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bindi-robertidi AMDuemila - 4 febbraio 2015
"Le mafie hanno trovato sponda in una parte della classe politica e della dirigenza ma anche in ampi settori dell'economia legale e dell'imprenditoria”. L’ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, intervistato alla trasmissione radiofonica di Radio Anch’Io. Secondo il procuratore la diffusione delle mafie "riguarda non solo la vulnerabilità della politica ma anche la debolezza del sistema economico e finanziario”. "C'è uno strettissimo rapporto – ha continuato – tra criminalità e controllo del voto: il rapporto tra mafie e partiti nasce dal controllo del territorio e quindi del consenso elettorale. La norma recentemente modificata del 416 ter, il voto di scambio, tende a colpire l'accordo politico mafioso, ovvero il fatto che il politico promette denaro o altre utilità in cambio del consenso elettorale. Non ci sono ancora condanne - ha spiegato Roberti - dal momento che questa norma per oltre 20 anni è stata inutilizzabile perché mutilata: rimase infatti solo il riferimento al denaro come strumento di voto di scambio da parte del politico. Il denaro non è lo strumento che il politico usa ma usa la promessa di utilità: aggiustamenti di processi, almeno un tempo, appalti, posti di lavoro ecc. Oggi la norma è stata finalmente ripristinata la norma che credo sia uno strumento utile e lo sarà per colpire l'accordo politico mafioso". Roberti ha concluso parlando dei beni confiscati alle mafie, “una grande opportunità per l'economia nazionale, bisogna rilanciare l'azione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati che noi magistrati abbiamo invocato per moltissimi anni”.
Di seguito è stata intervistata Rosi Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia: "Ormai le mafie si sono radicate nell'economia del Paese - ha detto Bindi - e per combatterle bisogna sostenere magistrati e forze dell'ordine ma occorre anche una politica che non si lasci contaminare, schiere di uomini e donne onesti", sottolineando "il legame stretto tra corruzione e mafia: non ci sarebbe senza una collaborazione del potere politico e amministrativo”. E parlando della prescrizione: “E’ troppo breve e dobbiamo avere lo strumento per perseguire la corruzione, arma principale usata dai mafiosi". La presidente della Commissione antimafia ha poi ribadito il lavoro con i testimoni di giustizia: “Ciascuno ha bisogno di interventi personali. Inoltre, anzichè spostarli dal luogo in cui vivono, bisogna proteggerli sul territorio. Bisogna cambiare il modo con cui lo stato si fa carico dei testimoni di giustizia, a cui dobbiamo molto: ogni testimone è una grande testimonianza, una grande vittoria dello Stato. Tra loro, c'è chi ha pagato e continua a pagare prezzi altissimi". Intervenuto alla trasmissione anche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via D’Amelio, commentando l’insediamento di Mattarella al Quirinale: “Mi aspetto che esprima nei fatti, oltre che con le parole, la solidarietà ai magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, il peccato originale della cosiddetta Seconda Repubblica". La Bindi ha ribattuto: “Il ministro dell'Interno ci ha assicurato che il procuratore Di Matteo ha lo stesso sistema di protezione riservato al presidente della Repubblica".

Fonte ANSA

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