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L’intervista del magistrato “i progetti di riforma di Nordio vanno nel senso dell'attuazione del programma fondativo di Forza Italia”

Tutti fanno a gara per rivendicare la possibilità di fare memoria o, addirittura, appropriarsi della memoria di Paolo Borsellino. Di fatto ci sono sicuramente cittadini, studenti, giovani e associazioni come le Agende Rosse animati dalla voglia di verità e giustizia. Spero che lo siano anche tutti gli altri. Temo che non lo siano coloro che attaccavano Falcone e Borsellino in vita definendoli politicizzati, protagonisti e in cerca di vantaggi di natura politica oppure definendoli sceriffi. Sono quelli che oggi utilizzano le stesse armi e lo stesso argomentare nei confronti di alcuni magistrati, tentando di contrapporre l’esempio di Falcone e Borsellino - che hanno denigrato - all’azione dei magistrati che vogliono esercitare autonomamente il proprio ruolo”. A dirlo, in un’intervista rilasciata a Giulio Cavalli per il quotidiano La Notizia è il magistrato della procura nazionale antimafia Nino Di Matteo. Secondo l’ex sostituto procuratore di Palermo ed ex consigliere togato del Csm l’Italia sta attraversando “un momento difficile proprio perché mentre si rivendica anche da parte di autorevoli esponenti politici e di governo il diritto di commemorare Paolo Borsellino - e ci mancherebbe altro - dall’altra parte si continua a ignorare quello che fu un grido di dolore di Paolo Borsellino, alcuni anni prima di morire, quando nel momento in cui veniva interpellato sulla gravità dei rapporti tra mafia e politica disse che il dramma di questo Paese è che se non c'è reato, se non c'è la possibilità di far valere la responsabilità penale, non scatta nessun altro tipo di responsabilità, politica anche per comportamenti gravi e accertati”.
E a proposito di politica, Di Matteo ha ricordato la condotta ipocrita di alcuni membri della classe dirigente che finiscono per essere inquisiti. “Ogni volta che emerge una contiguità maggiore la politica reagisce sempre affermando che bisogna aspettare la sentenza definitiva dei giudici ma è proprio questo il dramma di cui parlava Borsellino: la responsabilità giuridica è una cosa (e risponde al principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva) ma quella politica dovrebbe scattare prima e a prescindere, sulla base hanno riguardato non solo le riforme ma anche annunci di riforme che sono stati più volte esternati, in particolare dal ministro Nordio, in senso diametralmente opposti rispetto a quello che Borsellino e Falcone auspicavano. Quando si parla di concorso esterno come un reato evanescente, come ha recentemente detto Nordio, si finge di dimenticare che fu Borsellino con Falcone a utilizzare quello strumento per indagare Ciancimino. Si finge di dimenticare che la vera forza della mafia è creare, mantenere e alimentare rapporti con la politica.
Si finge di dimenticare che politici come Dell'Utri e Cosentino sono stati e continuano a essere colpiti con lo strumento del concorso esterno
”.
Di Matteo ha parlato anche del sistema di intercettazioni che il ministro della Giustizia Carlo Nordio vorrebbe tagliare ampiamente. “Quando si dice, com'è stato detto dal ministro Nordio, che non servono a nulla perché i mafiosi non parlano al telefono si ignora o si finge di ignorare una realtà che negli ultimi anni ha visto la gran parte dei processi di mafia alimentarsi attraverso l'utilizzo delle intercettazioni”. Quindi il magistrato ha ricordato che l’Italia vanta “una legislazione antimafia che il resto del mondo ci invidia, che molti Stati Ue e extra Ue vorrebbero copiare”. Il paradosso, però, a detta di Di Matteo, “è che quegli strumenti oggi in Italia vengono sempre più messi in discussione. E se l’andazzo continua a essere questo non mi stupirei se nei prossimi anni verrà messo in discussione altro, come il 41 bis o l'istituto dei collaboratori di giustizia. Per capire il momento che stiamo vivendo dal punto di vista delle riforme approvate o annunciate bisogna guardare a quello che è accaduto negli ultimi anni e quello che può accadere nei prossimi anni. Questo mi preoccupa perché non mi sembra che - tranne poche e lodevoli eccezioni - dal punto di vista dell'opposizione politica ci sia approfondita sensibilità e conoscenza di questi pericoli. Sono tendenze che si sono manifestate già con la riforma Cartabia e con la riforma Nordio, rischiano di consolidarsi per assenza di una possibilità e capacità di spiegare bene ai cittadini quali siano i rischi che si corrono”.
Sempre sulla riforma della giustizia, Di Matteo ritiene che “più si vanno delineando i progetti di riforma del ministro Nordio più mi sembra che vadano nel senso dell'attuazione del programma fondativo di Forza Italia”. Questo governo, infatti, a avviso di Di Matteo, “rischia di portare a termine una serie di progetti di riforma che nemmeno i governi Berlusconi sono riusciti a portare a compimento”. Restando su Berlusconi, Di Matteo ha voluto ricordare “un dato consacrato in una sentenza definitiva, quella che ha condannato Marcello Dell'Utri: Berlusconi tramite Dell'Utri stipulò nel 1974 un patto di ‘reciproca protezione’ con Cosa nostra. Patto mantenuto secondo la sentenza almeno fino al 1992 e che ha comportato che ogni anno Berlusconi con le sue imprese versasse centinaia di milioni di lire nelle casse di Cosa nostra che in quegli anni uccise Chinnici, Falcone, Borsellino, Mattarella, Dalla Chiesa e organizzò stragi. Fa una certa impressione constatare che questo dato consacrato in sentenza sia ignorato da buona parte dei cittadini a causa di un’informazione che è stata nella migliore delle ipotesi carente”. Il magistrato ha concluso un’intervista con un augurio. “Mi auguro che i colleghi che oggi sono additati come persecutori politici vengano difesi nella loro onorabilità personale e professionale da chi ha il dovere di difenderli e tutelarne la reputazione e l'autonomia, mi riferisco non soltanto all'Anm ma anche al Csm che ha il dovere di tutelare ogni singolo magistrato dagli attacchi alla sua libera determinazione che provengono dall'esterno e dall'interno della magistratura”.

Foto © Deb Photo

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