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aiello-michele-web1di Silvia Cordella - 25 aprile 2012
Una parcella decisamente salata per un totale di 9 milioni e 740 mila euro è al centro del contenzioso fra la Procura di Palermo e il commercialista Vincenzo Di Liberti, che si era occupato in qualità di consulente del pm di quantificare il valore patrimoniale del “Re Mida” della sanità privata siciliana Michele Aiello, condannato definitivamente per associazione mafiosa.


Di Liberto aveva stimato che l’imprenditore di Bagheria, ritenuto prestanome del capomafia Bernardo Provenzano, aveva messo in piedi un impero di circa 800 milioni di euro grazie all’aiuto di Cosa Nostra e così dopo la sentenza di primo grado sul procedimento di esproprio i giudici ne avevano chiesto la confisca (il procedimento ora pende in appello). Il pm Geri Ferrara aveva quindi liquidato il suo consulente con 190 mila euro, una somma stabilita tenendo presente che il Tribunale aveva pagato per le stesse analisi il suo collegio peritale composto da tre esperti con un totale di milione di euro. A Di Liberto però la sua parcella non è sembrata equa e facendo opposizione davanti al Tribunale di Palermo ha trascinato la questione in sede civile. Sarà ora il giudice Carimi a valutare il caso, prendendo in esame la memoria dell’avvocato del pm Fabio Caserta nella quale il legale bacchetta il consulente per aver trasformato l’incarico “in un vero e proprio business. E questo è tanto più assurdo – scrive Caserta – di questi tempi, nei quali sono imposti sacrifici a tutte le categorie”. Per il legale i rimborsi del commercialista “sono così esorbitanti e distanti dalla realtà dei compensi dei professionisti del settore e delle prestazioni intellettuali in genere da lasciare esterrefatti”.

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