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L'escalation del conflitto tra Iran e Israele avvenuta questo fine settimana costringerà i commercianti di petrolio ad aumentare la prezzo per il rischio geopolitico che devono applicare al mercato, riporta il sito Bloomberg.
L'attacco massiccio con droni e missili, lanciato nella notte di sabato come rappresaglia al bombardamento mortale contro il consolato iraniano a Damasco (Siria) il 1 aprile, segna una netta escalation delle ostilità tra i due paesi che potrebbe sfociare in un conflitto diretto. Sebbene Teheran abbia dichiarato conclusa la sua azione, Tel Aviv si è riservata il diritto di rispondere.
Giovanni Staunovo, analista presso UBS Group AG, ha commentato che "i prezzi del petrolio potrebbero saltare" lunedì all'apertura dei mercati, e ritiene che la tendenza al rialzo dipenderà dalle risposte di Israele.
Le premonizioni di un attacco diretto dell'Iran si erano già parzialmente riflesse nei prezzi: il Brent, il petrolio di riferimento in Europa, ha superato i 90 dollari al barile dopo il bombardamento israeliano contro il consolato iraniano.
Dopo l'attacco della Repubblica Islamica, l'attenzione dei commercianti si concentrerà sullo stretto di Ormuz, controllato dall'Iran e attraverso il quale transita il 20% del petrolio mondiale. "La tensione per le possibili interruzioni potrebbe aumentare il premio di rischio del petrolio, con la possibilità di rialzi in caso di attacchi ai petrolieri", segnala Bloomberg.


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