Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

arresto-manette-webdi Lara Borsoi - 8 maggio 2012
Catania. Nell'odierna mattinata sono stati arrestati dalla Polizia 20 presunti affiliati al clan Cursoti accusati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti e detenzione di armi da guerra. L'operazione coordinata dalla Dda di Catania ha portato in carcere, tra gli altri, anche il boss Giuseppe Garozzo di 63 anni detto “pippu u maritatu” (pippo lo sposato) mentre un fermo è stato eseguito anche in Piemonte.

Le indagini coordinate dal Procuratore Capo Giovanni Salvi, dal Sostituto Sebastiano Ardita e dal Questore di Catania, Antonio Cufalo hanno avuto inizio non appena il boss aveva riacquistato la libertà dopo quasi vent'anni di carcere.
Grazie alle intercettazioni, alle riprese si è potuti entrare nel suo mondo, conoscere da vicino ogni sua piccola mossa. Sono stati così svelati i segreti e i progetti più reconditi. Ma non solo. Le indagini hanno saputo ricostruire lo spessore di un uomo che nonostante una parte di vita trascorsa al 41bis non aveva modificato minimamente il modo di pensare e di agire.
Lo può dimostrare il fatto che non appena uscito dal carcere a fine 2010 aveva provveduto a ristabilire le alleanze con il gruppo Cursoti di Milano e a riorganizzare i pochi uomini che non erano caduti sotto i colpi di una faida che durante la sua detenzione aveva provocato 300 morti ammazzati. Un odio verso la cosca che anche lui aveva sperimentato.  Infatti nel giugno 2011 era riuscito a scampare ad un agguato mortale per mano dei clan rivali.
Ora nuovamente si ritrova le manette ai polsi, fermato per il pericolo di reati violenti e fuga.
Un operazione effettuata per evitare il peggio, infatti il procuratore  Salvi ha precisato: “Il nostro è stato un intervento preventivo contro il tentativo di riempire vuoti, creati nel mondo della criminalità dal buon lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura.” “Garozzo era stato già più volte all'estero, e in un'intercettazione afferma: 'appena sistema tutto mi allontanerò'. Non solo: il gruppo aveva a disposizione armi, anche potenti, come dimostra l'arsenale sequestrato l'11 novembre del 2011 in un garage delle rione Antico Corso di Catania. Progettava rapine e la tensione saliva: riteniamo sia stato giusto intervenire subito, anche se le nostre valutazioni adesso dovranno passare al vaglio del Gip e del Tribunale del riesame.”
Al termine della conferenza stampa sono giunte anche le congratulazioni per la buona riuscita dell'operazione del ministro dell'interno Anna Maria Cancellieri e il Questore Antonio Cufalo ha affermato: «Siamo riusciti a fermare sul nascere la riorganizzazione della cosca, grazie al lavoro della Procura di Catania, ma anche della squadra mobile e all'impegno dei suoi uomini».



Gli arrestati:
Giuseppe Garozzo detto Pipu u maritatu
Antonino Arena detto “Ninu u fungiutu” o “u puppittaru”
Daniele Bellanti
Francesco Carmeci detto “Franco Pacchianella” o “Aquila”
Vincenzo Condorelli
Orazio Contarino
Alessandro Giuffrida
Andrea Giuffrida
Antonino Grasso detto “Quattru mazzari” o “Nino u biondu”
Giuseppe Guerrera
Giovanni Gurreri detto “Giovanni Zorro”
Emanuele Intravaia detto “Manolo”
Cristian Lo Faro
Salvatorio Papale
Davide Pennisi
Roberto Russo
Strano Antonino detto “Nino ‘ca lenti”
Alfio Tancona di Fiumefreddo
Salvatore Tancona
Giuseppe Vitale 

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos