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L’ex magistrato di Palermo intervistato da La Stampa critica il DDL del Guardasigilli

"Gli interventi del ministro Carlo Nordio rispondono a una logica di classe. La sua visione della società è talmente classista, che i reati dei colletti bianchi non sono considerati gravi; organizzare un rave party, invece, è gravissimo". Ad affermarlo è stato Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, oggi siede tra le fila M5S a Palazzo Madama, intervistato da La Stampa sulla riforma della Giustizia. Per l’ex magistrato, il disegno tratteggiato dal Governo di Giorgia Meloni in tema di giustizia va verso un doppio standard. Da un lato un uso spietato sui reati “da strada” e dall’altro, invece, inefficiente “per i reati dei colletti bianchi”. “Si muovono chirurgicamente, le norme sono tante, sparse, ma a vederle nel complesso, il senso generale è questo”, ha aggiunto il senatore.

Scarpinato è poi tornato sull’abolizione del reato di abuso d’ufficio, precisando che “dopo la riforma del 2020, era stato già riscritto e circoscritto, lasciando fuori dal perimetro le scelte discrezionali. A questo punto non c'era assolutamente quella paura della firma di cui parlano, appunto perché la paura della firma è legata alle scelte discrezionali. La verità è che, abolendo il reato di abuso d'ufficio, si liberalizzano alcune patologie del potere che hanno segnato negativamente la storia del Paese”. Il nuovo codice degli appalti ha esteso enormemente il potere discrezionale dei pubblici amministratori nell'affidamento degli appalti. “Ma pensiamo anche all'ambiente, a come può essere aggredito attraverso un uso discrezionale e incontrollato nel rilascio di concessioni edilizie, di sanatorie, di varianti al piano regolatore. E pensiamo poi come in questo Paese sia stata uccisa la meritocrazia attraverso il nepotismo nei concorsi pubblici”, ha continuato Scarpinato.

L’abuso di ufficio è lo strumento principale nella cassetta degli attrezzi di intrallazzoni, traffichini, lobbisti - ha detto il senatore -. Prepariamoci al grande ritorno del clientelismo, del nepotismo e del favoritismo. Guardi, potrei dire che impedire l'abuso di potere è un pilastro di uno Stato liberale. Non per nulla è un reato che è presente in quasi tutti i Paesi dell'Unione europea”.

Per l’ex magistrato il garantismo dietro cui si barrica la maggioranza “è finito come le statistiche che citano. Pur di azzoppare le intercettazioni, ad esempio, costringendo gli agenti di polizia a non verbalizzare i nomi dei cosiddetti terzi non indagati e a non lasciare alcuna traccia di conversazioni ritenute non rilevanti, in pratica stanno colpendo i diritti di difesa perché non c'è avvocato al mondo che possa riascoltare migliaia di intercettazioni; senza brogliacci de-scrittivi, si perderanno anche le intercettazioni che potrebbero favorire un indagato".

A Palermo, dove Scarpinato ha lasciato un segno indelebile da magistrato con le sue inchieste e sentenze, “abbiamo dimostrato che nel buco nero della corruzione e del clientelismo sono finiti milioni e milioni di euro, e miliardi delle vecchie lire”. E ancora: “Erano soldi che dovevano servire al riscatto del Meridione e sono scomparsi senza lasciare beneficio alcuno. Ma c'è una logica dietro tutto questo - ha detto a La Stampa -. Come dicevo, non considerano gravi i reati dei colletti bianchi. D'altra parte, il ministro Nordio è quello che diceva che i mafiosi non parlano al telefono. Lo stesso che ritiene le intercettazioni uno spreco di soldi e noi gli abbiamo dimostrato che grazie alle intercettazioni si fanno confische per un valore 20 volte superiore. Il personaggio, diciamo, non mi pare meritevole di considerazione quando esprime le sue valutazioni soggettive”.

Foto © Paolo Bassani

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