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24 febbraio 2012
Palermo. Testimone 'eccellentè oggi a Palermo al processo a carico del generale Mario Mori e del colonnello Mauro Obinu, imputati per favoreggiamento aggravato per la mancata cattura del boss Bernardo Provenzano nell'ottobre del '95. Sul banco dei testimoni siederà l'ex presidente del Senato ed ex ministro dell'Interno Nicola Mancino, al Viminale dal 28 giugno del '92 al '94, periodo cruciale, per i magistrati, della cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. Se il pentito di mafia Giovanni Brusca ha indicato Mancino come «terminale finale» del papello, cioè l'elenco con le richieste che Totò Riina avrebbe fatto allo Stato in cambio della fine della strategia stragista, Mancino ha sempre negato l'esistenza di una trattativa. Nel dicembre scorso l'ex ministro è stato interrogato dai pm di Palermo sulla sua nomina al Viminale. È stato il suo predecessore al ministero dell'Interno, Vincenzo Scotti, a raccontare ai magistrati che la decisione di togliere, nel giugno del 1992 - cioè appena un mese dopo la strage di Capaci - a Scotti l'incarico di ministro dell'Interno e di assegnarne la guida a Mancino sarebbe stata, «improvvisa». Ma Mancino ha spiegato ai pm di non sapere il perchè venne scelto alla guida del Viminale. Sulla vicenda sono stati depositati anche gli interrogatori degli ex segretari della Dc Ciriaco De Mita e Arnaldo Forlani. De Mita ha parlato di «un normale avvicendamento».

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