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rostagno-mauro-webLa vergogna dei ritardi nella convocazione dei testi
di Maria Loi - 9 maggio 2012
Trapani. Intoppi e sorprese. Il processo per l’assassinio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, ucciso a Valderice il 26 settembre 1988 prosegue a rilento. E dopo le ultime due udienze del processo che non hanno avuto luogo per l’assenza dei testi citati dalla difesa in quella odierna non è stato rispettato il programma prefissato dalla Corte (per le difficoltà della difesa).

La cosa ha fatto spazientire Chicca Roveri la compagna del sociologo che stamane ha abbandonato l’aula della Corte d’Assise di Trapani per protestare per la lentezza del processo. La Roveri si è alzata ed è andata via proprio mentre l'avvocato Carmelo Miceli, che la rappresenta nel processo, stava evidenziando alla Corte che la sua cliente, per presenziare alle udienze sostiene costi esorbitanti. Così Elisabetta “Chicca” Roveri ha sbattuto un faldone sul banco dove stava seduta dicendo ad alta voce “me ne vado”.
Gli unici testi sentiti oggi dalla Corte sono stati tre: l’ispettore capo della Digos di Trapani Antonio Dales, che nella sua brevissima deposizione ha ammesso di non aver mai fatto indagini su Rostagno ma di avere solo “presenziato a qualche atto”. Lorella Raggi, membro del Cda di Saman, invece è stata ascoltata sulla gestione di Saman da parte di Francesco Cardella (quest’ultimo fondatore assieme a Mauro Rostagno e Chicca Roveri della comunità Saman) negli anni Novanta. In particolare Cardella avrebbe inviato una lettera all'ex presidente del Consiglio Bettino Craxi con una richiesta di soldi per la comunità. Nella lettera indirizzata a Craxi, ha riferito la donna, c'era scritto tra l'altro: “...ho bisogno di soldi vedi tu come puoi fare...”. La missiva fu trovata nell'ufficio di Cardella della sede di Milano della comunità, in via Punio, intorno al 1995. La Raggi ha sostenuto che Cardella avrebbe sperperato parecchio denaro proveniente da finanziamenti pubblici. Il guru avrebbe anche minacciato lei ed altri dirigenti di Saman perché si erano rifiutati di acquistare da una società riconducibile a Cardella un edificio in via Plinio il cui costo - 3 miliardi ed 800 milioni di lire - fu ritenuto esoso. “Se rifiutate la mia proposta posso diventare molto cattivo”, avrebbe detto Cardella, “alla presenza di Chicca Roveri”. La teste, riferendosi alle spese sostenute da Saman, ha affermato che Cardella, per aprire una sede della comunità in Francia “Saman France” volle che si acquistasse un castello, costato un milione di franchi. E fu Cardella, ha aggiunto Lorella Raggi, “a volere Giorgio Pietrostefani, responsabile di Saman France. L'ex membro di Lotta Continua: Pietrostefani - ha aggiunto la donna - l'ho conosciuto a Saman, lui lavorava a Roma presso l’ufficio di accoglienza e veniva spesso a Milano”.
Meno nitidi i ricordi del terzo teste citato dalla difesa: Bruno Lorenzi, attualmente in servizio alla divisione anticrimine della Questura di Trapani e all’epoca dell’omicidio agente della Squadra Mobile. Bruno ha raccontato che nei mesi successivi al delitto aveva visto tutti i servizi di Mauro Rostagno archiviati ( più di 300 le cassette ndr) presso l’emittente televisiva Rtc, su mandato dell’allora capo della Squadra Mobile Rino Germanà.
La prossima udienza è stata fissata per il 23 maggio.

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