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Per mesi ha ospitato a pranzo e cena l'uomo più ricercato del Paese: Matteo Messina Denaro. Ha fatto da vedetta per scongiurare che le forze dell'ordine lo scoprissero. E' stata una delle pedine principali della rete che gestiva le comunicazioni del capomafia. Arrestata a poca distanza dalla cattura del boss, Lorena Lanceri, vivandiera e amante del padrino, è stata condannata dal gup a 13 anni e 4 mesi in abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa. A 6 anni e 8 mesi è stato condannato il marito Emanuele Bonafede, imputato di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. A Lanceri era stato contestato inizialmente il favoreggiamento: nel corso delle indagini l'accusa è stata modificata in associazione mafiosa. Il gup ha cambiato la contestazione in concorso esterno. L'inchiesta che ha portato a scoprire il ruolo della Lanceri e del marito, cugino del geometra che ha prestato l'identità al boss, è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall'aggiunto Paolo Guido. L'accusa in aula è stata sostenuta dai pm Gianluca de Leo e Piero Padova. Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri, secondo gli inquirenti, avrebbero "consentito a Messina Denaro non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico - familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell'ordine". Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero polizia o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione. Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della cresima e donò un Rolex da 6300 euro. Dalle indagini è emerso chiaramente inoltre che Lanceri e il boss avevano una relazione. Gli inquirenti hanno trovato una lettera firmata Diletta, secondo i pm nome in codice di Lanceri, in cui la donna, che sarebbe stata vicina al boss durante tutta la malattia, dichiarava a Messina Denaro il suo amore. L'imputata inoltre, smistava la corrispondenza tra il padrino e un'altra sua amante storica Laura Bonafede, anche lei ora in carcere. Nel corso delle indagini sono venute fuori inoltre impronte della Lanceri sul diario di Matteo Messina Denaro e su diversi cd e dvd custoditi dal boss nel covo di Campobello di Mazara e una serie di acquisti di oggetti a lui destinati (felpe, scarpe, libri poster) fatti su Amazon dall'account della Lanceri. I due coniugi sono stati anche condannati a risarcire i Comuni di Campobello di Mazara e Castelvetrano e l'associazione 'Antonino Caponnetto'. Il gup ha anche disposto la confisca del denaro, dei diamanti e degli orologi sequestrati ai due coniugi.

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