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13 febbraio 2012
Roma. «Le mafie stanno reclutando nuovi giovani. Sono sempre più necessarie politiche sociali e lavoro, per sottrarli alla criminalità organizzata». Lo dice Don Luigi Ciotti, presidente di 'Libera', intervenendo al ventennale della Direzione investigativa antimafia, in corso a Palazzo Valentini a Roma. Il prete antimafia ricorda i trenta anni dalla morte di Pio Latorre, sottolineando che la lotta alla mafia «è un problema di democrazia perchè la democrazia si fonda su due doni: la giustizia umana e la dignità. Serve oggi una scelta di grande responsabilità -chiarisce Don Ciotti- la legge 30 dicembre 1991 n. 410, che istituì la Dia, è stata una scelta di responsabilità. Che nessuno vada a demolire gli strumenti che si sono concretizzati nella lotta alla criminalità». Ma, sottolinea il presidente di 'Liberà, «in questa lotta, ognuno deve fare la propria parte, avendo ben presente che il primo testo antimafia nel nostro Paese è la Costituzione». Per Don Ciotti, «la democrazia si fonda anche sull'inquietudine delle coscienze: oggi occorre meno prudenza e più coraggio da parte di tutti, perchè ognuno porti il proprio contributo. Più debole e pallida è la democrazia -avverte il prete antimafia- più forte è la mafia. Perciò mai abbassare la guardia, ma la società civile deve fare di più». Invitando quindi a «distinguere sempre per non confondere», Don Ciotti fa notare: «Sono tanti quelli che parlano di lotta alla mafia ma poi non si sporcano le mani. Aveva ragione -rimarca- Primo Levi quando ci ha insegnato che una faccia dell'ingiustizia è l'assenza di diritti, ma la seconda faccia è la zona grigia. Ed è la più pericolosa» avverte Don Ciotti che non manca di far notare al pubblico presente, soprattutto ai tanti studenti che affollano la sala Di Liegro di Palazzo Valentini come «nel nuovo codice antimafia ci sono alcuni passaggi che fanno saltare sulla sedia, e bisogna modificarli».

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