumono un peso politico enorme in un momento storico dove nessun leader mondiale si esprime con forza contro la vendita delle armi. Parlando delle guerre ha evidenziato come "dietro c’è sempre l’industria delle armi. È un peccato collettivo questo. L’economo, un mese fa, mi dava il rendiconto di come stavano le cose in Vaticano, sempre in deficit. Lei sa dove sono oggi gli investimenti che danno più reddito? La fabbrica delle armi. Tu guadagni per uccidere. Terribile la guerra”.
Le scorse settimane il rapporto "Finance for War. Finance for Peace" aveva già messo in evidenza come tra il 2020 e il 2022 il settore finanziario globale abbia investito almeno 1.000 miliardi di dollari per sostenere la produzione e il commercio di armi.
Cifre spaventose. E l'Italia è tra i Paesi che commerciano in armi. Partecipiamo all'appello del giornalista Saverio Lodato che, durante la presentazione a Roma del libro "Il Colpo di Spugna" (ed. Fuori Scena), da lui scritto assieme al sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo, aveva invitato il ministro Guido Crosetto (ex senior advisor della Leonardo) a rivelare i guadagni dell'industria bellica italiana.


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"Mi piacerebbe che si sviluppasse un altro filone del giornalismo d’inchiesta in Italia - aveva detto Lodato - quello che riguarda un argomento considerato tabù, quello delle industrie belliche italiane che producono e vendono armi. Non esiste da nessuna parte un elenco che ci venga a raccontare la lista della spesa in questi ultimi tre anni di guerra in Ucraina e di guerra in Medio Oriente e di quanto abbiano fatturato le industrie italiane in questo settore". E poi ancora, provocatoriamente, aggiungeva: “Ma perché non introdurre una tassa su una parte di questi profitti che si sono decuplicati in occasione di una calamità internazionale come l’esplodere di una guerra? O noi dobbiamo accettare il criterio che il mercante di armi, o potremmo chiamarlo elegantemente il produttore di armi, possa arricchirsi? Io credo che il ministro Crosetto potrebbe fare una battaglia di verità, lui da solo occupandosi di questa materia. Sicuramente non avrà conflitto di interessi quindi, a maggior ragione, alzi lui il velo su questo e proponga, a questo governo, di fissare una tassa, una-tantum, da pagare. Visto che ci si arricchisce in tempi di guerra”.
Tornando alle parole del Santo Padre nell'intervista ovviamente non poteva mancare il riferimento al conflitto in Medio Oriente. Da quando Israele ha iniziato i bombardamenti e le operazioni di terra, in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre, i morti hanno superato i 30mila, per la stragrande maggioranza civili, tra cui 12mila bambini. “Tutti i giorni alle 7 del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza – ha detto Francesco – Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono, è una guerra. E la guerra si fa in due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la ‘guerra-guerriglia’, diciamo così, di Hamas, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”.
Alla domanda se si sia proposto per negoziare negli attuali conflitti Papa Francesco ha risposto: "Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio di non portare il Paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto”.
E poi ha concluso con un aneddoto: “Io questo lo dico sempre, quando sono stato nel 2014 al Redipuglia ho pianto. Poi lo stesso mi è successo ad Anzio, poi tutti i 2 novembre vado a celebrare in un cimitero. L’ultima volta sono andato al cimitero britannico e guardavo l’età dei ragazzi. Questo l’ho detto già, ma lo ripeto. Quando c’è stata la commemorazione dello sbarco in Normandia, tutti i capi di governo hanno celebrato quella data ma nessuno ha detto che su quella spiaggia sono rimasti ben 20mila ragazzi”.
Oggi tutti fanno finta di non ricordare. E noi ci schieriamo con Papa Francesco, che è l’unico capo di Stato a volere davvero la pace in Terra Santa, come nel resto del Mondo.

Rielaborazione grafica by Paolo Bassani

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