di Saverio Lodato - 6 marzo 2013
Il Pd si è dato una linea. E se l’è data all’unanimità. L’ha articolata in otto punti. Ha confermato Bersani come suo segretario. Ha chiuso definitivamente all’ipotesi di un accordo con Berlusconi. Il Pd si rivolge ora al capo dello Stato parlando – per la prima volta dopo tanti mesi – una sola lingua. Ha fatto la sua parte. Adesso sarà il capo dello Stato, nell’immediato, a dover trarre le sue conclusioni. E dovrà trarle – la sottolineatura è quasi ovvia – dopo aver preso atto che gli otto punti non vengono da questo o quel dirigente del Pd, ma dal Pd nel suo insieme. Poi, deciderà rispettando il dettato costituzionale (sottolineatura altrettanto ovvia).
Da sponde diverse, anche il Pdl e il Movimento 5 Stelle dovranno entrare nel merito. Ma analogamente, un attimo dopo, anche su Pdl e 5 Stelle incomberà l’onere di una sintesi programmatica.
E’ un contributo parziale (parziale nel senso che riguarda solo una delle parti in causa) al superamento della babele mediatica su quanto sta accadendo nel nostro Paese.
Restano due dati di fatto: il Pd non si è spaccato, Bersani non è stato disarcionato. Sino a ieri niente di tutto questo era scontato. Altrettanto ovviamente saranno gli italiani – in ultima istanza – a esprimere il loro verdetto definitivo.
Tratto da: rivoluzionecivile.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.