Infiltrazioni della cosca nella vita economica e politica
di AMDuemila
L'inchiesta sul clan Moccia, che ha portato ieri all'esecuzione di 45 misure cautelari, “rappresenta l'esito di una poderosa attività investigativa” sulla operatività dell'organizzazione camorristica a partire da un periodo immediatamente successivo al dicembre 2010 (quando si chiudevano con la contestazione di associazione mafiosa le precedenti indagini sulle attività della cosca). E' quanto sottolineano gli inquirenti (l'indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, e dai pm della Dda Ida Teresi, Gianfranco Scarfò e Ivana Fulco).
Il gip ha accolto la ricostruzione dei pm ravvisando la sussistenza di prove “della prosecuzione, ad onta dell'avvenuta carcerazione di numerosi esponenti di rilievo del gruppo 'dirigente', delle attività associative da parte degli affiliati liberi del clan” nonché “della persistente operatività criminale di molti sodali detenuti i quali, dal carcere, continuavano a fornire direttive e prestare sostegno all'attività associativa, ricevendo assistenza e denaro”.
Nell’indagine è evidenziata la “straordinaria capacità di infiltrazione” nella vita economica, finanziaria e politica. Ricorda il Gip che “tra la fine degli anni '80 ed i primi anni '90: i cantieri per la realizzazione di grandi opere pubbliche come l'asse mediano, lo svincolo autostradale Napoli/Roma, il progetto ferroviario per l'alta velocità e le relative infrastrutture”. Così il clan “si trasformava progressivamente in un'articolata compagine associativa, di tipo imprenditoriale” nei settori dell'edilizia, dell'intermediazione finanziaria ed immobiliare, del commercio di combustibili, ed altro ancora.
L’inchiesta ha fatto emergere l'esistenza di “una vera e propria confederazione di singoli gruppi criminali locali, ciascuno dei quali dotato di una propria competenza territoriale” (Afragola, Casoria, Arzano, Cardito, Caivano, Crispano, Frattamaggiore e Frattaminore) e guidati da un “senatore” (ovvero uno storico affiliato di rango del clan che, nei periodi di detenzione o latitanza, nomina un reggente il quale interagisce con la "base") dotato di una certa autonomia gestionale. I "senatori" sono tenuti a rendere conto del proprio operato ad un coordinatore che detiene la "cassa comune", pianifica le strategie, dirime eventuali contrasti tra i singoli gruppi criminali e rappresenta "all'esterno" l'organizzazione. Viene nominato dal "gruppo dirigente", costituito dai componenti della famiglia Moccia (la vedova di camorra Anna Mazza, deceduta per cause naturali nel corso della stesura della ordinanza, i suoi quattro figli Angelo, Luigi, Antonio e Teresa ed il genero Filippo Iazzetta), i quali, “pur essendosi apparentemente allontanati dalla Campania ed avendo assunto un atteggiamento maggiormente prudente e defilato, continuano a dirigere a distanza il sodalizio”.
L'inchiesta ha portato alla luce anche rapporti con la Banda della Magliana. Sono state scoperte infiltrazioni nei lavori al cimitero di Caivano e Frattamaggiore, e pressioni del clan per le assunzioni di lavoratori presso ditte aggiudicatarie del servizio di raccolta rifiuti nei Comuni di Frattamaggiore, Frattaminore e Crispano: “emergeva che l'assunzione dei lavoratori da impiegare nella gestione del ciclo dei rifiuti - scrive il gip - rientrava negli accordi tra la criminalità organizzata, la politica e le imprese affidatarie del servizio pubblico”.
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