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di AMDuemila
"Si era deciso di chiedere l'acquisizione degli atti alle varie stazioni. La delega era stata data dalla Procura al reparto operativo guidato all'epoca da Lorenzo Sabatino. Nel dettaglio dell'attività non sono mai entrato perché io guidavo il reparto investigativo. Io avevo informazioni generiche anche dal comandante Tiziano Testarmata a cui Sabatino aveva affidato l'incarico. Tutti i documenti venivano portati a San Lorenzo in Lucina e non a via in Selci e per questo io non li vedevo. Ma io ero perplesso su queste modalità di acquisizione". E’ quanto ha detto il colonnello Lorenzo D'Aloia, comandante del Nucleo Investigativo dei carabinieri di Roma nel processo sui depistaggi seguiti alla morte di Stefano Cucchi, che vede imputati otto carabinieri. "L'alternativa a questa modalità era andare a fare le acquisizioni direttamente redigendo un verbale, cosa che non è avvenuta. In quel modo - ha spiegato D'Aloia sentito in aula - si poteva dare atto di ciò che avveniva. Io avrei scelto questa modalità. Testarmata mi disse che nella stazione di Tor Sapienza non c'erano documenti cartacei, ma solo in digitale, sulla vicenda Cucchi. Ne ero esterrefatto". Il pubblico ministero titolare dell'inchiesta Giovanni Musarò nel corso dell'udienza ha prodotto un documento firmato da Testarmata che attesta la presenza nella raccolta degli atti nelle caserme. Per i depistaggi sono imputati il generale Alessandro Casarsa all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e altri 7 carabinieri, tra cui Lorenzo Sabatino, allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Roma. Gli otto carabinieri sono accusati a vario titolo e a seconda delle posizioni di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. Oltre a Casarsa e Sabatino, sono a processo Francesco Cavallo, all'epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore dell'Arma e comandante della compagnia Roma Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all'epoca in servizio alla stazione di Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, comandante della quarta sezione del nucleo investigativo dei Carabinieri e il carabiniere Luca De Cianni, accusato di falso e di calunnia.

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