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Fabio Repici: “E' stato provato il danno che provocò ad Ardita divulgando le calunnie nei suoi confronti verbalizzate da Amara”

La Corte d'Appello di Brescia ha confermato la condanna di primo grado a 1 anno e 3 mesi per l'ex consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, imputato per rivelazione del segreto d'ufficio in merito alla vicenda dei verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria.
Il verdetto ribadisce quello pronunciato dal Tribunale di Brescia il 20 giugno dell'anno scorso, compreso il risarcimento del danno quantificato in 20mila euro che l'imputato dovrà versare al magistrato, qui parte civile, Sebastiano Ardita. "E' una sentenza abbastanza prevedibile - commenta l'avvocato Fabio Repici, legale di quest'ultimo -. E' stato provato il danno che Davigo provocò ad Ardita divulgando le calunnie nei suoi confronti verbalizzate da Amara per screditarlo e finendo così per screditare il corretto funzionamento della magistratura". “In fondo l'imputato aveva anche confessato di aver commesso i reati per i quali oggi è stata confermata la condanna”, ha aggiunto Repici. Secondo il legale, con il giudizio di secondo grado "è stata anche confermato che Davigo ha agito al fine di screditare Ardita in un momento delicato della vita del Csm e in un momento in cui Ardita al Csm era un ostacolo da abbattere".


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Piercamillo Davigo insieme al suo legale, Davide Steccanella


L'avvocato di Davigo, Davide Steccanella, annuncia ricorso in Cassazione. Il 'Dottor Sottile', suo soprannome all'epoca di 'Mani Pulite' da chi gli riconosceva la finezza nei ragionamenti in punta di diritto, era accusato di rivelazione e utilizzazione di segreto delle dichiarazioni dell'avvocato Amara che il pm Paolo Storari riteneva non venissero approfondite dalla procura di Milano.
In base a questa convinzione, Storari contattò l'allora consigliere del Csm Davigo per denunciare l'inerzia dell'ufficio guidato all'epoca da Francesco Greco. I verbali erano stati secretati. Secondo l'accusa, Davigo consegnò a diverse persone, tra i quali ex consiglieri di palazzo dei Marescialli, copie degli interrogatori in cui Amara riferiva dell'esistenza di una presunta loggia massonica della quale avrebbero fatto parte importanti esponenti delle istituzioni, della finanza e delle forze dell'ordine. La magistratura non ha poi trovato riscontri sull'esistenza della Loggia. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il collegio presieduto da Roberto Spanò parlò di "modalità” quasi "carbonare" con cui i verbali segreti dell'avvocato Piero Amara sulla "loggia Ungheria" nel 2020 "sono usciti dal perimetro investigativo del pm milanese Paolo Storari (formato Word, chiavetta Usb, consegna nell'abitazione privata di Piercamillo Davigo), e che le precauzioni adottate dall'allora consigliere Csm ed ex pm di Mani pulite "in occasione del disvelamento ai consiglieri nel cortile del Csm lasciando prudenzialmente i telefonini negli uffici, appaiono sintomatiche dello smarrimento di una postura istituzionale". Per questa vicenda Storari è stato assolto in via definitiva.

Fonte: AGI

Foto © Imagoeconomica

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