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di AMDuemila
La vicepresidente di Regione Elly Shlein: "Episodio gravissimo"

"Sono in una situazione come un prigioniero. Mi dà quel tanto che basta per sopravvivere e io non posso fare altro che continuare a lavorare per lui, perché non posso trovare lavoro direttamente da italiani. Continuo a lavorare nella speranza che, il prima possibile, mi dia altri soldi da mandare in Pakistan". E' questo il racconto di una delle vittime del gruppo accusato di intermediazione illegale di manodopera e sfruttamento del lavoro, che ha visto ieri la squadra mobile eseguire un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di quattro pachistani.
L'operazione anti-caporalato ha ricostruito come gli indagati reclutassero richiedenti asilo, per farli lavorare nelle campagne romagnole a 50 euro al mese per oltre 80 ore settimanali, alloggiati in casolari degradati.
"Se io potessi - ha detto il lavoratore agli inquirenti - me ne andrei subito" ma, riferendosi ad uno dei 'caporali' "mi farebbe terra bruciata intorno, non lavorerei più. Non ho alternative. Se lui sapesse che io ho detto la verità sarei in pericolo e lo sarebbe anche la mia famiglia in Pakistan". Nelle 64 pagine di ordinanza, oltre alle minacce e alle intimidazioni subite dalle vittime, emergono anche le intercettazioni tra gli indagati che organizzavano l'attività in nero. "E' difficile lavorare in regola, altrimenti non guadagniamo", diceva uno degli arrestati. "Tutti i documenti li diamo a loro e a noi non rimane niente", rispondeva un altro: intendeva, annotano gli investigatori, che se avesse dato i documenti degli operai a un'azienda per un contratto, poi questi operai sarebbero stati assunti direttamente da un'azienda e a loro non sarebbe rimasto nulla.
"Un episodio gravissimo e inaccettabile, ancor più in un momento di emergenza come questo, che conferma la necessità di tenere alta la guardia, anche in Emilia-Romagna, contro il lavoro nero, lo sfruttamento di manodopera e in difesa delle persone più fragili" è stato lo sdegno della vicepresidente della regione Elly Schlein e dell’assessore al Lavoro, Vincenzo Colla.
"Anche nella nostra regione, dove da sempre esiste una cultura di tutela del lavoro, persone prive di scrupoli non si fermano neppure in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo e continuano a praticare il caporalato e lo sfruttamento dei più deboli. Da tempo l’Emilia-Romagna è in campo per contrastare gli episodi di grave sfruttamento lavorativo, spesso messo in atto nei confronti dei migranti. Sono, questi, gli invisibili che rappresentano l’anello ultimo e più debole della catena. Per questo è necessario intercettarli e seguirli attraverso la rete dei servizi sociali con l’aiuto delle rappresentanze imprenditoriali e delle organizzazioni sindacali".
Sulla questione caporalato è intervenuta anche la ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova.
"Sono 600 mila i lavoratori irregolari che vivono in insediamenti informali, sottopagati che già lavorano in Italia alla mercé di quella criminalità che chiamiamo caporalato e che per me significa mafia", ha detto la ministra, ex sindacalista. "Senza furori ideologici o ipocrisie o è lo Stato a farsi carico della vita di queste persone o è la criminalità organizzata a sfruttarla". "Il governo - ha spiegato Bellanova - ha già adottato misure di potenziamento delle azioni di tutela della salute dei cittadini migranti residenti negli insediamenti irregolari, al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19 in tali contesti particolarmente a rischio, ma non è sufficiente". "Al tempo stesso - ha aggiunto la ministra al Senato - so bene come questa crisi provocherà e lo sta già facendo, l'uscita dal mondo del lavoro di molte persone, come ad esempio gli stagionali del turismo e della ristorazione, come tanti precari di altri settori. Per questo ho rimarcato l'indispensabilità di intraprendere percorsi strutturali, più coraggiosi e incisivi". Questo perché, ha puntualizzato la ministra, "dobbiamo dare risposte a una platea così ampia e complessa e non è più possibile tollerare in questo Paese la piaga del lavoro nero".

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