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bologna colordi Francesca Mondin
Oggi, in occasione nel giorno della memoria, il reato entra ufficialmente nel codice

2 agosto 1980. Ore 10.25 un gran boato travolge la stazione di Bologna. Un'esplosione tanto forte da investire il treno in sosta al primo binario e distruggere l’ala della sala d’aspetto, la pensilina e il parcheggio dei taxi. Ottantacinque le vite umane spezzate in un soffio, duecento le persone ferite. Un'altra tragica ferita segna l'Italia.
C'erano già state le stragi di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre '69), quella di Piazza della Loggia a Brescia e la strage dell'Italicus nella linea ferroviaria Firenze-Bologna rispettivamente 28 maggio e 4 agosto 1974. Qualche anno più in là ci sarà la strage del Rapido 904. Altre vite umane spazzate via, ancora “strategia della tensione”. E poi, come la storia insegna per molti fatti tragici italiani, ci furono depistaggi, inter giudiziari interminabili e mandanti invisibili, ancora senza volto dopo 36 anni.
Nel 2007 la Cassazione stabilì che a portare all'interno della stazione la valigia con l'esplosivo fu Luigi Ciavardini. Assieme a lui condannati definitivamente come esecutori materiali nel '95 Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, tutti ex terroristi neri dei Nar (nuclei armati rivoluzionari). Un inter giudiziario lungo e difficile che vide molte piste d'indagine aprirsi in uno scenario alquanto torpido. Tra le persone condannate, per aver depistato le indagini emerge il nome di Licio Gelli il fondatore della loggia massonica P2.

Un 2 agosto di speranza
Oggi però, a distanza di 36 anni, l'Italia può ricordare quella strage con la speranza che le cose possano cambiare. Finalmente dopo oltre “23 anni di attese” e ostacoli, la legge sul reato di depistaggio proprio oggi entra in vigore. "Più bello di così. Se avessimo cercato di farlo apposta non ci saremmo riusciti...una cosa eccezionale" ha detto Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime del 2 agosto e deputato Pd, nonché primo firmatario della legge, alla celebrazione del 36° anniversario a Palazzo d'Accursio nei giorni scorsi.
Una legge ottenuta con molta fatica attraverso un iter fatto di lunghe pause e attese. Basti pensare che come ha spiegato Bolognesi “Ci sono volute quattro legislature perché la legge fosse discussa”. Ben 3 anni sono passati da quando il deputato Pd presentò la proposta di legge. In questo arco di tempo più volte il presidente dell'Associazione delle vittime del 2 agosto 1980 e dell'Unione vittime per stragi ha dovuto denunciare il rallentamento dell'iter legislativo e chiedere al governo di mantenere le promesse fatte lanciando un appello a Renzi.
Un passo importantissimo che come Bolognesi ha detto il giorno dell'approvazione della legge (5 luglio) introduce “un sistema che taglia con il passato, guarda in faccia la propria storia e dice basta con l’impunità, le zone grigie del potere e il depistaggio per coprire, esecutori e mandanti politici”.
Sebbene il nuovo reato “non può portare a nulla - ha spiegato Bolognesi - sui fatti avvenuti 36 anni fa”. Può però perseguire in maniera pesante possibili “nuovi depistaggi” anche “sui fatti vecchi”.

bologna wall

Ancora promesse
Buone notizie sembrano arrivare anche per quanto riguarda altre promesse rimaste a lungo disattese: "Sul tema della legge 206, per i risarcimenti ai familiari, De Vincenti ci ha assicurato due settimane fa che la norma può essere messa in atto velocemente dalle amministrazioni mentre il resto della sua applicazione sarà assicurato nella Legge di stabilità. - Ha annunciato Bolognesi alla celebrazione del 36° anniversario - infine, sulla direttiva Renzi di desecretazione degli atti, dopo un avvio “rocambolesco” l’archivio di Stato dovrebbe avviare la digitalizzazione e noi familiari delle vittime abbiamo ottenuto di poter controllare quei documenti.” “Se questi impegni saranno confermati in aula di consiglio sarò contento" ha concluso il deputato del Pd.

Mandanti senza volto
Se da una parte questo 2 agosto ha più di una nota positiva non si può dimenticare che la strage di Bologna resta uno dei dei più grandi attentati della “strategia del terrore” che insanguinarono l'Italia rimasto, come tanti altri, per molti aspetti impuniti. Infatti se sono stati condannati alcuni neofascisti per l'esecuzione materiale, i mandanti restano tutt'ora senza volto e l'Associazione dei familiari delle vittime continua il suo lavoro per restituire verità e giustizia.
Lo scorso anno ha depositato un dossier basato su ricerche e analisi incrociata di migliaia di pagine di atti giudiziari di processi per fatti di strage e terrorismo dal 1974 ad oggi che potrebbe offrire nuove piste d'indagini sui mandanti. Ora nell'attesa che la procura di Bologna proceda con il dossier attenziona e monitora l’ultimo libro del magistrato Rosario Priore e dell’avvocato Valerio Cutonilli, dove viene riproposta così detta tesi della “pista palestinese, evocata da Cossiga, premier ai tempi dell’attentato. Ipotesi cestinata lo scorso anno con l'archiviazione definitiva delle indagini a carico degli ex terroristi rossi tedeschi, Thomas Kram e Margot Christha Frohlich.
Sul libro Bolognesi nei giorni scorsi ha detto: "C’è chi coglie l’occasione di questo 2 agosto per continuare a depistare" e ancora "Vediamo come si può gestire la cosa. Certo per me si tratta di bassa cucina depistante".

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