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di Giuseppe Legato
Parole dure ma dritte al bersaglio. Le ha usate il Procuratore Generale di Torino Francesco Saluzzo in una lunga lettera sottoscritta insieme ad altri 5 magistrati (Oliviero Drigani Iside Russo, Margherita Cassano, Antonio Mura e Roberto Alfonso) e indirizzata a Magistratura Indipendente, a poche settimane dall’inchiesta della procura di Perugia e dalle successive - roventi - polemiche che hanno investito il Csm. Cene con politici, tentativi di indirizzare le nomine di alcune delle più importanti procure italiane e intercettazioni "scomode" a sigillo delle presunte trattative.
Punto primo: "La magistratura tutta deve ribellarsi ad ogni logica di interesse e riappropriarsi della riflessione su grandi temi ideali che sono patrimonio culturale di ognuno di noi. Magistratura Indipendente e tutta l’Associazione nazionale devono rendersi interpreti dell’esigenza di garantire la libertà di giudizio del magistrato, di preservarlo da ogni influenza interna o esterna, di promuovere la sua adeguatezza professionale". Secondo: "È inaccettabile che coloro che rivestono cariche istituzionali intrattengano interlocuzioni improprie, al di fuori delle dinamiche previste dall’ordinamento, per orientare deliberazioni che hanno una sede costituzionalmente definita e trovano la loro naturale regolamentazione nella normativa primaria e secondaria.
Questo non significa - aggiunge Saluzzo - "predicare una separatezza del mondo giudiziario dalla società civile, posto che la Costituzione saggiamente prevede, oltre a tutti gli spazi di confronto di idee, la presenza di membri designati dal Parlamento quale momento di raccordo e di concorso nelle decisioni del Csm". Quanto ipotizzato in quest’ultimo mese attraverso i resoconti dell’inchiesta e cioè "l’alterazione delle procedure previste dall’ordinamento produce un risultato gravemente negativo su due versanti: mina la credibilità delle istituzioni nel loro complesso, la fiducia del cittadino verso la giurisdizione, l’indipendenza e l’imparzialità di questa; nel contempo, provoca la disaffezione del magistrato dal proprio organo di governo autonomo".
Saluzzo auspica insieme ai colleghi firmatari "l’immediata convocazione di un congresso straordinario di Magistratura Indipendente», perché «per prima inverta la rotta", e "un congresso nazionale straordinario» della Associazione Nazionale Magistrati". Perché - dicono - "esiste una questione morale e culturale su cui tutta la magistratura deve interrogarsi". "Ferme dunque le innegabili responsabilità individuali", per il procuratore generale di Torino esiste anche "una questione di sistema cui nessun gruppo associativo può pretendere di essere estraneo". Vi è infine la necessità di "recuperare immediatamente la più rigorosa etica nell’esercizio delle funzioni" a cui "deve accompagnarsi il ripensamento del sistema elettorale, che resta scelta propria del legislatore".
Tra le altre richieste, "l’attuazione dello statuto del Gruppo, che prevede l’incompatibilità con l’appartenenza a MI sia dell’iscrizione a partiti politici sia della partecipazione a competizioni elettorali politiche locali, nazionali ed europee". Saluzzo chiede anche "l’immediato avvicendamento nelle cariche statutarie", il "ripensamento del sistema di espressione delle candidature per il Csm", l’introduzione nello statuto di Magistratura Indipendente "del divieto per i membri del C.d.c. di candidarsi immediatamente al Csm".

La Stampa

Foto © Imagoeconomica

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