Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

quirinale-webdi Gianni Barbacetto - 24 luglio 2014
Napolitano teme che il palazzo di giustizia di Palermo sia guidato da Lo Forte e Scarpinato: intima di rinviare la scelta dei vertici a dopo l’elezione del nuovo consiglio
No a un Consiglio superiore della magistratura “sotto tutela”, a un Csm “dimezzato” ed “eterodiretto”. Si moltiplicano le proteste, dentro lo stesso Consiglio, per l’intervento del Quirinale che tenta di bloccare la nomina del nuovo procuratore di Palermo. Il 1 agosto finirà il mandato di Francesco Messineo. La commissione del Csm che si occupa degli incarichi direttivi ha già votato, indicando tre nomi di possibili successori da sottoporre al plenum: Guido Lo Forte, ex aggiunto a Palermo e oggi procuratore a Messina (tre voti), e (con un voto a testa) Sergio Lari, anch’egli ex aggiunto a Palermo poi andato a dirigere la procura di Caltanissetta, e Francesco Lo Voi, rappresentante italiano a Eurojust nominato dal ministro Angelino Alfano durante l’ultimo governo Berlusconi. Il primo è sostenuto da Unicost, il secondo da Area (Magistratura democratica più Movimento per la giustizia), il terzo da Magistratura indipendente.
Con gli equilibri del Csm attuale, è molto probabile che vinca Lo Forte, magari di misura. Se andasse così, i vertici inquirenti del palazzo di giustizia palermitano sarebbero rappresentati da Roberto Scarpinato, procuratore generale, e Lo Forte, procuratore della Repubblica: entrambi magistrati che hanno collaborato con Gian Carlo Caselli negli anni in cui guidava la procura di Palermo, entrambi rappresentanti dell’accusa nel processo contro Giulio Andreotti. Se questo è il passato, Palermo resta una procura delicatissima anche per il presente: sede di indagini e processi come quello sulla trattativa Stato-mafia. Ma ecco lo stop del Quirinale. Dal colle più alto arriva una nuova lettera al Csm, dopo quella “non ostensibile” che ha fatto modificare le conclusioni di due commissioni del Consiglio a favore del procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati. Firmata dal segretario generale della presidenza della Repubblica Donato Marra e arrivata al vicepresidente del Csm Michele Vietti, la lettera chiede di fatto di bloccare la nomina del nuovo procuratore di Palermo, da lasciare al prossimo Consiglio che si insedierà quando il Parlamento sarà riuscito a eleggere gli otto consiglieri laici (cioè non magistrati). Intanto si parla di prorogare fino a settembre – mai successo prima – l’attuale Consiglio, che non sarebbe legittimato a scegliere il procuratore di Palermo, ma che proprio oggi “processerà” disciplinarmente Antonio Esposito, il giudice della condanna in Cassazione a Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, malgrado la ricusazione avanzata dal giudice. La lettera del Quirinale dice che “nell’approssimarsi della scadenza della consiliatura appare necessario che si coprano in via prioritaria i posti direttivi vacanti da più lungo tempo. Il rispetto di un ordine cronologico nelle procedure di nomina, pur non imposto sinora dalla legge né seguito dalla prassi, è consigliato inoltre dall'opportunità di evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”. Per gli uffici direttivi, prosegue la lettera del Quirinale, “risultano ancora aperte 38 procedure di copertura, di cui 26 attinenti a vacanze risalenti nel tempo”. Segue elenco. Seguono anche le reazioni di chi non accetta il diktat presidenziale. “Non ricordo che sia mai stato seguito l’ordine cronologico”, dichiara Fabio Roia, leader storico di Unicost, ex membro del Csm e oggi presidente di sezione del Tribunale di Milano. “Nella mia esperienza, si è sempre data la precedenza alle nomine per gli uffici direttivi che hanno più rilevanza per dimensione e per delicatezza strategica”. Mariano Sciacca (Unicost) ha sostenuto ieri durante la seduta del Csm che è dovuto un “assoluto rispetto per il presidente della Repubblica, ma questo Consiglio ha il potere e il dovere, fin quando è in sella, di trattare altre pratiche su situazioni particolari. La procura di Palermo è un ufficio delicatissimo, che ha avuto grosse criticità e ha diritto ad avere il suo procuratore capo”. Antonello Racanelli (Magistratura indipendente) ha affermato che “si dimostra, ancora una volta, che siamo un Csm sotto tutela: nessuno ha indicato i posti ancora vacanti quando votammo i capi delle procure di Firenze, Torino e Bari”. Paolo Corder (indipendente) propone: “Seguiamo le indicazioni della lettera del Colle, copriamo tutti i posti vacanti: anche Palermo. Rifiuto l’idea che questo sia un Consiglio dimezzato perché sta finendo il suo mandato”. Pina Casella (Unicost) propone di lavorare anche ad agosto per completare le nomine. E Giovanna Di Rosa (sempre Unicost) accusa Vietti di aver “gettato discredito sull’operato della commissione incarichi direttivi”. Da fuori del Csm, l’ex procuratore nazionale antimafia aggiunto Vincenzo Macrì, oggi procuratore generale di Ancona, sostiene che “si ha l’impressione che il Csm in questi anni sia stato eterodiretto, e che spesso molte decisioni siano state prese sulla base di scelte (o quantomeno condizionamenti) esterni”.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 24 luglio 2014

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos