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20200428 report virus nerodi AMDuemila - Video
Inchiesta di Report sulle rivelazioni del britannico Ray Hill

I neofascisti italiani potrebbero aver pianificato la strage alla stazione di Bologna e sarebbero poi riusciti a far perdere le loro tracce grazie a una potente organizzazione di matrice nazista britannica che avrebbe fornito loro copertura e rifugio in Inghilterra? E’ questo il quadro scioccante che emerge secondo l’ultima inchiesta di Report, firmata Giorgio Mottola, sui rapporti internazionali dell’eversione nera e le protezioni di cui avrebbe goduto anche Roberto Fiore (leader di Forza Nuova) a Londra, dove era fuggito a ottobre dell’80, inseguito da un mandato di cattura per l’attentato alla stazione. A rivelare per la prima volta a telecamere italiane queste inedite informazioni è Raymond Hill, uno dei più importanti esponenti del movimento neonazista inglese tra gli anni ’70 e ’80, poi divenuto un infiltrato della polizia all’interno di questi ambienti di estrema destra. Hill afferma che all’epoca era vicino alla Lega di San Giorgio, al tempo una delle organizzazioni più misteriose dell’estrema destra britannica finanziata da filantropi di destra e ex ufficiali delle SS che aveva come scopo la creazione di un network neonazista europeo. A suo dire la Lega di Saint George, per la quale Hill fece da intermediario coi neofascisti, “trovò delle sistemazioni e si prese cura di loro finché non si sono rimessi in piedi”. Forniva, in pratica, protezione ai latitanti per terrorismo nero o banda armata. Ecco quindi che a Londra nel 1980 Hill sarebbe stato contattato dal neofascista Enrico Maselli (indagato e poi prosciolto per banda armata) che avrebbe conosciuto qualche anno prima in Sud Africa grazie all’italiano Max Bollo, uno dei capi del “Wit Commando”, un’organizzazione terroristica neonazista che in Sudafrica organizzava attentati dimostrativi in difesa dell’Apartheid. Maselli, afferma Ray Hill, gli avanzò una richiesta molto precisa. “Abbiamo pianificato una serie di azioni che ci causeranno molti problemi, puoi trovare un rifugio ad alcuni camerati che saranno costretti a scappare dall’Italia?”. Alla domanda del giornalista Giorgio Mottola se tra quelle “azioni” Maselli gli avesse fatto il nome dell’attentato alla stazione di Bologna, Hill risponde: “Non me ne parlò direttamente, ma quando scoppiò la bomba capì subito che c’entrava e che aveva avuto un ruolo”. E ancora. “Lo capì da quello che mi disse: 'La violenza è l’unica soluzione, lo Stato italiano è corrotto e deve essere distrutto'”. Anche perché, spiega l’intervistato, quella richiesta arrivò a sei mesi dalla strage. “Quindi Maselli venne a chiedergli rifugio ai latitanti italiani?”, chiede ancora Mottola. “Sì - ripete Hill - e io mi misi in contatto con la Lega di San Giorgio”. Testimonianza, la sua, che deve ancora essere riscontrata. Intanto però Maselli, rintracciato dal giornalista, sebbene conferma di aver incontrato Ray Hill nel 1980 qualche mese prima dell’attentato, nega totalmente tutto il resto della versione e del racconto di quest’ultimo. Nega di aver avuto in anticipo informazioni sulla strage, nega di aver trattato con la Lega di Saint George per l’asilo dei camerati di estrema destra e nega categoricamente un qualsiasi coinvolgimento nella bomba del 2 agosto 1980. Versioni che cozzano, dunque, ma perché nessuno dei due, né Enrico MaselliRay Hill, che nel frattempo da infiltrato per i servizi aveva informato la polizia inglese della figura di Maselli, sono stati sentiti dalle autorità italiane che hanno indagato sulla strage per chiarire questi fatti?
Il motivo è presto detto e, stando al racconto di Report, le ragioni hanno dell’incredibile. Quando le soffiate di Hill sull’ex neofascista italiano arrivarono alle orecchie degli inquirenti italiani venne chiesto riscontro alla polizia speciale inglese, si spiega nell’inchiesta di Report, ma nella richiesta, come si legge tra le carte delle indagini sulla Strage di Bologna, il nome Enrico Maselli venne erroneamente sostituito con “Enrico Tomaselli”, anch’egli al tempo neofascista ed esponente di “Terza Posizione”. A causa di quell’errore grottesco la procura non riuscì a trovare riscontri. “Non risultano rapporti con Enrico Tomaselli con il citato Hill e con la Lega di Saint George per la ricerca di appartamenti-rifugio”, si legge nel documento della polizia. E Ray Hill, che avrebbe potuto rivelarsi un testimone di primo piano ai fini della ricerca di verità e giustizia sull’eccidio di Bologna, venne bollato come non credibile. Un particolare, quello emerso dall’inchiesta del programma condotto da Sigfrido Ranucci, che potrebbe riscrivere la storia del più violento episodio stragista avvenuto in Italia dal dopoguerra.

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