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Terminato l'evento "Fare squadra contro la mafia" promosso dal Movimento di Salvatore Borsellino

Nella serata di “Fare squadra contro la mafia” si è sentito fortemente l’alto livello degli interventi e la loro coerenza col territorio reggiano e con l’infiltrazione mafiosa che lo pervade.
Fabiana Montanari, consigliere provinciale con delega alla legalità e in rappresentanza dei comuni, ha ribadito il forte significato che il maxi processo Aemilia ha rappresentato per tutto il territorio. Molti dei comuni erano e sono i luoghi di insediamento e di vita degli imputati e delle loro famiglie. L’attenzione maggiore è scaturita dal processo. Attenzione che va tenuta alta.
Il dott. Giannelli, già Viceprefetto di Ravenna, ora Commissario Straordinario al comune di Rosarno sciolto per mafia e a Bologna, Direttore della Commissione Territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale, nella sua relazione, ha introdotto le interdittive come strumento di contrasto all’infiltrazione mafiosa nelle imprese che operano sui territori.
Interdittive che segnalano e mettono in guardia le stesse imprese e di conseguenza le istituzioni territoriali e i cittadini. Bloccare gli operatori imprenditoriali là dove mancano i requisiti di ‘salute legale’ è fondamentale per preservare il tessuto economico sano che ancora resta e individuare e
consolidare uno spartiacque tra legalità e illegalità.
Se questa operazione non venisse esercitata, se questo strumento non venisse applicato dalle Prefetture, si subirebbero sicuri effetti negativi sul tessuto economico-produttivo del territorio, con effetti disastrosi sulle comunità.
Il dott. Tirabassi, Segretario Generale della Provincia, nonché autore dei protocolli a Reggio Emilia, nella sua chiarissima relazione ha messo ben in luce la fatica che fanno le amministrazioni per giungere ad accordi e regole per l’imprenditoria edile. Solo recentemente, prima di congedarsi, la ex Prefetto di Reggio Emilia, dott.ssa Rolli, è riuscita a far siglare da tutti i comuni reggiani protocolli che stabiliscono linee guida per controllare, sorvegliare e regolarizzare sia i contratti di edilizia pubblica che privata, suscitando il malcontento di alcuni imprenditori.
Molte sono state le domande e gli interventi della cittadinanza presente, a riprova dell’importanza degli argomenti che, insieme alla consapevolezza della gravità della situazione infiltrativa locale, ci induce a continuare, con determinazione, questo approfondimento.
La totale assenza degli amministratori tra il pubblico crea preoccupazione. C’è da chiedersi se strumenti come i protocolli antimafia, che, nelle oratorie pubbliche, vengono ritenuti un fiore all’occhiello dagli amministratori locali, oltre ad essere applicati sul piano amministrativo, debbano essere spiegati anche ai cittadini come strumento di promozione della legalità.
I sindaci potrebbero fare molto in questo senso.
Se poi parliamo di interdittive, sappiamo che soltanto pochissimi amministratori hanno protestato, quando l’allora candidato sindaco di Cutro le ha contestate a Reggio Emilia.
Crediamo che consulte e commissioni possano essere i luoghi naturalmente deputati a discutere su come promuovere la cultura della legalità anche attraverso i protocolli e le interdittive; su come spiegarli e farli comprendere ai cittadini confermandone il loro valore civico ed etico nella quotidianità dell’azione amministrativa. Purtroppo questi organismi come commissioni e consulte, spesso restano ingabbiati all’interno di vuote cornici assembleari che non fanno partire progetti concreti contro il radicamento mafioso.

ANTIMAFIADuemila
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