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Il giorno della Memoria e dell’Impegno per le Vittime della violenza mafiosa celebrato a Buenos Aires, nell'ex centro di tortura del regime

In un clima di sensibilità e di clima antimafia, nel suo pieno significato in qualunque parte del mondo, il 21 marzo, nel mese della Memoria in Argentina, nella sede dell'ex ESMA, nell’Avenida Libertador di Buenos Aires, si è celebrato il giorno della Memoria e dell’Impegno  nel ricordo delle Vittime Innocenti della Mafia. Per l’occasione è stata allestita una Mostra Fotografica - che rimarrà aperta al pubblico fino al 7 aprile - denominata “Mujeres compromeditas” che richiama essenzialmente con particolare enfasi la lotta contro la mafia e promuove, principalmente, l'utilizzo sociale dei beni sequestrati.
La presentazione della Mostra Fotografica era funzionale e rientra nel progetto denominato ‘Bene Restituito’, finanziato dalla Delegazione dell'Unione Europea in Argentina e da IILA (Organizzazione Internazionale Italo-latinoamericana, portato avanti in modo congiunto da quattro organizzazioni, sia dell'Argentina che di Italia, che sono le seguenti: Libera; Circolo Giuridico dell'Argentina; ACIJ (Associazione Civile per l’Uguaglianza e la Giustizia), e Fondazione Multipolar.
“Oggi siamo qui riuniti per rendere omaggio alle vittime della violenza criminale e mafiosa, prendendo come punto di partenza la lotta del popolo italiano e la storia di cinque coraggiose donne che hanno ispirato molte altre”, queste le parole in apertura di Josefina Galeano, della fondazione Multipolar, moderatrice dell'evento. Un evento che vuole innanzitutto esaltare una causa che oggi richiede diventi universale, che si espanda oltre i saloni di questo spazio dei Familiari dei Desaparecidos e Detenuti per Ragioni Politiche le cui porte sono state aperte all'incontro, in una atmosfera di comprensione e di adesione che dobbiamo riconoscere e fare emergere dal nostro osservatorio giornalistico e come testimoni di un’attività più che opportuna, in un paese ed un mondo estremamente agitato.
Su una delle pareti dello spazio assegnato risaltano le fotografie di cinque donne impegnate. Immagini che infondono rispetto, che trasmettono storie di vita e di impegno in differenti circostanze, in Italia. Una Italia dove la Mafia è radicata.

Rosella Casini (1956-1981) “La ricerca dalla studentessa che sfidò la ‘Ndrangheta”.

Emanuela Loi (1967-1992) “"La prima donna guardia del corpo antimafia”.

Rita Atria (1974-1992) “La bambina antimafia”.

Lea Garofalo (1974-2009) “La madre che iniziò la rivoluzione delle madri”.

Francesca Morvillo (1945-1992) “La donna magistrato che lottava anche contro la mafia”.


esma vitt mafia gomez


Durante la serata le persone invitate come relatori hanno avuto modo di esprimere liberamente opinioni, sensazioni, espressioni, facendo riferimento a queste donne e a tutte le donne del mondo, sempre senza dimenticare quella lotta tenace contro il sistema mafioso, oggi ricordata in questo giorno così emblematico, per l’Italia e il mondo, di Memoria e Impegno in Italia e nel mondo, quando ricorre il 40º anniversario dell’approvazione della Legge di Pio La Torre, sul sequestro dei beni alle organizzazioni criminali.
Il rappresentante di Libera in Argentina, il professore di Storia Lucas Manjón (nelle nostre pagine di Antimafia Dos Mil abbiamo pubblicato l’intervista esclusiva da noi realizzata in occasione della mostra “Donne Impegnate”) ha affermato alla stampa: “Oggi sono oltre 16.000 i beni sequestrati in tutto il territorio italiano. E circa 10.000 sono riutilizzati dalla società civile in progetti sociali e produttivi”.
Ed ha anche detto alla vigilia della mostra: “Il progetto ‘Bene Restituito’ ha portato in Argentina questa Mostra perché i due paesi hanno un rapporto molto forte rispetto ai diritti umani, come appunto la rivendicazione della verità, giustizia e memoria”.
Iniziata la commemorazione, Josefina Galeano ha ringraziato Santiago Arce, del Collettivo di Artisti UNA(S)+, e le artiste Ileana Hochmann, Milagro Torreblanca e Rita Simone “per aver dato luce alle nostre idee”, ricordando che si tratta “di una data in cui ci sono mobilitazioni in tutta Italia”. Ha detto anche che la Mostra abbraccia tre significati: “l'omaggio alle vittime della violenza criminale e mafiosa, con speciale attenzione alle storie di donne; l’impegno e la partecipazione cittadina per sostenere i processi di memoria nel tempo; ed il riutilizzo sociale di beni sequestrati del crimine organizzato, come metodo di lotta contro le associazioni criminali”.
Le invitate speciali all’incontro, nell’edificio della Memoria Aperta ai Familiari, dell’Ex Esma, hanno espresso una a una il loro sentire, rivolgendo con tono energico un messaggio frontale ai presenti e alla società.
È stata Malena Fama, presidentessa della Fondazione Multipolar, ad aprire la serie di interventi: “La storia di queste cinque donne in qualche modo si incrocia un po' con la mia, con quella delle mie compagne e compagni dell'associazione. Essere qui significa che c'è una politica di Stato incentivata dalla società civile nel suo insieme che ha reso possibile che qui non solo ci sia uno spazio alla Memoria. Spero che possiate apprezzare questa Mostra, spero che questo processo ci dia degli strumenti politici di cui abbiamo bisogno affinché questi ragazzi e ragazze, ripeto, non debbano fare da soldatini perché non trovano posti di lavoro”.
In seguito è stata la volta della rappresentante dell'ambasciata dell'Italia in Argentina, Marta Gentile, Prima consigliera della delegazione diplomatica: “Noi non dobbiamo pensare alle mafie come qualcosa di lontano, qualcosa che è successo a Palermo, trenta anni fa. Sono organizzazioni transnazionali e continuano a distruggere tutto, educazione, medioambiente. Non ha senso, tanto impegno per arrestare i criminali, e poi non posso utilizzare i loro beni”.
Claudia Lencina, a nome della Segreteria di Diritti umani della Nazione, ha segnalato: “Ritengo molto importante questo omaggio a queste donne. Rendere loro onore, per quello che loro rappresentano, quello che rappresenta la donna all’interno della società. Perché sono donne che hanno avuto il coraggio di dire, di fare, ad agire nonostante avessero la mafia dietro. Nonostante la paura, decisero di agire”.
Graciela Lois, di Familiari di Desaparecidos e Detenuti per ragioni politiche, è stata diretta: "È un orgoglio per me questo incontro. Già anni fa ci siamo incontrati in un primo momento con Libera Argentina. Il rapporto tra Familiari e familiari e ben visibile, come ci organizziamo noi familiari. Poco fa ho parlato con la presidentessa di Libera e mi diceva che loro vogliono far emergere, così come noi, la verità, ma la verità come tale è relativa, quello che spinge a noi è sapere.  Perché le ‘Abuelas’ (Nonne) nel loro voler sapere riuscirono ad avere il database; per il nostro voler sapere come Familiari è nata poi la CONADEP (Commissione Nazionale sulla Scomparsa delle Persone), sono arrivati i processi, l’equipe di Antropologia Forense. Voler sapere ci ha spronato ed il diritto a sapere è inalienabile. E, pertanto, siamo orgogliosi di essere qui oggi, di questa Mostra e di avere questo rapporto con i familiari e le vittime di Italia”.
La chiusura dell'evento non poteva essere più incisiva nelle parole di Josefina Galeano, anfitrione di un'attività che presumo segnerà un precedente, in una lotta antimafia che noi, come redattori di Antimafia Dos Mil, portiamo avanti quotidianamente in America Latina ed in Italia, gomito a gomito con operatori della giustizia.
“Il crimine organizzato e la mafia non sono qualcosa di lontano, qualcosa che è là fuori. È transnazionale. È nel nostro paese, nel paese vicino, può anche esserci nella nostra cerchia. Quindi, concludiamo questo 21 marzo con tante aspettative. In primo luogo, ci auguriamo di essere riusciti a onorare la memoria di chi ha lottato fino alla morte contro il crimine organizzato. Ci auguriamo che sempre più persone conoscano il ‘Progetto Bene Restituito’ (per lo smantellamento patrimoniale della delinquenza organizzata e il rafforzamento della società civile, ndr.) e in quale modo il sequestro di beni può trasformarsi in uno strumento di lotta contro il crimine organizzato che dopo ci porti al riutilizzo sociale e quindi al rinvigorimento della società civile. Ci salutiamo con la speranza di avere reso onore ad ognuna di queste cinque donne, ma non senza prima ricordarvi che la memoria è un verbo che deve essere vissuto e costruito da organizzazioni ed istituzioni e cittadini come noi, per trasformare il presente e costruire un futuro migliore”.

Foto © Leandro Gómez/Antimafia Dos Mil

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