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camorra osistemadi Nicola Tranfaglia
Ora che la camorra è diventata una delle quattro associazioni mafiose più note in tutto il pianeta e compare quasi ogni giorno sulle prime pagine dei media italiani, europei e a volte perfino nelle due Americhe, qualche studioso finalmente pensa a chiedersi come è nata ed è cresciuta la mafia campana, quella che ha trovato nella provincia di Caserta i suoi esponenti più forti, personaggi come Nicola Cosentino che è diventato parlamentare e poi addirittura sottosegretario di Stato all'Economia e alle Finanze nel quarto governo Berlusconi prima di essere identificato come troppo vicino al clan camorristico Bidognetti e legato, da tempo, con affari milionari, ai clan vincenti di Casal di Principe.

Un'ascesa fulminante e poi un tramonto altrettanto fulmineo, anche se sarebbe imprudente definirlo definitivo o impossibile da rovesciarsi magari, dopo qualche tempo, in un possibile ritorno alla politica della destra italiana, dopo qualche anno, per cosi dire, di esilio carcerario.
Ma, se si legge un opuscolo che ha un lungo titolo come usava una volta Natura e origine della misteriosa setta della Camorra nelle sue diverse sezioni e Paranze. Linguaggio convenzionale, si comprende meglio quali sono state le origini di quella che oggi chiamano la terza mafia dopo Cosa Nostra e la 'Ndrangheta che sono rispettivamente la prima e la seconda, o almeno sono considerate tali nella nostra storia nazionale che fa molta fatica a considerare il fenomeno mafioso come una costante dopo la Rivoluzione Francese del percorso compiuto dagli abitanti della penisola.
I primi tre articoli delle leggi della Camorra, contenuto nel libretto di cui abbiamo dato notizia, fanno subito capire di che cosa si parla. L'articolo 1 dice:" Ogni individuo, di qualunque rango o posto che abbia occupato od occupi nella società il quale voglia far parte dell'Associazione dei Camorristi deve in pria dare una luminosa prova di arditezza e coraggio in quel ramo, sezione o Paranza alla quale vuole addirsi; poscia, se creduto meritevole dal Consiglio supremo o da un Consiglio di sezione che dovrà provocarne l'approvazione del Gran Capo, sarà sottoposto all'inviolabile giuramento, pena la vita di non rivelare con parole od atti, quei secreti che gli verranno comunicati, essendo il secreto il cardine principale dell'Associazione. " E il successivo art. 2 precisa che "non possono essere ammessi a far parte dell'Associazione coloro i quali appartennero o appartengono nel ramo della forza di polizia, sotto qualunque aspetto, sia pure proficuo al benessere dell'Associazione." E, quasi contraddicendosi (ma si tratta di una contraddizione solo apparente) l'articolo 3 rivela una pratica importante dell'associazione mafiosa, comune anche alle altre nate e cresciute nel nostro Paese e recita: "Può un adepto od altri appartenenti all'Associazione che sia di provata fedeltà e fina astuzia far parte del ramo e forza della polizia; anzi se fa d'uopo, l'Associazione deve, con tutti i mezzi che può disporre, cooperarne l'attuazione; onde essere a portata conoscere i mezzi che quella pone in opera a discapito di essa o dei singoli suoi individui.. Esso sarà strettamente sorvegliato ed un quotidiano rapporto dovrà farsi al Gran Capo sui più minimi particolari della vita pubblica e privata di costui."
E, letti questi tre articoli che danno il senso di una società segreta che teorizza dai primi articoli della sua legge la penetrazione nelle istituzioni, a cominciare dalla polizia(d'altra parte, nel libro di Marc Monnier sulla camorra che è stato scritto e pubblicato subito dopo l'Unità, si sottolinea più volte il fatto che la camorra nasce nelle carceri e nei bagni penali del regno), è il caso di dire subito dopo che oggi come accertò la Commissione Parlamentare sulla mafia già nella relazione Violante del 1993," si colloca da tempo sullo stesso piano di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta . Il numero degli affiliati è più o meno lo stesso: circa 6000 per tutte e tre le associazioni. E gli utili della camorra, sia pure in modo approssimativo come avviene per simili calcoli, si aggirano su 13 miliardi alla fine del primo decennio del ventunesimo secolo con una crescita sicura negli anni successivi. E, quanto ai beni sequestrati dagli affiliati, sempre qualche anno fa, si tratta di quasi tre milioni di euro all'anno.
Un processo come quello denominato Spartacus si svolse già nel 2008 e due anni dopo la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva tutte le condanne inflitte nel processo di Appello tra cui ben sedici ergastoli. 

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