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Negato il processo "Appalti Rfi" a porte chiuse

Come già scritto in precedenza il boss Francesco Schiavone ha manifestato la volontà di collaborare con la giustizia durante un colloquio con il procuratore nazionale Giovanni Melillo e il pm della Dna Antonello Ardituro.
Quest'ultimo sta gestendo la collaborazione e ne depositerà i primi verbali.
Le dichiarazioni di Schiavone sono attualmente all’attenzione del procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri e sono state raccolte dal pool composto dai pm Vincenzo Ranieri e Simona Belluccio con il procuratore aggiunto Michele Del Prete.
Gli interrogatori dovrebbero riprendere questa settimana.
Cosa potrebbe scaturire dalle sue parole?
Gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho, insieme al gruppo parlamentare M5S in commissione antimafia, auspicano che “riveli tutti quegli intrecci tra camorra, politica, amministratori pubblici e imprenditori che hanno martoriato la Campania”.
Ancora è presto per avere delle certezze, tuttavia alcune considerazioni potrebbero rivelarsi esatte.
Schiavone dovrà spiegare all'autorità inquirente se esisteva un “tavolino” e se ne facevano parte, oltre alla malavita organizzata e agli imprenditori collusi, anche esponenti del mondo della politica.
Uno di questi, per esempio, potrebbe essere Nicola Cosentino, l'ex sottosegretario all’Economia tra il 2008 e il 2010 ed ex leader regionale di Forza Italia. Da undici mesi è in carcere per scontare una condanna definitiva a 10 anni di reclusione per concorso esterno in associazione camorristica nel processo che ha ipotizzato infiltrazioni del clan dei Casalesi nella società dei rifiuti Eco4.
Ulteriori dichiarazioni di Schiavone nei suoi confronti potrebbero dunque riguardare solo presunti fatti nuovi.


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Giovanni Melillo © Imagoeconomica


In un verbale del 28 febbraio 2019 riportato da 'Repubblica', vi sono le dichiarazioni della moglie di “Sandokan”, Giuseppina Nappa, la quale affermò di aver "direttamente sentito" il marito "più volte parlare" con un altro familiare "di incontri con il politico Nicola Cosentino".
Nappa, sempre nel verbale, aggiunse di riferirsi "con certezza a periodi in cui mio marito era già latitante, vale a dire gli anni 1997-1998".
Ma le dichiarazioni di Schiavone potrebbero riguardare anche Luigi Cesaro, a lungo parlamentare di Forza Italia, già presidente della Provincia, ora a giudizio in primo grado per concorso esterno in associazione camorristica.
Va ricordato che le vicende al centro dell'inchiesta nella quale è coinvolto Cesaro sono in mano ai pm Giuseppina Loreto, Celeste Carrano e Antonella Serio, e riguardano presunte collusioni con la camorra di Sant’Antimo, non con i Casalesi. Ciò nonostante la Procura potrebbe decidere di interrogare “Sandokan” nel corso del dibattimento.
Oltre alle figure istituzionali c'è anche la presenza della mafia siciliana.
L’ex boss aveva rivendicato di essere stato, prima che un camorrista, un mafioso, "uomo d’onore" legato a Cosa nostra; ciò avrebbe un importante peso nelle eventuali rivelazioni sulla realizzazione di grandi opere come la ricostruzione post terremoto e l’alta velocità.
Tutte opere ipoteticamente spartite tra le diverse organizzazioni mafiose.
Schiavone potrebbe dire anche qualcosa di inedito su Antonio Bardellino, il ‘fondatore’ dei Casalesi, scomparso nel nulla in Brasile nel 1988; il corpo non venne mai ritrovato e a Napoli c’è un fascicolo aperto sull’ipotesi che Bardellino in realtà sia rimasto nascosto a lungo all’estero, tra il Sudamerica e gli Stati Uniti.
Anche su questo punto i magistrati stanno lavorando e le aspettative sono altissime.


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Roberto Scarpinato © Imagoeconomica


Appalti Rfi: forse nelle prossime udienze i 'segreti' di Sandokan

Nessun deposito di dichiarazioni di Francesco Schiavone, per ora, nel processo in corso al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) al suo vecchio amico e presunto storico socio e prestanome Nicola Schiavone, imputato per associazione camorristica. Il 22 aprile è previsto, questa volta, a Napoli, il secondo troncone del processo sugli appalti di Rfi dove vengono contestati i reati di intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta, corruzione, riciclaggio con l'aggravante della metodologia mafiosa ma anche rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini. E non è escluso che in questa occasione possano essere depositati i "segreti" che il neo collaboratore di giustizia ha rivelato agli inquirenti. Oggi una richiesta, respinta, è stata presentata dalla difesa di Nicola Schiavone, quella di celebrare il processo a porte chiuse per evitare che l'eccessiva attenzione mediatica (all'udienza c'erano numerosi giornalisti) possa ledere la privacy degli imputati. L'attesa per l'udienza del processo sugli appalti dati da funzionari di Rete Ferroviaria Italiana (Rfi) in cambio di soldi e regali a ditte colluse con il clan dei Casalesi era palpabile: il consulente Nicola Schiavone, coetaneo di Sandokan, ritenuto dalla Dda tra i più importanti colletti bianchi del clan, risponde insieme al fratello Vincenzo, dell'accusa di essere un affiliato, accusa più volte contestatagli in passato ma dalla quale è sempre uscito indenne, mentre Vincenzo fu condannato a due anni al termine del maxi-processo ai Casalesi ‘Spartacus’; un ruolo, quello dei fratelli Schiavone, soprattutto di Nicola, su cui Sandokan verrà sicuramente chiamato dai magistrati anticamorra a dare informazioni e chiarimenti, che potrebbero rivelarsi decisivi. Il sostituto della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Graziella Arlomede non ha però depositato alcuna dichiarazione di Sandokan, riservandosi di farlo nelle prossime udienze, visto che la collaborazione del padrino dei Casalesi è iniziata solo alcune settimane fa, e sulle eventuali dichiarazioni già rese dovranno essere comunque effettuati i necessari riscontri. È certo però che la posizione di Nicola Schiavone e del fratello Vincenzo potrebbero essere fortemente condizionate dalle parole di Francesco Schiavone, visti i rapporti personali ed economici così datati; il 70enne Nicola Schiavone ha persino battezzato il primogenito di Sandokan. Nell'udienza di oggi è stato sentito un consulente della Procura, che ha confermato come nel 1981, nella società di costruzioni "Scen" di Nicola Schiavone, comparisse come socio Francesco Sandokan Schiavone. I legali del 70enne consulente, Caterina Greco e Umberto Del Basso De Caro, hanno chiesto al presidente del collegio di tribunale Giuseppe Meccariello di proseguire la celebrazione del processo a porte chiuse, ma il magistrato ha rigettato l'istanza ritenendo che "non vi fosse alcuna ragione per denegare il principio di pubblicità dell'udienza stabilito dal codice di procedura penale, che prevede dettagliatamente all'articolo 472 i motivi di eccezione (ordine e igiene pubblici, ndr), che qui non ricorrono".

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