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di Jean Georges Almendras
Plebiscito: Trionfo del No alla riforma della Costituzione

Nei giorni dell’ostentazione fascista di Piñera, in Cile (che ha scatenato negli ultimi giorni l’inferno della dittatura pinochetista macchiando le strade e le piazze di Santiago e di altre città dell'interno con sangue e repressione) in Uruguay e in Argentina la scorsa domenica si sono tenute le elezioni nazionali. I risultati sono stati la naturale conseguenza della realtà dei due paesi.
In Uruguay, è arrivato in testa Daniel Martínez, della forza politica filogovernativa di Frente Amplio, attualmente al potere, ma non ha i numeri sufficienti per governare per cui si andrà al ballottaggio l'ultima domenica di novembre. Parallelamente alle elezioni presidenziali, il cui risultato non è scontato, la proposta del senatore Jorge Larrañaga per la Riforma della Costituzione è stata bocciata dal referendum annesso alle elezioni di governo. Ha vinto il No alla Riforma. La proposta di Larrañaga di "Vivere Senza Paura" proponeva la creazione di una guardia militare nazionale che avrebbe messo 2 mila militari sulle strade per garantire la sicurezza, una meschina militarizzazione, consentendo perquisizioni notturne, l'eliminazione delle libertà previste per determinati reati (tra cui la rapina), e l'ergastolo per altri reati penali.
In Argentina invece, ha vinto il Frente de Todos (il kirchnerismo), con Alberto Fernández, che si è imposto sul partito al potere Juntos por el Cambio, guidato da Mauricio Macri.
Alla vista dei risultati il panorama politico nel Rio de la Plata presenta a questo punto delle particolarità che non devono sorprenderci: l'amministrazione Macri non ha fatto altro che sostenere su diversi fronti esorbitanti follie economiche e sociali e gli argentini si sono schierati. Il partito al potere è stato letteralmente sopraffatto dall’opposizione ed il trionfo di Alberto Fernández al primo turno, dopo lo scrutinio del 48,03 dei seggi, era inevitabile. La formula Fernández-Fernández si è incentrata sulla premessa che gli argentini "devono smettere di soffrire”. Il loro trionfo segna la fine di un governo di estrema destra, in cui il saccheggio ai danni del popolo è stato spudorato, e la perdita di sovranità sulle risorse naturali e sui territori è stata una costante, culminata con la concessione dell''installazione di basi militari statunitensi. Segna anche la fine (così speriamo) di una situazione sociale spaventosa: in Argentina oggi milioni di persone vivono al di sotto della soglia di povertà.
Quali saranno le basi della gestione di Alberto Fernández una volta insediatosi nella Casa Rosada? Quali parametri adotterà nelle sue innovazioni? Alberto e Cristina saranno una garanzia affinché l'Argentina abbia una nuova immagine e la realtà sociale cambi rotta di 180 gradi? Si fermeranno le persecuzioni contro i popoli originari che conosciamo (con le morti di Santiago Maldonado e Rafael Nahuel), entrambe ancora impunite? Alberto Fernández afferma di avere un potere reale. Sarà così veramente? Il FMI sarà ancora il "Protagonista" del nuovo potere kirchnerista? Tante le domande. Da oggi i risultati si vedranno sul campo.
In Uruguay, la situazione è un po’ diversa: ci sarà un ballottaggio che vedrà il Frente Amplio (la forza politica progressista "la sinistra uruguaiana"), letteralmente alle strette. Ora il candidato Daniel Martínez ha come unico avversario Luis Lacalle Pou, del Partito Nacional.
Il paese potrebbe dare una svolta a destra? Il candidato socialista del Frente Amplio, Daniel Martínez ha ottenuto il 39.9% dei voti davanti a Luis Lacalle Pou, un giovane avvocato, figlio dell'ex presidente Luis Alberto Lacalle che ha ottenuto il 29%. Al di là delle percentuali ottenute da altre coalizioni, queste cifre hanno determinato il ballottaggio del prossimo 24 novembre, ma anche la possibilità che i partiti della destra e dell'estrema destra uruguaya siano in corsa per spostare il quadro politico dell'Uruguay, dopo 15 anni (tre legislature), di governo della coalizione di sinistra, con i presidenti: Tabaré Vázquez e José Mujica, entrambi fortemente contestati non solo dall'opposizione, ma anche dai settori di sinistra staccatisi dal Frente Amplio.
Oggi, forse in risposta ad una serie di errori (indifferenza verso questioni delicate come a dei Diritti Umani, omissioni, corruzione o cattiva amministrazione pubblica, ecc.) delle tre consecutive legislature di governo di sinistra, il popolo uruguaiano ha dimostrato chiara intenzione di voltare pagina. Un risultato che ha sorpreso i dirigenti del partito al governo che rapidamente, dopo aver appreso il risultato delle urne, hanno richiamato tutti all’autocritica ed a rafforzare i legami, con la speranza di non perdere seggi nel secondo turno.
Ma le carte sono già scoperte per il Frente Amplio da molto tempo a conseguenza di una serie di circostanze e la loro forza militante ha iniziato a sgretolarsi.

abierto cabildo

La società uruguaiana iniziò a frammentare le proprie idee e da questa dinamica sono nati nuovi partiti. E così, il 2019 ha visto aggiungersi ai partiti tradizionali (Blanco e Colorado), al Partito Indipendiente (di linea moderata), al Partito de la Gente (di linea conservatrice), al Partito Ecologico (di linea ambientalista), al Partito de los Trabajadores ed Unidad Popular (ambedue di corrente di sinistra), il Partito Verde Animalista (fondamentalmente critico nei confronti di Frente Amplio), il Partito Digital, il Partito Cabildo Abierto, questo ultimo guidato niente meno che dall’ex Comandante in Capo dell'Esercito, il generale Guido Manini Rìos, con idee di destra. Nel contempo il Partito Colorado si è debilitato visibilmente ed il Partito Nacional si è mantenuto stabile all’opposizione.
Il Frente Amplio ha perso la sua maggioranza parlamentare ed il Partito Nacional, è stato chiaramente il suo avversario più forte e il più vicino come numero di voti ottenuti. Di fatto nel prossimo ballottaggio, la Presidenza della Repubblica se la contenderanno il candidato del Frente Amplio Daniel Martínez, socialista, ed il senatore Luis Lacalle Pou, del Partito Nacional. Tutto fa supporre che questa volta la sinistra, a meno che la cittadinanza al momento di votare cambi orientamento, sia sempre più distante dal palazzo di governo, il che significherebbe una vera battuta d'arresto per la forza politica al potere da quindici anni.
Dinnanzi a questo insolito scenario, ciò che davvero preoccupa è che attraverso il partito Cabildo Abierto, di recente creazione, la casta militare, e dell'estrema destra uruguaiana, sarà presente nel Parlamento Nazionale. I militari che rappresentano un'istituzione ancora impunita per gravi reati di Lesa Umanità commessi in dittatura, faranno parte della vita politica.
La coalizione Cabildo Abierto ha avuto il consenso di oltre il 10% degli elettori e conterà con tre senatori ed undici deputati. Una rappresentanza significativa considerando la sua breve presenza nello scenario politico nazionale.
Si va verso un’inevitabile svolta a destra? Che fine hanno fatto i temi sui Diritti Umani adesso che la casta militare è presente in entrambe le Camere? Se alla fine il presidente eletto sarà il giovane Luis Lacalle (di chiara tendenza conservatrice e di destra, con qualche inclinazione liberale), come si relazionerà con i settori più rigidi della destra uruguaiana? Quali saranno le conseguenze di questa trasformazione che si sta vivendo in Uruguay, in termini di governo del paese? Anche se la Riforma dalla Costituzione, ergo la militarizzazione, è stata bocciata, se dovesse trionfare Luis Lacalle Pou, sarà rispettato il risultato del referendum, cioè il No alla Riforma?
Domande, e ancora domande in un clima politico teso e che riserva sorprese che possono rivelarsi determinanti per l'economia, l'istruzione, la cultura e la sicurezza degli uruguaiani dopo l’insediamento del nuovo governo uruguaiano il 1 marzo del 2020.
Ciò che è evidente è che la sinistra del Frente Amplio in Uruguay, con questi risultati, corre il rischio di perdere la posizione di guida del paese. Allo stesso tempo, gli schieramenti che rappresentano la vera sinistra dovranno rivedere la loro forma di resistenza, prendere un'altra direzione e la loro militanza dovrà essere più intensa. La destra uruguaiana spinge per un cambio e per liberarsi delle idee e della gestione della sinistra del Frente Amplio.
Purtroppo andiamo incontro ad un Uruguay diverso. Un Uruguay del taglio di Bolsonaro? In stile Piñera? Speriamo di no, sinceramente.

Foto di copertina: www.radiocolonia.com/Daniel Martínez y Luis Lacalle Pou
Foto 2: www.elpais.com.uy/Guido Manini Ríos de Cabildo Abierto

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