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8 marzo 2012
Gela. Ordine di custodia cautelare del gip nisseno, Carlo Ottavio De Marchi, per un mafioso ora collaboratore di giustizia, Francesco Sarchiello, 38 anni, che si è accusato di due omicidi compiuti 15 anni fa a Gela e ad Aidone (Enna). La squadra mobile nissena e la direzione distrettuale antimafia, che ha chiesto il provvedimento (notificato all'indagato in una località protetta) hanno ricostruito la dinamica dei due delitti, identificati gli autori e accertati i moventi. A Gela, il 20 dicembre '96, Sarchiello e Giovanni Ascia, avrebbero ucciso a colpi di pistola il proprietario del bar «Caposoprano», Rosario Ministeri, su ordine di Emanuele Trubia, esponente di spicco di Cosa Nostra gelese. Trubia intese così punire il barista per l'amicizia e l'ospitalità che offriva nel suo bar a Salvatore Trubia, fratello «pentito» dello stesso mandante, al quale aveva anche regalato un orologio. Esecutore materiale del delitto fu Giovanni Ascia, il cui processo è ancora in corso. Il secondo omicidio di cui si accusa Francesco Sarchiello è quello di un operaio di Aidone, Franco Saffila, ucciso su ordine del boss Daniele Emmanuello, come favore da restituire a un suo amico, Gabriele Stanzù, un allevatore locale di bovini vicino a cosa nostra ennese, che nutriva rancori verso la vittima e che per l'occasione fornì anche le armi. Il gruppo di fuoco era composto da Sarchiello, che sparò senza colpire, e da Massimo Billizzi che invece uccise Saffila, alla guida di un trattore. Stanzù volle la morte di Saffila, per vendetta, perchè lo riteneva autore dell'omicidio del proprio padre, avvenuto nel '70. Con quel «favore», Daniele Emmanuello riuscì a stringere un patto di ferro con le cosche dell'ennese, dove trovò ospitalità durante la latitanza, fino a quando non fu ucciso, nel 2007, in uno scontro con la polizia(

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