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Il senatore del M5S presenta interrogazione parlamentare al ministro Nordio

Davanti alla cancellazione dell'abuso d'ufficio "mi metto nei panni di tutte le future vittime di abusi di potere, tradite da uno Stato che lascia i cittadini indifesi dinanzi agli abusi di tanti piccoli e grandi Don Rodrigo che potranno spadroneggiare e prevaricare impunemente. Si va verso una riabilitazione di massa del peggio dei pubblici amministratori: messaggio devastante per il futuro”. A dirlo, in un’intervista a La Repubblica è il senatore del Movimento 5Stelle Roberto Scarpinato. L’ex procuratore generale di Palermo ha commentato l’esito della votazione in Commissione Giustizia al Senato del Ddl Nordio sul passaggio riguardante l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. A perdere, con l’eliminazione del reato, “è la credibilità di uno Stato che si autodelegittima normalizzando sia la strumentalizzazione clientelare e prevaricatrice del potere pubblico che il conflitto di interesse”, ha affermato Scarpinato. “Una deriva in totale controtendenza con gli orientamenti della Ue”. Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordio il reato di abuso di ufficio è un reato evanescente. Non secondo Scarpinato, che ha commentato come “evanescenti” le motivazioni del guardasigilli. “Evanescente la paura della firma - ha aggiunto - perché dal 2020 è stato abolito qualsiasi sindacato penale su tutta l’attività discrezionale dei pubblici amministratori. Evanescente è che l’elevato numero di archiviazioni dimostri l’inutilità del reato. Nel 2021 quelle per abuso d’ufficio hanno raggiunto l’85% perché con la riforma è diminuita l’area di applicazione e tantissimi fatti hanno cessato di essere reato”.

Illustrando un esempio concreto, un abuso che non potrà essere perseguito, per capire la gravità del taglio, Scarpinato ha riportato quello di “tutte le manipolazioni di concorsi pubblici grazie alle quali i vincitori sono selezionati non per merito ma per nepotismo e fedeltà. E ancora tutti i casi di favoritismo per ragioni clientelari destinati ad alimentare il voto di scambio”.

A detta di Scarpinato quello dell’abuso d’ufficio “non è affatto solo un reato spia come dimostrano le 3.600 condanne definitive inflitte”. E ha poi aggiunto. “L’omertà dei colletti bianchi sulla corruzione e sui loro affari sporchi è più granitica di quella dei mafiosi. L’unico tallone d’Achille sono le intercettazioni che non a caso sono divenute l’ossessione di questa maggioranza, perché consentono di accertare i reati e mettono a nudo un mondo politico divenuto in larga misura cinghia di trasmissione degli intessi dei comitati di affari”.

Il sacco edilizio di Palermo che arricchì la mafia e devastò la città fu realizzato proprio grazie alla consumazione seriale di abusi d’ufficio col rilascio di migliaia di licenze edilizie illegittime e di varianti ai piani regolatori. I procuratori di Palermo e Roma hanno evidenziato che la ‘mafiocorruzione’ resta costante”.

Il reato - ha detto ancora Scarpinato - non riguarda solo i sindaci ma tantissimi pubblici amministratori e incaricati di pubblici servizi. Poi, per i sindaci dopo la riforma del 2020 resta il reato quando viene violato l’obbligo di astenersi in presenza di un interesse personale. L’Anci si è dichiarata favorevole al mantenimento del reato in questa forma residuale”.

Questa destra - secondo Scarpinato - ha una vera idiosincrasia per tutte le forme di controllo: della magistratura, della Corte dei Conti, dell’Anac, della stampa indipendente”.


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Carlo Nordio

L’interrogazione di Scarpinato al ministro

Sempre Scarpinato ha avanzato richiesta di interrogazione parlamentare al ministro Nordio circa le “molteplici criticità insite nell’intervento normativo” del quale, “desta preoccupazione l’analisi nel complesso”.

“Analizzando gli emendamenti presentati al disegno di legge - scrive il senatore - ne esce un quadro allarmante”: “Divieto assoluto di intercettazioni tra indagato e difensore con relativa trasformazione del cellulare del difensore in una sorta di criptofonino; impossibilità di intercettazioni con lo strumento del trojan per i delitti contro la pubblica amministrazione; modifica in senso peggiorativo della “legge Severino” per quanto concerne gli amministratori locali al fine di sopprimere l'istituto della sospensione dalle cariche elettive in conseguenza di condanna non definitiva. Il combinato disposto di quanto previsto originariamente dal disegno di legge governativo, unitamente agli emendamenti presentati dalla maggioranza, rappresenta un indubbio passo indietro nella lotta al malaffare e, in generale, un’attenuazione al contrasto ai delitti contro la pubblica amministrazione; gli emendamenti presentati dal Gruppo del Movimento 5 Stelle sono, al contrario, volti a rendere maggiormente effettivo il contrasto al malaffare. La cronaca quotidiana, purtroppo (e solo quella), va nel verso auspicato dallo stesso Gruppo parlamentare: ripristino dell’abuso d’ufficio, rafforzamento del traffico di influenze, quest’ultimo indissolubilmente connesso ad una modifica della vetusta legge sul conflitto di interessi e ancor di più sulla sempre auspicata, ma mai attuata, legge recante la regolamentazione delle lobby. Il delitto di traffico di influenze è, infatti, strettamente connesso ad una definizione di ciò che sia lecito e ciò che, invece, ricade nell’illecito nell’ambito delle relazioni istituzionali. Il Paese è ormai pronto per regolamentare un settore che necessita di un rigido inquadramento giuridico affinché sia chiaro che cosa i portatori di interessi particolari possano e non possano fare”.

Con l’interrogazione si chiede di sapere: “se il Ministro in indirizzo intenda recedere dall’intento di abrogazione del delitto di abuso d’ufficio e del depotenziamento del delitto di traffico di influenze illecite, anche in ragione dei fatti di cronaca ultimamente emersi; se, a prescindere dai pareri contrari resi agli emendamenti presentati da esponenti della maggioranza, non sia intenzione di questo Governo alleggerire comunque il trattamento repressivo nei confronti di condotte così allarmanti quali i delitti contro la pubblica amministrazione; se reputi urgente ed opportuno addivenire ad un aggiornamento della normativa in materia di conflitto di interessi nonché alla regolamentazione di un settore così importante quale quello dei lobbisti, onde evitare commistioni tra la normale attività di portatore di interessi e il delitto di traffico di influenze illecite”.

Foto © Imagoeconomica

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