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L'Emilia Romagna "non è una terra di mafia, ma ne è fortemente infiltrata", per via di un'economia forte che attira capitali illeciti. La criminalità organizzata, radicata in altre regioni, ha trovato qui terreno fertile per riciclare e reinvestire il denaro sporco, anche tramite bitcoin, e si è trasformata da "mafia militare a 'latu sensu' economica", ha spiegato Giuseppe Amato (in foto), procuratore della Repubblica del Tribunale di Bologna, stamane in un'audizione davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali. "Dai reati di danneggiamento, usura, minacce, lesioni e dalle intimidazioni si è passati nel tempo a quelli tipicamente economici", ha precisato Amato, "come reati fiscali, bancarotta, strumentale, interposizioni fittizie. Sono reati che richiedono professionalità specifiche, il coinvolgimento di persone che non sono tipicamente inserite nella struttura associativa ma che diventano necessarie per perseguire certi risultati". Queste figure si muovono in quella che Amato chiama "zona grigia" e che il procuratore capo di Palermo, Maurizio de Lucia, ha definito "borghesia mafiosa", dopo l'arresto del boss Matteo Messina Denaro. In Emilia-Romagna non c'è solo la ‘Ndrangheta, ma è presente anche la camorra, con strutture 'autonome' concentrate soprattutto in Romagna, che hanno potuto reinvestire capitali illeciti nel turismo, in particolare nella ristorazione e nel settore alberghiero. Amato ritiene particolarmente pericolose anche associazioni criminali costituite da nigeriani, attive in particolare nelle province di Reggio Emilia e Ferrara nello sfruttamento della prostituzione, lo spaccio di droga e nel gioco d'azzardo. "A differenza delle mafie tradizionali", ha spiegato il procuratore di Bologna, "si caratterizzano per le manifestazioni di violenza, finalizzate a controllare il territorio attraverso l'intimidazione". Per contrastare le infiltrazioni mafiose le prefetture della regione, in particolare quella di Reggio Emilia, hanno intensificato le misure interdittive: ne sono state emesse 266 nel 2022, dato che colloca l'Emilia Romagna al terzo posto dopo Campania e Calabria. Amato ha fatto più volte riferimento al maxi-processo Aemilia, contro la ‘Ndrangheta, conclusosi in Cassazione nell'ottobre 2022, e che ha portato all'apertura di altri procedimenti collegati. "Gli esiti giudiziari hanno consentito di fissare alcuni punti fermi, in primo luogo la dimostrazione del concetto della 'mafia delocalizzata', ormai un caposaldo del contrasto alla criminalità organizzata. Le autorità giudiziarie territorialmente competenti possono così perseguire i fenomeni d'infiltrazione dove questi si manifestano". A chi gli chiede se l'infiltrazione mafiosa in Emilia Romagna sia aumentata, il procuratore di Bologna risponde: "Sicuramente è aumentato il contrasto. C'è un affinamento dell'infiltrazione, perché quando è di natura economica si può giovare dello strumentario che l'evoluzione tecnologica consente. Per esempio, i bitcoin, una delle modalità di reinvestimento" del denaro sporco.

Fonte: Agi

Foto © Imagoeconomica

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