di AMDuemila - 30 giuno 2015
Arrivano le prime trenta condanne del maxi processo per traffico di droga a Quarto Oggiaro (Milano). Nell’udienza di ieri, il gup Giuseppe Gennari ha inoltre rinviato a giudizio cinquanta persone che non avevano scelto l'abbreviato e assolto alcuni imputati.
Era da tempo che non si vedevano quasi cento imputati alla sbarra per presunti reati collegati al traffico di droga. Un groppo eterogeneo formato da boss della cocaina e capi rispettati della ‘Ndrangheta lombarda, ras di quartiere e storiche menti criminali della Milano anni Ottanta.
Le prime due condanne nell'ambito dell'inchiesta risalgono allo scorso maggio davanti al gup Alfonsa Ferraro.
Sono ben tre gli uomini della famiglia Muscatello, calabresi con patente di ‘Ndrangheta, ad essere condannati: vent’anni infatti sono toccati a Giuseppe Muscatello, figlio
dal vecchio Salvatore Muscatello, già condannato per mafia, e dieci anni a testa a figlio e nipote, con l’accusa di droga. A finire in carcere c’è anche Pasquale Macrì (8 anni e qualche mese) con Francesco Orazio Desiderato, calabrese di Vibo Valentia e Vincenzo Micchia (18 anni e 8 mesi), considerato dall’accusa un trafficante di alto livello.
Il pm Marcello Musso, pubblica accusa al processo e titolare dell'indagine ribattezzata 'Pavone 4' aveva inoltre chiesto vent’anni per Alessandro Crisafulli, fratello dello 'storico' boss Biagio Crisafulli, che il gup ha invece assolto, secondo la Corte l’uomo negli ultimi anni si è completamente staccato dai vecchi affari. Assolto pure Pietro Chiricò, considerato il braccio destro di Desiderato. Anche Nicola Tatone non è stato condannato perché secondo il giudice il reato contestato è lo stesso per cui l’uomo sta già scontano la pena in carcere. Diversamente la pensa invece il pm Musso convinto che Tatone, il fratello Mario e agli altri due soggetti (Emanuele e Pasquale uccisi) avrebbero gestito tutta la droga di Quarto Oggiaro per conto del clan Crisafulli creando una nuova organizzazione.
Tra i condannati c’è anche il neo pentito Luciano Nocera (4 anni), che da pochi mesi ha cominciato a collaborare ed ha raccontato alla Dda milanese oltre dieci anni di ‘Ndrangheta al nord di Milano e in provincia di Como.
Alla maggior parte degli imputati infine è stata contestata l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico con l'aggravante mafiosa.