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rizzoli-angelo-web12 dicembre 2013
Si è spento a 70 anni il produttore televisivo protagonista di uno dei più grandi scandali della Prima Repubblica. Gravemente malato, dal febbraio scorso era agli arresti domiciliari con una nuova accusa di bancarotta fraudolenta. Il Pdl: "La giustizia non sia l'anticamera dell'inferno o come nel caso Angelo della morte".

Angelo Rizzoli (foto), l'ex editore e produttore cinematografico coinvolto in numerose vicende giudiziarie, è morto a Roma presso il Policlinico Umberto I dove era ricoverato. A darne la notizia è stata la moglie Melania.

Rizzoli, nato a Como nel 1943, laureato in Scienze politiche, è stato uno dei protagonisti della Prima Repubblica. Figlio dell'editore Andrea (nonché storico presidente del Milan negli anni di Nereo Rocco), Angelo nel 1978 eredita dal padre la guida del gruppo. Tra le aziende controllate c'è anche il Corriere della Sera, a quel tempo primo giornale italiano per prestigio e diffusione, acquistato da Andrea quattro anni prima. Oberato dai debiti, Angelo Rizzoli decide però ben presto di cedere alle pressioni del Banco Ambrosiano, passando di fatto il controllo del gruppo a personaggi legati alla loggia massonica segreta P2 come Roberto Calvi, Umberto Ortolani e Licio Gelli.

Operazione che viene tenuta però all'oscuro dell'opinione pubblica, consentendo all'editore di diventare un personaggio pubblico di successo, anche in virtù del matrimonio con l'attrice Eleonora Giorgi, celebrato nel 1979 a Venezia. La resa ei conti arriva però due anni dopo, nel 1981, quando lo scandalo della loggia P2 viene allo scoperto travolgendo Rizzoli e i vertici del Corsera, dal direttore generale Bruno Tassan Din al direttore della testata Franco Di Bella, tutti e tre iscritti all'associazione segreta eversiva capeggiata da Licio Gelli.

Nel 1984, contestualmente alla decisione del Tribunale di Milano di porre il giornale  in amministrazione controllata per l'elevata esposizione debitoria, Angelo, il fratello Alberto e Tassan Din sono arrestati per bancarotta patrimoniale societaria. L'accusa è di aver "occultato, dissipato o distratto" oltre 85 miliardi di lire. Si tratta della più clamorosa, ma non dell'ultima disavventura giudiziaria in cui viene implicato l'editore. Gli costerà 13 mesi di carcere e il divorzio dalla moglie Eleonora, ma alla fine, dopo un procedimento durato 25 anni e grazie alla depenalizzazione del reato, viene assolto.

Negli anni Novanta, finalmente uscito dagli strascichi del crack Rizzoli e con lo scandalo P2 ormai rimosso (nel 1994 diventerà presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, tessera P2 n. 625), Angelo riprende l'attività come produttore cinematografico e televisivo realizzando anche diversi prodotti di successo come il Padre Pio interpretato da Sergio Castellitto. Nel 1991 celebra inoltre nuove nozze con Melania De Nichilo, medico e futuro senatore del Popolo della libertà.

I guai con la giustizia ricominciano però lo scorso 14 febbraio, quando viene arrestato perché, secondo la Guardia di finanza e la procura di Roma, avrebbe provocato una bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale cagionando "con dolo e per il profitto personale" il fallimento di quattro società controllate. I magistrtati lo accusano di aver provocato, con la complicità della moglie Melania (iscritta nel registro degli indagati), un crac finanziario da 30 milioni di euro.

Il provvedimento cautelare non lo fa finire in carcere, bensì nella struttura protetta dell'ospedale Pertini di Roma in quanto Rizzoli è gravemente malato. Dall'età di 18 anni convive con la sclerosi multipla a placche, che lo costringere a muoversi a fatica, paralizzandogli il braccio e la gamba destra. A questo vecchio malanno, si è aggiunto poi un lungo elenco di altre patologie: diabete mellito, cardiopatia (ha avuto un infarto), insufficienza renale cronica prossima alla dialisi, ipertensione arteriosa, pancreatite e una mielopatia che comprime il midollo cervicale.

In una delle sue ultime interviste, concessa a Repubblica, l'editore denuncerà le inumane condizioni di detenzione all'interno del Pertini (lo stesso ospedale del caso Cucchi) e cercherà di scagionare la moglie: "Non sa niente delle mie società cinematografiche, delle fiction, non so perché l'hanno tirata dentro".

E sulla lunga detenzione di Rizzoli scoppia la polemica politica. I deputati del Pd ricordano che "più volte e con forza abbiamo sollevato il caso di Angelo Rizzoli nelle aule parlamentari facendo sentire la nostra voce per contestare un regime di detenzione inconcepibile per un uomo in così gravi condizioni di salute". Mentre dal Pdl c'è chi parla di "tortura subita" come fa Renato Brunetta, chi, come Deborah Bergamini chiede che "la giustizia non sia persecuzione". La più dura è Maria stella Gelmini che dopo un pensiero dedicato alla moglie dell'editore scomparso dice: "È un momento di grande tristezza per tutti gli italiani che coltivano da sempre la speranza di vivere in un paese civile, giusto e umano nel quale la giustizia non sia l'anticamera dell'inferno e, come nel caso di angelo, l'anticamera della morte".

repubblica.it

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