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2 intervento ingroia conferenza stampadi Antonio Ingroia
Giù la maschera finalmente!

L'ultima giornata di questa missione a Quito è stata la più importante perché finalmente si è tenuta l'apertura dell'udienza preliminare contro Rafael Correa. Scrivo queste righe in ritardo solo perché venerdì è stata una giornata molto impegnativa e faticosa, conclusasi molto tardi nella notte, e sabato all'alba ho lasciato l'Ecuador per rientrare in Europa e in Italia per miei pregressi impegni professionali, e sono rientrato a Roma solo da qualche ora.
La mattinata è stata impegnata soprattutto da una fitta serie di appuntamenti con vari giornalisti di varie testate, anche di altri Paesi dell'America Latina. Io, in particolare, ho rilasciato un'intervista ad una testata cubana e ad una testata argentina.
Il che dimostra, positivamente, che qualcosa si muove. Che, anche grazie alla nostra presenza come "osservatori internazionali", si sono finalmente accesi, per la prima volta, i riflettori della grande stampa internazionale, e dell'opinione pubblica internazionale, quella dell'America Latina, ma anche quella Europea, visto che questo mio Diario da Quito è stato pubblicato integralmente, giorno per giorno, dalla testata giornalistica italiana ANTIMAFIADuemila, il cui direttore Giorgio Bongiovanni ringrazio, ed è stato ripreso da molti giornali italiani, comprese le più importanti agenzie di stampa nazionali, in particolare ANSA e AGI, alcuni importanti quotidiani nazionali, come il Corriere della Sera, e varie testate giornalistiche online.
Torniamo alla cronaca del quinto e ultimo giorno di missione sul "caso Ecuador".
Come ricorderete, era previsto che la nostra missione si concludesse giovedì, ma, visto il rinvio dell'udienza a venerdì, l'IPPE, l'Istituto che ci ha invitato a Quito, ci ha chiesto se potevamo soffermarci un giorno in più, anche per la richiesta di tanti cittadini ecuadoriani che dall'Ecuador e dall'estero, attraverso i social, avevano fatto un appello a noi affinché restassimo ancora, almeno fino all'udienza di venerdì. E così chi di noi non aveva impegni impellenti nel proprio Paese fra venerdì e sabato, ha dato la propria disponibilità a soffermarsi un altro giorno. Io, fra questi, ho rinviato a lunedì alcuni miei impegni professionali che avevo in Italia nel fine settimana ed ho accettato di restare.
Per tale motivo, una parte della delegazione degli "osservatori stranieri", me compreso, si è recata - alle 12 circa - al Tribunale di Quito per assistere alla prosecuzione dell'udienza. Quello che abbiamo trovato è stato un clima di accoglienza ben diverso da quello del primo giorno, perché evidentemente la presenza degli osservatori stranieri ha dato molto fastidio, come si era già dimostrato il giorno prima, quando ci è stato impedito di visitare nel carcere l'ex Presidente dell'Ecuador, l'ing. Jorge Glas, uno dei politici più vicini a Rafael Correa, ed oggi detenuto con un'accusa di corruzione, anch'essa assai fragile e non corroborata da obiettivi ed adeguati riscontri.
Ebbene, al nostro arrivo in Tribunale abbiamo trovato, da una parte, un'agguerrita pattuglia di sostenitori di Correa, che però incontrava grandi difficoltà ad avere accesso all'aula, e, dall'altra, i sostenitori di Fernando Balda, l'accusatore di Correa, che tenevano un atteggiamento arrogante, indisponente e perfino offensivo, se non intimidatorio, perfino nei nostri confronti, senza che la polizia intervenisse in alcun modo. Anzi, ad un certo punto sembrava perfino che volessero impedirci l'accesso in aula, visto che un'addetta all'ingresso della Polizia in un primo momento ha detto che i nostri nomi non risultavano nella lista delle persone autorizzate ad assistere all'udienza, il tutto nel trambusto e nel pandemonio che si scatenava fuori dall'aula, ad opera di una decina di sostenitori di Balda, tanto pochi quanto "rumorosi"...
Alla fine, però, i poliziotti si sono resi conto che sarebbe stato troppo escluderci dalla partecipazione e, forse per evitare l'incidente internazionale che ne sarebbe potuto nascere, hanno cambiato idea e ci è stato dato accesso all'aula. Un'ulteriore dimostrazione di quanto fosse temuta la nostra presenza, soprattutto in questa fase delicata, ragion per cui si conferma l'impressione che il rinvio dell'udienza da martedì a venerdì non sia stato casuale, ma mirato a impedirci ad assistere e a relazionare sullo svolgimento dei fatti in quell'aula, visto che era noto che noi avremmo dovuto lasciare l'Ecuador già giovedì, così non potendo essere presenti venerdì. La nostra presenza anche venerdì ha scombinato il loro "gioco" ed ecco che non sapevano più cosa fare: prima hanno cercato di dire che non eravamo nella lista degli "autorizzati", e poi addirittura c'e stato qualche poliziotto che ha cercato di trattenere i nostri passaporti! Altro tentativo di abuso che abbiamo prontamente respinto perché del tutto immotivato! Alla fine, ci hanno fatto entrare, ma eravamo come "controllati a vista": ci temevano!
Alle 13 in punto l'udienza ha avuto inizio con l'esame della richiesta di giudizio abbreviato - col consenso della Procura - dei due cosiddetti "collaboratori", e cioè i poliziotti che avevano sequestrato Balda, uno dei quali poliziotti (Raul Chicaiza) è colui il quale ha reso una dichiarazione - del tutto non credibile e non confermata da nessun elemento di prova - accusatoria nei confronti dell'ex Presidente Correa, sostenendo che il sequestro era stato "commissionato" da Correa.
Il giudizio abbreviato è una specie di patteggiamento, un processo semplificato nel quale PM e imputato concordano una pena attenuata in cambio dell'ammissione di responsabilità da parte dell'imputato.
Le cose importanti avvenute in questa parte del giudizio, durata tantissime ore, circa sei, inframmezzate con alcune pause quando la giudice si ritirava in camera di consiglio per prendere alcune decisioni, sono state due.
La prima è stata la lunga introduzione del PM al giudizio abbreviato, che io ho definito "GIU' LA MASCHERA". Nel senso che il PM, in maniera scorretta, nell'introdurre il giudizio abbreviato e gli elementi di responsabilità a carico dei due imputati dell'abbreviato, in modo da mettere il giudice in grado di valutare le prove a loro carico, ha invece dedicato buona parte del suo intervento a sostenere la responsabilità soprattutto di Rafael Correa, che non era parte del giudizio abbreviato e rispetto alla cui posizione quindi il difensore di Correa non poteva intervenire per replicare al PM che, in più passaggi del suo intervento, ha detto cose non vere, cose maliziose ed ha omesso di riferire circostanze di grande rilevanza, favorevoli alla posizione di Correa.
Dico quindi "GIU' LA MASCHERA" proprio perché il PM si è smascherato da solo evidenziando che il suo vero obiettivo è uno ed uno solo, e si chiama Rafael Correa, che va colpito a tutti i costi, anche con molteplici violazioni legali, processuali e costituzionali. E dico "GIU' LA MASCHERA" anche perché in questo modo il PM ha svelato tutti gli elementi sulla base dei quali egli sostiene l'accusa contro Correa. Non c'è altro, e quindi - si potrebbe dire - non c'è nulla, visto che gli elementi si fondano solo sulle dichiarazioni di Raul Chicaiza, senza alcun elemento di conferma di tali accuse, anzi con tanti elementi di smentita di tali accuse, e con gravi sospetti sulle modalità attraverso le quali sono state ottenute queste dichiarazioni dal Chicaiza, che è stato arrestato, tanti anni dopo i fatti, sostenendo che l'arresto fosse in fragranza di reato ed è impossibile sostenere una flagranza di reato anni dopo il sequestro e la liberazione del presunto sequestrato. Quindi, dichiarazioni che dovrebbero essere considerate nulle!
Ma non è finita qui, perché, in serata, la giudice ha rigettato la pena di 10 mesi  che il PM voleva applicare ai due imputati del giudizio abbreviato, perché la giudice ha ritenuto - giustamente - che tale pena fosse troppo bassa ed inadeguata rispetto alla gravità del reato come contestato dal PM.
La cosa rivela un'altra gravissima anomalia della condotta del PM, che, da una parte, sostiene che il reato che vuole attribuire a Rafael Correa è gravissimo! Al punto di parlare di "sparizione forzata" (sul modello dei desaparecidos dei regimi militari!) e di un delitto contro l'Umanità. E dall'altra parte ai materiali esecutori di un reato così grave chiede applicarsi la pensa di soli 10 mesi di reclusione!
Comunque, ciò che conta è che la giudice ha rigettato la richiesta del PM proprio perché ha ritenuto la pena troppo bassa, visto il reato contestato dalla Procura, senza entrare nel merito delle prove del reato perché in questa fase la giudice non può farlo. Un duro colpo per la Procura! Ed una speranza in più di autonomia della giudice che si occupa del caso. Vedremo.
Intanto, dopo il rigetto della richiesta di giudizio abbreviato a causa della pena troppo bassa, la giudice ha disposto l'inizio del'udienza preliminare ("audiencia preparatoria" qui si chiama) ed ha preso subito la parola il dr. Caupolican Ochoa, avvocato difensore di Rafael Correa, con un bell'intervento sulle eccezioni processuali, che ha evidenziato le tante anomalie del caso:
1) il difetto di giurisdizione: perché la giurisdizione compete alla magistratura della Colombia e non dell'Ecuador, visto che il fatto è stato commesso interamente in Colombia, ci sono state in Colombia già delle sentenze di condanna e ci sono in Colombia tuttora delle indagini aperte;
2) il difetto di competenza della Procura: perché il PM designato per la pubblica accusa è fuori dalla normale organizzazione della Procura ed è stato designato ad hoc per questa indagine;
3) il difetto nel reato contestato: perché si sta cercando di applicare una figura di reato che non era vigente al momento del fatto, così violando il principio di non retroattività della legge penale, principio fondamentale del diritto penale;
4) il difetto nell'acquisizione della prova: perché le accuse del poliziotto Chicaiza contro Correa sono state raccolte a verbale mentre Chicaiza era detenuto senza che potesse essere arrestato nel modo in cui è stato arrestato, non essendoci più la flagranza del reato.
Insomma, un'enorme mole di nullità, violazioni delle regole e della legge, e del diritto nazionale ed internazionale, anomalie, patologie, nullità ed inutilizzabilità, sulle quali la giudice dovrà decidere alla prossima udienza, l'udienza di martedì prossimo, dove si spera ci sia una decisione definitiva che chiuda questo processo assurdo, illegale ed illegittimo.
Intanto, grazie anche alla missione degli "osservatori internazionali" di questo processo oggi si parla in tanti organi di informazione nel mondo. Abbiamo messo l'opinione pubblica internazionale in condizione di mobilitarsi.
Noi "osservatori internazionali" abbiamo diffuso un comunicato stampa di commento a ciò che è accaduto nell'udienza di venerdì e che vi allego sotto.



Studieremo se e come trasformarci da "missione di osservatori internazionali sul caso Ecuador" a "gruppo permanente di osservatori internazionali sul caso Ecuador", e magari sul caso America Latina tutta, visto che ci sono tante analogie fra il caso Correa e casi come quelli di Jorge Glas, dell'ex Presidente del Brasile Lula, dell'ex Presidente dell'Argentina Kirchner, ed altri ancora.
Intanto, abbiamo preso l'impegno di redigere un rapporto conclusivo di questa nostra missione in Ecuador svoltasi in questa settimana, e lo diffonderemo presto.
Quindi, il Diario dall'Ecuador per il momento termina qui, ma resteremo in contatto tramite queste pagine e io continuerò ad occuparmi, insieme agli altri "osservatori internazionali", del caso Ecuador.
Trovate allegati anche il Comunicato Stampa di sabato e la foto di un articolo di giornale sull'udienza di venerdì.


Tratto da
: facebook.com/antonio.ingroia

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