Lettera aperta ai presidenti di Lega Calcio, Figc e Coni
di Giorgio Bongiovanni - 22 giugno 2013
Le ultime intercettazioni che ancora una volta coinvolgono l’ex capitano del Palermo e Mauro Lauricella, figlio del boss della Kalsa detto “’u Scintilluni”, sono una ulteriore prova del gravissimo connubio esistente tra calcio e mafia. Questa volta la Procura di Palermo interrogherà il calciatore rosanero in merito ad alcune espressioni intercettate mentre i due amici si trovavano in macchina per le strade di Palermo. “Quel fango di Falcone”, canticchiavano Miccoli e Lauricella junior a bordo del Suv, o anche “Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone” a un amico con il quale si davano appuntamento.
Alla luce di tutto ciò dovrebbe essere aperta un’azione disciplinare nei confronti di chi ha macchiato l’immagine dei nostri eroi caduti, che hanno dato la vita affinchè le future generazioni possano vivere, un giorno, in un Paese onesto. Fabrizio Miccoli, che in passato dedicava i suoi goal proprio a Falcone e Borsellino (ma che, fortunatamente, non si è mai affermato in Nazionale) non è certo un modello positivo per i giovani sportivi.
La nostra speranza è che non prendano esempio da un personaggio che ci permettiamo di appellare con la stessa espressione che ha indegnamente attribuito a Giovanni Falcone. Per questo chiediamo ai presidenti della Lega Calcio, della Fgic e del Coni, rispettivamente Maurizio Beretta, Giancarlo Abete e Giovanni Malagò, di prendere provvedimenti seri nei confronti di Miccoli. L'ex capitano del Palermo andrebbe squalificato a vita, radiato da qualsiasi campionato di qualsiasi categoria. Le affermazioni di Miccoli sono gravissime tanto quanto, se non peggio, un atto violento compiuto durante una partita o un illecito sportivo. Il messaggio che filtra tramite le sue parole è un insulto alla giustizia e alla vita di chi ha sacrificato se stesso nella lotta alla mafia. Lo sport è impegno, passione e sacrificio, attraverso il quale vengono appresi il rispetto delle regole, il coraggio, la sana competizione. Non è dunque eticamente possibile che l’ex capitano rosanero, al centro di un’inchiesta nel quale i pm di Palermo lo accusano di estorsione, sia uno dei simboli sportivi del nostro Paese. Sarebbe un’offesa ai nostri martiri, tra cui vi è sicuramente il giudice Falcone, e a tutta la società civile. Miccoli chieda scusa ai tifosi e a tutta l’Italia e si penta sinceramente se davvero desidera proseguire la sua carriera calcistica.
In foto: l'ex capitano del Palermo Fabrizio Miccoli e Mauro Lauricella, figlio del boss Antonio Lauricella
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