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La richiesta dei tre ex ufficiali in corte d'assise ruota attorno al rischio per l'incolumità pubblica.
5 marzo 2014
Palermo. Gli ex ufficiali dell'Arma Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno hanno depositato nella cancelleria della Corte d'Assise di Palermo un'istanza di rimessione del processo sulla trattativa Stato-mafia in cui si chiede il trasferimento in altre sede del dibattimento come prevede l'articolo 45 del codice di procedura penale, che disciplina il "legittimo sospetto".

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L'istanza si può presentare in ogni stato e grado del processo. Ad esaminarla sarà la Cassazione a cui la corte d'assise la girerà. Il processo può continuare salvo che i giudici di primo grado o quelli della Suprema corte decidano di sospenderlo. La rimessione può essere chiesta quando ci siano "gravi situazioni locali tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabili o che possono pregiudicare la libera determinazione di chi partecipa al processo ovvero la sicurezza e l'incolumità pubblica".

*Aggiornamento ore 15.30
Ruota principalmente attorno al rischio per l'incolumità pubblica l'istanza di trasferimento del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d'assise di Palermo, presentata oggi da tre dei dieci imputati: gli ex ufficiali dell'Arma Mario Mori, Giuseppe Dedonno e Antonio Subranni. Nella 45 pagine depositate gli imputati evidenziano tutta una serie di elementi - dalle minacce di Toto' Riina, agli anonimi giunti alle Procure di Palermo e Caltanissetta, a strane circostanze come l'incursione in casa del pm Roberto Tartaglia, tra i magistrati che indagano sulla trattativa - per dimostrare che lo svolgimento del dibattimento nel capoluogo creerebbe pericolo per l'incolumità pubblica.

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