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Vi è un sesto sicario latitante che sarebbe stato identificato. Il cartello di Medellín ed il Primo Comando Capitale sarebbero coinvolti  nelle minacce. I sicari non sapevano che fosse un procuratore; pensavano si trattasse di un imprenditore

Uno dei sicari detenuti in Colombia ha sfacciatamente raddoppiato la sua scommessa mafiosa (forse sapendosi impunito e protetto dai mandanti dell'assassinio del procuratore Marcelo Pecci) con una esplicita minaccia di morte diretta al giudice ed al procuratore che stanno portando avanti le indagini sul caso Pecci. Si è verificato durante l'udienza tenutasi questo lunedì in una sede statale della città di Cartagena. La notizia è stata data al giornalismo locale ed internazionale dal presidente dell'ente di controllo della Sezione Giuridica di Cartagena, Erik Urueta, in questi termini: "La minaccia fatta da uno dei processati al giudice e al procuratore in piena udienza, è stata che ovunque si fossero nascosti li avrebbero trovati ed ammazzati, in qualsiasi parte del mondo". Dopo questo fatto, ha spiegato Urueta, hanno chiesto la scorta e ha aggiunto: "Qui è dove si vede la portata della questione, perché un delinquente ha osato minacciare il giudice".

Altra novità riguardante il caso è l'esistenza di un altro soggetto coinvolto, il sesto del gruppo - di cinque persone - che è già a disposizione della giustizia perché completamente identificato, ma latitante. Si tratterebbe di un cittadino venezuelano che avrebbe guidato la moto acquatica sulla quale si trovava il sicario che ha aperto il fuoco contro Pecci sulla spiaggia. E ciò che è stato determinante è che, a giudicare dagli ultimi scritti, uno dei detenuti avrebbe ammesso di essere stato contattato dal gruppo criminale brasiliano (operante in Paraguay) Primo Comando Capitale per uccidere Pecci, in stretto contatto con il cartello di Medellín.

Nel corso dell'udienza del giorno veniva deciso inoltre che dovevano essere adottate misure di sicurezza nei confronti dei cinque detenuti mentre vanno avanti le udienze del processo. Il passaggio precedente, in accordo con le norme colombiane, è autorizzare legalmente il procedimento di cattura di ognuno dei coinvolti.

Raggiunta questa tappa si inizierebbe il giro di udienze di un processo in cui gli elementi probatori sarebbero di importanza fondamentale e dovrebbero essere funzionali per i risultati ottenuti in seguito alle indagini iniziate sin dal momento stesso dei fatti.

In questo contesto il lavoro congiunto dei poliziotti colombiani e paraguaiani, con l'appoggio personale degli Stati Uniti, ha fatto sì che siano venute a dipanarsi le sequenze dell'attentato e la sua preparazione che ha richiesto circa 20 giorni. A sorpresa una spia ha permesso la individuazione dell'identità dei coinvolti e del luogo dove si incontravano, informazioni che hanno permesso la realizzazione dell'operazione, durante la quale si è scoperto che i sicari, o per meglio dire, il gruppo criminale  che ha effettuato l'attentato, era stato pagato con la enorme somma di 120.000 dollari provenienti da circoli di potere di alto rango. È per questo che in questa direzione stanno lavorando la polizia della Colombia e quella del Paraguay e del Brasile.

In base alle ultime informazioni il cartello di Medellín, insieme ad altre strutture di potere mafioso del Brasile, si presume del Primo Comando Capitale, sono risultati la parte più attiva nel pianificare e nell'eseguire l'attentato contro il procuratore Marcelo Pecci, che nonostante avesse la sua base in Paraguay, stava intralciando gli interessi dei gruppi narcos, operativi nel suo territorio ed in Colombia, poiché hanno in comune una attività: l'invio di grandi quantità di cocaína verso l'Europa e l'Asia.

Notizie dell'ultima ora fanno riferimento al fatto che uno dei contraenti del sicariato sarebbe il gruppo Primo Comando Capitale (PCC) e che tutti i sicari operativi non sapevano che la vittima era un procuratore bensì sapevano che si trattava di un imprenditore con il quale si dovevano sistemare dei conti. È anche emerso che la decisione di concretizzare il delitto sarebbe stata presa in una struttura carceraria negli Stati Uniti.

A questo punto degli avvenimenti risulta definitivamente dimostrata la pianificazione nazionale del delitto sin dalle sue tappe iniziali, ed è ciò che ci permette di ratificare, una volta ancora, in che modo operano le organizzazioni mafiose che si legano al narcotraffico, attività che rimane leader nelle strutture di potere al margine della legge.

Ovviamente Pecci aveva sferrato dei duri colpi al narcotraffico in Paraguay e questi hanno rappresentato un ostacolo alle attività del cartello di Medellìn, sempre in stretto legame con il Primo Comando Capitale brasiliano. La miglior maniera di mettere fine alle azioni di Pecci è stata quella, di fatto, di insinuare, pianificare e finalmente eseguire il loro progetto di toglierlo di mezzo procurandone la morte.

Ma il fatto più grave, riguardo l'assassinio, è che gli autori ideologici continuano a vivere tranquilli, godendo della loro clandestinità ed impunità, anche se non si esclude che nelle prossime ore potrebbero esservi delle novità.

Infine, anche se è poca cosa, i dispacci internazionali hanno dato notizia che la Procura colombiana sta indagando sul legame del cartello Medellín con un criminale soprannominato "Falcón" o "Andrea", di nome Juan José Valencia, che risulta segnalato dalle autorità come membro finanziario del Clan del Golfo, oltre ad essere oggetto di richiesta di estradizione dagli Stati Uniti, il cartello di Medellín riceveva ordini diretti da "Falcón".

A tutto questo si aggiunge che le autorità di polizia del Paraguay stavano indagando sulla presunta partecipazione nel fatto di Kassem Hijazi, un noto narcotrafficante libanese dedito ad affari illeciti all'interno dei limiti frontalieri del territorio guaraní.

Ogni giorno che passa ci dà la possibilità di scoprire sfaccettature sorprendenti dell'assassinio Pecci. In parallelo, la giustizia colombiana sta lavorando con i detenuti e come frutto di questa attività emergeranno sicuramente novità circa l'operazione criminale in sé.

Ciò che fino a questo momento è un vero enigma è l'identità di coloro che ordinarono il delitto ai sicari e degli altri cartelli della cocaína coinvolti nella azione tesa a mettere fine ai giorni di Pecci. Tutti gli investigatori, sia della Colombia che del Paraguay e degli Stati Uniti, convergono chiaramente sul fatto che gli autori intellettuali, senza alcun dubbio, sono persone di potere criminale e chissà anche istituzionale, fatto che, se fosse confermato, sarebbe uno degli aspetti più gravi di questo crimine internazionale.

Foto di copertina: hoy.com.py

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