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Il presidente francese all’Economist: “Ho un obiettivo strategico chiaro: la Russia non può vincere in Ucraina”

Torna alla ribalta l’ipotesi più apocalittica per il futuro della guerra in Ucraina, che vedrebbe in poco tempo l’Europa intera coinvolta in una guerra convenzionale contro la Russia. A metterla nuovamente in conto è sempre il presidente francese Emmanuel Macron che in un’intervista con l’Economist ha dichiarato di non escludere l’invio di truppe in Ucraina, nel caso in cui la Russia sfondi le linee di difesa ucraine e il governo di Kiev faccia una richiesta simile.
“Se i russi dovessero sfondare le linee di difesa, se ci fosse una richiesta ucraina, che al momento non c’è, dovremmo legittimamente porci questa domanda”, ha affermato il presidente francese, precisando che “escluderlo a priori significherebbe non imparare la lezione degli ultimi due anni", quando la Nato inizialmente non aveva contemplato l’ipotesi di non inviare carri armati e aerei a Kiev, prima di “cambiare finalmente idea”.
Il capo dell’Eliseo ha parlato di un obiettivo strategico chiaro e irrevocabile: “La Russia non può vincere in Ucraina… se Mosca vincesse in Ucraina, non ci sarebbe più sicurezza in Europa”. “Chi può con convinzione pretendere che la Russia si fermi lì? Quale sicurezza ci sarebbe per gli altri Paesi vicini, Moldavia, Romania, Polonia, Lituania e gli altri?”.
Secondo il presidente francese, in sostanza i leader europei sono “stati troppo esitanti nel formulare i limiti della nostra azione a qualcuno che non ne ha più e che è l’aggressore”.
Le più recenti affermazioni di Macron fanno eco alla sua proposta del 28 aprile, secondo cui le armi nucleari francesi dovrebbero essere parte integrante di un dibattito più ampio sulla difesa europea. Negli ultimi mesi, il presidente francese si è distinto per le sue ferme richieste di una maggiore integrazione e solidità nella difesa europea, oltre che per un ruolo più assertivo dell'Unione Europea sulla scena globale, avvertendo che senza ciò "l'Europa potrebbe soccombere". Macron ha sostenuto la necessità di una "difesa europea credibile" che vada oltre il ruolo della NATO, ipotizzando la possibilità di schierare sistemi anti-missile e dissuadere l'uso delle armi nucleari.
Immediata la reazione russa: il portavoce del presidente russo Dmitry Peskov ha definito le dichiarazioni del presidente francese “importanti” e “pericolose”, in quanto costituiscono “un'escalation diretta della tensione intorno al conflitto ucraino, che potrebbe potenzialmente rappresentare un pericolo per la sicurezza europea, per l'intera architettura di sicurezza europea”.
Ma cosa sta realmente cercando di dirci Macron? A tentare di rispondere a questa domanda ha contribuito il professore associato della Luiss, Alessandro Orsini, che sulle pagine di Sicurezza Internazionale sostiene come quello del leader dell’Eliseo sarebbe un invito a trovare una decisione comune per non farsi trovare impreparati dall’ipotesi che Putin marci verso Kiev per rovesciare Zelensky.
“Travolte le difese a Kharkiv, potrebbe puntare verso Kiev da due direzioni. 
Potrebbe sfondare nuovamente il fronte dalla Bielorussia, come fece nel febbraio 2022. In questo modo, piomberebbe su Kiev da due direzioni contemporaneamente, cioè, dalla direzione Karkhiv-Poltava e dalla Bielorussia. E allora Zelensky sarebbe spacciato”, scrive il direttore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale, descrivendo anche le possibili per l’Occidente implicazioni della presa di Odessa da parte russa.
“La presa di Odessa priverebbe l’Ucraina di ogni sbocco al mare rendendo ancora più frontale la competizione tra Russia e Nato in quel bacino. Nel Mar Nero affacciano molti Paesi della Nato: Turchia, Romania, Bulgaria, cui bisogna aggiungere la Georgia che ambisce a entrare nella Nato, di cui è un membro di fatto. Noi siamo abituati a pensare che Odessa sia dell’Ucraina e che, pertanto, Putin toglierebbe Odessa a Kiev. Non è così. Odessa è della Nato; Putin toglierebbe Odessa agli Stati Uniti, continua Orsini, segnalando come, in questo momento di crescente tensione, Crosetto e Tajani tentino di tranquillizzare l'opinione pubblica assicurando che non verranno inviati soldati italiani in Ucraina.
“La verità, dispiace dirlo - continua Orsini - è che Tajani e Crosetto non possono dare rassicurazioni giacché le decisioni per l’esercito italiano vengono prese direttamente da Biden. Se Biden deciderà che i soldati italiani dovranno entrare in Ucraina, Crosetto invierà i soldati italiani in Ucraina così come ha inviato i Samp-T e gli “Storm Shadow” dietro richiesta del capo della Casa Bianca. I soldati italiani si addestrano freneticamente per farsi trovare pronti in caso di bisogno”.
A questo proposito, il nuovo capo di Stato maggiore dell'esercito, Carmine Masiello, ha sottolineato la necessità di prepararsi per un possibile conflitto imminente, dichiarando che l'Italia deve colmare le sue lacune e adattarsi rapidamente, poiché l'incertezza regna sovrana.
“E bisogna sbrigarsi a farlo, perché non sappiamo cosa accadrà. Mentre politica e diplomazia fanno il loro lavoro, noi dobbiamo impegnarci a farci trovare pronti, sperando di non dover mai entrare in azione”, ha scritto Masiello, citato dal Corriere della Sera, segnalando che per preparare le forze armate servono almeno 10.000 soldati in più, ai quali “bisogna inevitabilmente affiancare riserve che consentano di aumentare gli organici all'esigenza”.
Non si esclude nulla dunque, a differenza di quanto affermano Tajani e Crosetto, che vogliono far credere di prendere decisioni che la Casa Bianca prenderà per loro.
“Il caso dell’invio degli “Storm Shadow” dimostra che Crosetto e Tajani non sono in grado di mantenere fede agli impegni presi con gli italiani. Avevano giurato che mai avrebbero dato a Zelensky quel tipo di missile”, ha concluso Orsini.

Foto © Imagoeconomica

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