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colombo gherardoRoma. Se le carte scoperte a Licio Gelli a Castiglion Fibocchi fossero rimaste a Milano, a disposizione della Procura del capoluogo lombardo, "sono convintissimo che noi avremmo scoperto il sistema della corruzione, avremmo scoperto Tangentopoli una decina di anni prima rispetto a quello che è successo". Lo ha detto Gherardo Colombo, ex pm all'epoca di Tangentopoli, in un'intervista al GR3 RadioRai a proposito della morte del 'Venerabile'. Colombo sottolinea che Gelli "conosceva tante cose di tante persone. Noi oltre agli elenchi abbiamo trovato anche 36-37 buste sigillate dallo stesso Gelli e ciascuna delle quali conteneva una notizia di reato", e "sta di fatto che le indagini giudiziarie sono state spostate con grandissima rapidità da Milano a Roma".
L'ex magistrato racconta anche che all'epoca "stavamo investigando sull'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli e sulla scomparsa di Michele Sindona, investigando su questi eventi sono emersi dei collegamenti tra una persona in particolare che teneva Sindona in Sicilia e li c'è Gelli e a Castiglion Fibocchi nel luogo di lavoro di Gelli abbiamo trovato le liste insieme a una serie di altri materiali". E "di nomi ce ne erano tanti, c'erano i nomi delle persone di quasi tutti coloro che appartenendo ai servizi di sicurezza avevano depistato le indagini sulle stragi, c'erano i nomi di ministri, di parlamentari, di generali di carabinieri, di magistrati, c'era tutta la linea di comando del Corriere della Sera". E perché l'establishment italiano reagisse "c'è voluto un po' di tempo". Comunque - sottolinea ancora Colombo - "sta di fatto che è caduto il governo e dopo la caduta è stato eletto il primo presidente del Consiglio dei ministri non democristiano". Che eredità ha lasciato la P2? "Io vedo che alcune cose che Gelli aveva scritto nel suo piano di rinascita si sono progressivamente nel tempo realizzate", conclude l'ex pm.

AGI

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