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Tratto da "Armisanti! Vite mafiose e morti ordinarie"


Il medico di Provenzano - Parte 1
Attilio Manca
è un giovane medico siciliano, considerato da tutti una stella nascente nel campo dell’urologia. Si è laureato con il massimo dei voti, è un bell’uomo, ha una splendida famiglia a cui è legatissimo: insomma Attilio Manca ha un futuro brillante che lo aspetta.
Il boss latitante Bernardo Provenzano invece, dopo aver passato quarant’anni a governare Cosanostra nascosto in dei casolari, con solo la sua Bibbia a fargli compagnia, capisce che c’è qualcosa che neanche la mafia può controllare: Bernardo scopre di avere un tumore alla prostata. I suoi picciotti immediatamente si attivano per cercare il migliore dei dottori, che possa operare “Binnu”, il soprannome di Provenzano, ma che possa anche mantenere il silenzio. Il boss deve salvarsi, ma soprattutto deve rimanere libero. Il giovane dottor Manca nel frattempo diventa il primo medico italiano ad aver rimosso un tumore alla prostata, lo stesso di Provenzano, senza aprire il paziente. Cosanostra legge la notizia sui giornali e da quel momento i destini del boss e del medico si intrecciano e misteriosamente si capovolgono:
Binnu, anziano e malato, si salva.
Attilio, a soli 33 anni, muore.
Sarà un caso?


Il medico di Provenzano - Parte 2
Attilio Manca
, il medico brillante, muore a causa di un’overdose di eroina e psicofarmaci.
La scena in cui è stato ritrovato il cadavere è come un macabro puzzle, a cui però mancano molti pezzi, forse i più importanti. Sulle siringhe che Attilio avrebbe usato non ci sono impronte, neanche una. Le sue braccia sono pulite, un unico buco, solo quello che l’ha portato alla morte.
Un buco che in più è sul braccio sinistro di Attilio, dettaglio che subito accende l’attenzione di familiari ed amici. Il medico era un mancino puro, sarebbe stato impossibile per lui utilizzare la mano destra per farsi un’iniezione al braccio sinistro. Qualcosa decisamente non torna, ma la Magistratura italiana archivia il caso dell’urologo siciliano e sulla sua morte cala il silenzio.
Poi l’11 aprile 2006 tutto cambia: Bernardo Provenzano viene arrestato e molti uomini d’onore di Cosanostra iniziano a rivelare i suoi segreti.
In tanti parlano anche di Attilio e dicono che ad uccidere il medico non è stata l’eroina.
Rivelano che l’indizio chiave per risolvere il “caso Manca” è una statuetta della Vergine Maria, appartenuta proprio a Provenzano. Dov’è questa statuetta? Qual è il suo segreto?
Sacro e mafia si mescolano.


Graziella nel paese delle meraviglie - Parte 1
A metà degli Anni ’80, l’Italia vive uno dei suoi periodi più bui.
Il terrorismo di matrice politica è una vera e propria emergenza, che lo Stato fa fatica a combattere. Vengono uccisi giornalisti, esplodono treni con a bordo centinaia di innocenti, muoiono dei bambini. La terra trema. In Sicilia però c’è un piccolo paese che sembra estraneo a questa scia di sangue, un paese in cui le strade profumano di pane appena fatto e ciliegie.
È Saponara, dove vive la piccola Graziella Campagna.
Ha diciassette anni e fa la stiratrice in una lavanderia, il suo mondo è una bolla di sapone rosa, in cui tutto va bene. Graziella è buona, scherza con tutti i clienti, soprattutto con “l’Ingegnere”, uno pieno di soldi che le fa in continuazione dei complimenti.
Però quando Graziella svuota le tasche di un cappotto dell’Ingegnere, improvvisamente cade in un buco nero e viene risucchiata nell’universo sommerso che c’è sotto la lavanderia.
Nel mondo “dei grandi” niente è come sembra, il piccolo paese in realtà custodisce segreti di stato, legati proprio a quelle bombe che stanno esplodendo in giro per l’Italia.
Graziella una sera va a prendere la corriera per tornare a casa, ma a casa non ci torna più.
Viene rapita, torturata ed infine uccisa con 5 colpi di fucile.
Che cosa aveva scoperto?


Graziella nel paese delle meraviglie - Parte 2
Al funerale della piccola Graziella Campagna, vittima di lupara bianca a soli 17 anni, c’è un uomo in prima fila che piange. Ha gli stessi capelli neri della ragazza, i loro occhi sono identici: è Piero Campagna, il fratello carabiniere di Graziella. Piero è un eccezionale investigatore di strada, uno dei migliori in circolazione. Il suo intuito gli dice che la sorella non è morta per sbaglio, ma è morta perché sapeva troppo. A bordo della sua moto, armato di registratore, inizia a fare domande a tutti gli abitanti del paese, raccoglie ore ed ore di testimonianze, che in modo maniacale cataloga in delle scatole di cartone, insieme ai ricami che la piccola Graziella stava ultimando prima di morire. Il carabiniere nota l’omertà che gira intorno al caso della sorella, fino a quando i suoi superiori, in maniera esplicita, gli fanno capire che le sue indagini stanno dando fastidio a qualcuno molto potente. Piero non demorde e un giorno fa la registrazione più importante di tutte: quella che gli permette di capire chi sono gli assassini di Graziella.
Giudici, politici e ricchi imprenditori iniziano a tremare e Piero Campagna diventa il protagonista di uno dei depistaggi più oscuri della storia d’Italia.


Camera 120 - Parte 1
Prima di scomparire nel nulla e diventare un fantasma, Matteo Messina Denaro, il boss italiano più ricercato del mondo, amava fare la bella vita.
A soli vent’anni era il principe di Castelvetrano, il suo paese.
Tutti volevano passeggiare con lui per le vie del corso, accompagnarlo a fare shopping o a bere Champagne nell’albergo preferito di Matteo, il Paradise Beach Hotel.
Messina Denaro ordinava sempre la bottiglia più costosa, tanto poi non la pagava, facendo andare su tutte le furie il vicedirettore del resort, l’onesto Nicola Consales.
Anche di Consales si sa pochissimo: indossava sempre completi giacca e cravatta, gestiva con estrema serietà l’albergo, ha conosciuto Matteo Messina Denaro e poi è morto.
In questa puntata magistrati, poliziotti diventati icone della lotta alla mafia e investigatori ci raccontano il mistero dietro a due uomini così diversi fra loro, ma allo stesso tempo molto vicini: Matteo Messina Denaro, il criminale spavaldo, e Nicola Consales, il professionista incorruttibile.
Qual è il filo rosso che li collega?
Per scoprirlo si deve entrare nella camera 120 del Paradise Beach Hotel, aprire la cassaforte e annusare il profumo della rosa che è custodita all’interno.


Camera 120 - Parte 2
Un’affascinante donna austriaca piange per la morte di Nicola Consales, il vicedirettore del Paradise Beach Hotel, ucciso nel vialetto di casa dal boss Matteo Messina Denaro.
Ed è proprio quella bella donna l’anello di connessione fra vittima e carnefice: entrambi provano dei sentimenti per lei.
Matteo la corteggia riempiendola di regali, Nicola la raggiunge a Vienna e passa una notte con lei.
Messina Denaro, forse per la prima volta in vita sua, ha un rivale in amore, una cosa inaccettabile per “il principe di Castelvetrano”.
Nicola Consales, quindi, perde la vita in questo “triangolo” di sangue e passione, ma il suo sacrificio permette ai migliori investigatori siciliani di arrivare ad un passo dalla cattura di Messina Denaro.
Intercettando la ragazza austriaca scoprono il numero di cellulare del boss ed individuano la zona in cui si nasconde.
Ma il capomafia è protetto da una rete fittissima di collaboratori: i suoi familiari, i soldati di Cosanostra, i membri corrotti dello stato, i servizi segreti e forse anche la ragazza austriaca.
Matteo è come un Dio, ma in carne ed ossa. Un dio da pregare e da aiutare.
La sua fuga dura ancora oggi, così come il pianto della sorella di Nicola Consales, Antonella, che dopo più di trent’anni non ha ancora avuto giustizia.


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Il poliziotto Agostino a caccia di mostri - Parte 1
Nino Agostino
è un poliziotto di un piccolo commissariato di periferia, nella Palermo spietata degli Anni ’80. In città è in corso la seconda guerra di mafia. I corleonesi, guidati da Totò Riina, hanno un solo obiettivo: uccidere tutti. Agostino, dalla sua piccola volante, vede i tanti cadaveri abbandonati per strada, bruciati sui copertoni. Il poliziotto però non si occupa di Cosanostra, svolge mansioni semplici e nello stesso periodo è alle prese con l’organizzazione del suo matrimonio con Ida, la giovane fidanzata. Chi invece sta dedicando tutta la sua vita alla lotta alla mafia è Giovanni Falcone, che proprio in quegli anni dà il via al Maxiprocesso.
Al magistrato viene data una scorta che lo segue ovunque, il suo ufficio diventa un bunker di cemento armato. La sua storia e quella del poliziotto semplice Agostino si intrecciano, e insieme a loro compare misteriosamente un terzo protagonista: l’agente segreto senza nome.
È un giovane vicino ai servizi segreti, che nella vita ha deciso di essere un cacciatore di latitanti.
Questi tre uomini vengono catapultati in un gioco pericoloso, in cui le prede si trasformano in belve. Il primo dei tre a morire è quello che - apparentemente - non c’entrava niente.


Il poliziotto Agostino a caccia di mostri - Parte 2
Il 20 marzo 1989, 17 milioni di italiani passano la serata incollati al televisore.
Su RaiUno va in onda la puntata finale della quarta stagione di “La Piovra”, la serie italiana più famosa del mondo. Fra i tanti ammiratori dello sceneggiato c’è Giovanni Falcone, che non perde una puntata. Nell’episodio del 20 marzo però c’è un colpo di scena che nessuno si aspettava: gli sceneggiatori decidono di far morire il protagonista più amato dal pubblico, il commissario Cattani, interpretato da Michele Placido.
La sequenza è entrata nella storia: due killer gli si avvicinano, a bordo di una moto, Cattani li vede ma non cerca di scappare, li guarda con espressione fiera.
Parte il primo colpo, poi il secondo, una raffica di proiettili spezza la vita del poliziotto che aveva scoperto tutti gli intrighi fra Stato e Mafia. Quattro mesi dopo la fiction purtroppo diventa un fatto di cronaca: l’agente Agostino, che stava indagando su alcuni importanti funzionari di polizia collusi con Cosanostra, viene ucciso nella stessa identica maniera.
Due assassini a cavallo di una grossa motocicletta sparano sia a lui che alla moglie Ida, incinta di cinque mesi. Le similitudini fra il caso Agostino e “La Piovra” sono incredibili.
Cosa aveva scoperto il poliziotto? Perché, proprio come il personaggio di Michele Placido, anche lui doveva morire?


Il poliziotto Agostino a caccia di mostri - Parte 3
Dopo 31 anni il processo per la morte del poliziotto Agostino non si è ancora concluso.
Il padre ottantenne, che non taglia la barba da quel tremendo giorno di agosto, in cui il figlio, la nuora e il loro bimbo non ancora nato vengono assassinati, si ricorda di uno strano personaggio che gli aveva fatto visita poco prima che Agostino morisse.
“Era brutto e aveva la faccia tutta rovinata” - dice. Anche gli uomini d’onore di Cosanostra iniziano a parlare di quest’uomo dal volto sfigurato e molti di loro, sempre più spesso, lo accusano dell’omicidio del poliziotto. La procura cerca di individuare il personaggio con la grossa cicatrice, ma per anni nei fascicoli viene indicato solo con un soprannome: “Faccia da mostro”. I collaboratori di giustizia lo coinvolgono nelle principali stragi italiane, anche in quella di via D’Amelio, in cui morì Paolo Borsellino. Quando si parla di depistaggi e omicidi di Stato, Faccia da Mostro è sempre presente. Ormai è chiaro a tutti che l’eccidio del poliziotto Agostino sia avvenuto per proteggere interessi molto più grandi.
La sua è una delle storie più nere della Repubblica e anche il capitolo finale di questo viaggio fra vite mafiose e morti ordinarie di tanti innocenti.

L'audiolibro
Le vite di 4 persone comuni si incrociano con quelle di 5 temibili boss di Cosa Nostra: Bernardo Provenzano, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti jr, Matteo Messina Denaro e Antonino Madonia. Ad avere la peggio, i quattro innocenti, travolti da un destino macabro che li trasforma in “Armisanti” (in siciliano, anime sante), intrappolate in un limbo, in attesa di giustizia.

9 episodi da 40 minuti circa per ricostruire e approfondire le vicende e gli omertosi segreti che si celano dietro a quattro casi simbolo delle spietate logiche con cui ha agito la mafia in Sicilia.

La vita di tutti corre su un sottile filo, in un equilibrio perfetto eppur fragilissimo, che può essere spezzato da un momento all’altro per un infelice gioco del destino, un incontro fortuito o la tremenda sfortuna di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Su questi presupposti si costruisce un podcast di inchiesta sulla mafia siciliana, che racconta le storie di quattro persone comuni, unite da un infausto destino e da grandi ombre che ancora oggi non hanno permesso agli inquirenti di chiudere le indagini sulla loro morte. Per ricostruire queste vicende e fare ordine nella fitta trama di intrighi e depistaggi, arriva su Audible - società Amazon tra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment di qualità (audiolibri, podcast e serie audio) – “Armisanti! Vite mafiose e morti ordinarie”, il primo podcast Audible Original di Gaetano Pecoraro realizzato in collaborazione con Dopcast.
Commenta Gaetano Pecoraro, autore del podcast Audible Original: “Armisanti è frutto di una serie di inchieste, alcune delle quali iniziate anni fa, e che ho costruito per strada, incontrando i parenti delle vittime di mafia e i mafiosi stessi, un'esperienza indimenticabile e molto forte. Ma Armisanti è anche una indagine sociologica, che nasce da un vecchio culto popolare siciliano, un culto dei morti - le armisanti sono appunto le anime sante - che offre una chiave di lettura più profonda del fenomeno mafioso e della Sicilia”.
Un’antica credenza popolare, infatti, vuole che alcune anime restino intrappolate sulla terra in attesa di redenzione o di giustizia. Questi spiriti vengono venerati e sono oggetto di preghiera, per aiutare le anime a intraprendere il loro cammino. Le armisanti - letteralmente “Anime Sante” - sono tanto quelle che in vita hanno sparso sangue e sofferenza nel mondo, come i boss di Cosa Nostra raccontati nel podcast Bernardo Provenzano, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti jr, Matteo Messina Denaro e Antonino Madonia, quanto le anime delle loro vittime, che ancora aspettano di vedere la risoluzione dei loro casi e di avere giustizia.
In 9 puntate da 40 minuti circa ciascuna, il podcast ricostruisce la storia di 4 vite ordinarie che, per un terribile gioco del destino, hanno incrociato i loro cammini con quelli di alcuni dei boss mafiosi più conosciuti di Cosa Nostra, pagando a caro prezzo la fortuita coincidenza. Con questo podcast, Gaetano Pecoraro ricostruisce le loro vite e prova a far luce sui quattro casi ancora al vaglio degli inquirenti e macchiati da terribili depistaggi. L’intero racconto è accompagnato dal sound design di Donato Di Trapani e Francesco Vitaliti.
“Ho scelto di raccontare le vite di quattro persone comuni travolte dalla mafia; persone le cui vite sembravano dover seguire un percorso lineare del tutto prevedibile: sposarsi, costruirsi una casa, avere dei figli, restare vicini alla propria famiglia: Graziella Campagna, che nella sua vita semplice di ragazzina ha incrociato per una disgraziata coincidenza l'abbraccio mortale tra mafia ed estremismo di destra; Nicola Consales, che è morto per essersi invaghito della donna di Matteo Messina Denaro; Nino Agostino, all’apparenza un semplice poliziotto che invece aveva scoperto segreti così grandi che lo hanno portato alla morte insieme alla moglie; Attilio Manca, giovane medico dalla brillante carriera, morto in un suicidio che ha il sapore della messinscena. Tutti loro, insieme ai loro parenti, aspettano una risposta che li liberi da questa lunga attesa”.

Biografia
Gaetano Pecoraro, nato a Palermo nel 1984, si è laureato in Storia contemporanea nel 2007. Ha iniziato la sua carriera di giornalista nella redazione di Telejato di Partinico, per poi collaborare con l’Ansa di Milano e il Fattoquotidiano.it, occupandosi di politica, giudiziaria, mafia e società. Dal 2011 è stato per cinque anni inviato di Piazzapulita su La7, dedicandosi alle inchieste televisive, e dal 2015 è inviato de Le Iene su Italia1; nell’aprile 2017 è stato l’unico giornalista a raccontare dal territorio siriano l'attacco chimico di Khan Shaykhun durante la guerra civile.
Pecoraro ha ottenuto diversi riconoscimenti: ha vinto il premio giornalistico Mario Francese (sezione giovani), nel 2012; nel 2016 ha ricevuto il premio Franco Giustolisi Giustizia e verità per un'inchiesta sui militari italiani vittime dell'uranio impoverito; ancora, nel 2017 ha vinto il premio internazionale l'Anello debole Comunità di Capodarco, con un reportage sull’impatto globale dei pesticidi. Nel 2020, per il suo impegno contro le mafie, gli è stato assegnato il Magna Grecia Awards.
Compagno di Marilù e papà di Giuseppe, ha una grande passione per il tennis.

“Armisanti! Vite mafiose e morti ordinarie” è un podcast Audible Original prodotto da Dopcast, nato da un’idea di Gaetano Pecoraro e scritto con la collaborazione di Alessia Rafanelli.

 

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