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guzman loera joaquinMessico
di Piero Innocenti

Sono stati diversi, anche nell’anno che volge al termine, i “luogotenenti” (e gregari) dei vari cartelli di narcos messicani arrestati o morti in conflitti a fuoco con la polizia. All’appello, all’inizio dell’anno, mancava la cattura dell’imprendibile Joacquin Guzman Loera, detto El Chapo (per la sua bassa statura), capo del poderoso cartello di Sinaloa. La sua latitanza è terminata l’8 gennaio dopo la rocambolesca evasione, l’11 luglio 2015, attraverso un tunnel scavato dall’esterno, dal carcere di massima sicurezza di Almoloya. El Chapo (nella foto), in realtà, era stato protagonista di altre spettacolari evasioni, a partire da quella, anni prima, dal carcere (sempre di massima sicurezza!) di Puente Grande (Jalisco) a bordo di un autocarro che trasportava biancheria in una lavanderia. Al termine di una lunga latitanza e di polemiche sulla presunte protezioni politiche di cui avrebbe goduto il capo dei narcotrafficanti, El Chapo era stato nuovamente catturato il 22 febbraio 2014, a Mazatlan, nell’albergo Miramar, con un’operazione esemplare condotta da un gruppo di marines della Marina Militare e con l’ausilio di personale della Dea. Ora che El Chapo è in attesa della estradizione richiesta dalle autorità americane, lo scenario criminale messicano, sempre più frazionato, è punteggiato da cartelli e gruppi minori in una contesa sempre più violenta per assumere la leadership nel contesto delle singole organizzazioni e per il controllo di rotte e mercati nel commercio delle droghe. Tutto esplode, poi, nello Stato di Sinaloa dove, va ricordato, sono nati i capi più importanti del narcotraffico messicano tra cui i fratelli Arellano Felix e i Beltran Leyva. Da Badiraguato, poi, provengono, oltre a El Chapo, Rafael Caro Quintero, Ernesto Fonseca Carrillo, Don Neto. Dunque, nei giorni scorsi, si sono registrati alcun scontri tra appartenenti al cartello di Sinaloa (capeggiato da El Mayo Zambada e da Ivan Archivaldo e Alfredo Guzman Salazar, figli di El Chapo ) e dal cartello dei Beltran Leyva (diretto da Fausto Isidro Meza Flores noto come El Chapito e da Alfredo Guzman Beltran noto come El Mochomito e figlio del più noto, sopraindicato, narcotrafficante Alfredo Guzman Salazar). Una situazione di conflittualità tra le due organizzazioni resa ancor più difficile dalla ricerca di uno “spazio” dirigenziale nel cartello di Sinaloa da parte di Damaso Lopez Serrano (El Mini Licenciado), figlio di Damaso Lopez Nunez (El Licenciado), luogotenente di El Chapo. Senza contare i contrasti del cartello di Sinaloa con quello di Jalisco Nueva Generation. E’ stato, infatti, un commando di quest’ultima organizzazione che, il 16 agosto scorso, a Puerto Vallarta, ha fatto irruzione in un ristorante sequestrando alcuni uomini tra cui Jesus Alfredo Guzman Salazar e Ivan Archivaldo Guzman, figli di El Chapo che verranno rilasciati alcuni giorni dopo grazie ad una trattativa conclusa personalmente da El Mayo Zambada. Una vicenda dai contorni ancora poco chiari che ha avuto uno strascico con l’omicidio, dieci giorni dopo, a Culiacan, di Edgar Geovany Parra Zambada, cugino di El Mayo, assassinato da un commando con 25 colpi di fucile. Già nel dicembre del 2015, El Mayo aveva perduto un altro parente ucciso in un agguato nella colonia Hidalgo di Culiacan.Gli ultimi colpi assestati dalle forze di sicurezza alle due organizzazioni risalgono a poco più di un mese fa con la cattura, il 12 settembre, a Hermosillo, di Clara Elena Laborin Archuleta (La Senora), moglie di Hector Beltran Leyva, ritenuta al vertice del cartello. Il giorno dopo, a Chetumal, con un forte spiegamento di forze di polizia e di militari, era stato catturato Dilver Fidel Soto Alvarenga (El Gordo), capo regionale del cartello di Sinaloa. Il territorio su cui il cartello di Sinaloa esercita ancora un controllo totale comprende La Angostura, Concordia, Cosalà, Elota, Escuinapa, Mazatlan, Mocorito, Rosario, Salvador, Alvarado,San Ignacio, Navolato e Culiacan. I Beltran controllano solo le zone di Guasave, El Fuerte, Choix e Ahome.
Con la c.o. italiana, in particolare con la ‘ndrangheta, i rapporti dei narcos messicani sono ottimi e ben saldi come ho avuto più volte occasione di ricordare facendo riferimento ad attività di polizia già concluse negli anni passati e ad altre in fase di sviluppo investigativo. Resta ancora da capire cosa ci facesse, in Brianza, alcuni mesi fa, Julio Cesar Felix Olivas (alias ABC), membro di spicco del cartello di Sinaloa ed arrestato all’aeroporto di Malpensa (maggio scorso) dalla polizia di frontiera mentre stava per imbarcarsi su di un volo diretto in Spagna. Il narcotrafficante, ricercato per traffico di droghe dai giudici del Texas, è stato estradato negli Usa il 28 luglio scorso.

Tratto da: narcomafie.it

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