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Il Gup del Tribunale di Palermo, Lirio Conti, ha condannato oggi nove appartenenti alla cosca mafiosa di Carini. Le pene sono molto elevate e comprese fra tre e poco meno di 18 anni: la più alta (17 anni e 9 mesi) è toccata ad Antonino Di Maggio, capo della famiglia di Torretta (Palermo), centro che sorge poco distante da Carini e da cui, negli anni '80, prendendo il volo diretto Palermo-New York, allora esistente, partivano le casalinghe con le panciere piene di droga, raffinata negli stabilimenti siciliani e destinata ai mafiosi emigrati negli Stati Uniti, per la vendita all'ingrosso e al dettaglio sul mercato di Oltreoceano. Le richieste dei pm della Dda di Palermo, Amelia Luise e Daniele Sansone, erano state pesanti e non sono state accolte solo per i tre assolti (su dodici imputati), fra i quali c'è Sandro Lo Piccolo, boss e figlio del boss di Tommaso Natale.
Scagionati pure Paolo La Manna e Giuseppe Di Stefano. Condannati anche Vincenzo Passafiume (14 anni), a Salvatore Amato (10 anni e 3 mesi) e poi 8 anni ciascuno a Giuseppe Daricca e Alessandro Bono, 6 a Antonio Vaccarella, 4 anni e 4 mesi a Fabio Daricca, 3 a Salvatore Lo Bianco e Giuseppe Patti.
Secondo l'accusa Di Maggio era l'uomo di vertice, anche se di mestiere ufficiale faceva il fornaio. Alessandro Bono, insospettabile titolare di un'agenzia di pompe funebri di Carini, era il soggetto che gestiva un traffico internazionale di stupefacenti con i narcos colombiani.
Secondo quanto emerso dalle indagini il clan progettava di fare arrivare un veliero carico di cocaina sulle coste siciliane.

Foto © Imagoeconomica

 

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