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suprema corte di cassazione14 marzo 2014
Roma. I giornalisti, se commettono reato di diffamazione, non devono essere condannati al carcere, se non in presenza di «circostanze eccezionali», altrimenti non viene loro assicurato il ruolo di «cane da guardia». Lo sottolinea la Cassazione, citando un orientamento espresso dalla Corte dei Diritti Umani. La Suprema Corte ricorda che i giudici dei Diritti Umani esigono «la ricorrenza di circostanze eccezionali per l’irrogazione, in caso di diffamazione», della condanna al carcere «sia pure condizionalmente sospesa». Con questo verdetto la Cassazione ha annullato con rinvio alla Corte di Appello di Brescia, solo per il trattamento sanzionatorio, la condanna al carcere (la cui entità non è specificata) nei confronti del direttore e di un giornalista de La Voce di Romagna.

Tratto da: La Repubblica del 14 marzo 2014

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