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lombardo-raffaele-grandedi AMDuemila - 5 aprile 2012
La Procura di Catania ha presentato la richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato per il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, e per suo fratello Angelo, deputato nazionale del Mpa. L'atto è stato depositato ieri ma la notizia si è appresa oggi.

La richiesta fa seguito alla decisione del Gip Luigi Barone, che lo scorso 29 marzo aveva deciso di non accogliere la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura per i fratelli Lombardo. E di disporre l'imputazione coatta per i due esponenti politici.
Nella richiesta di archiviazione l’ufficio inquirente, guidato dal procuratore di Catania Giovanni Salvi, aveva specificato di ritenere fondata la sussistenza di “elementi di prova circa i rapporti tra gli onorevoli Raffaele e Angelo Lombardo ed esponenti di Cosa nostra finalizzati a ottenere il sostegno dell’organizzazione criminale in occasione di competizioni elettorali anche mediante finanziamenti provenienti dall'organizzazione e che si ritiene essere stati effettivamente erogati”. Anche se a giudizio di quell’ufficio non vi erano “elementi di prova sufficienti a ritenere che l’accordo suddetto si sia sostanziato in promesse concrete dei politici o in fatti che abbiano avuto efficacia causale sulla vita dell'associazione criminale, e cioè che l'abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Cassazione a Sezioni unite”.
Il giudice Barone, che ha acquisito agli atti anche le dichiarazioni rese da alcuni pentiti nel processo per voto di scambio, non aveva accettato quelle conclusioni. E aveva disposto che la Procura formulasse l’imputazione coatta per concorso esterno in associazione mafiosa, arrivata ieri.
Ora un altro gip dovrà decidere se dare il via al processo contro i due politici.

Dall’indagine Iblis a oggi. Un tortuoso iter processuale
L'inchiesta è uno stralcio dell'operazione Iblis, il nome del Diavolo in arabo, scattata il 3 novembre del 2010 con decine di arresti tra esponenti di spicco della mafia di Catania, imprenditori e uomini politici. È una Cosa nostra moderna quella svelata dalle indagini di carabinieri del Ros, che si insinua negli appalti e si fa imprenditrice. E per questo avrebbe cercato di avvicinare, anche tramite un 'colletto biancò come il geometra Michele Barbagallo, i vertici del Mpa: Raffaele e Angelo Lombardo. Indagati per concorso esterno la loro posizione crea una diversificazione di vedute nella Procura tra chi chiede il rinvio a giudizio dei fratelli Lombardo e chi, invece, lo stralcio del fascicolo. È questa linea che passa, forte della sentenza della Cassazione su Calogero Mannino. Il capo d' imputazione è derubricato in reato elettorale e comincia un processo davanti al Tribunale monocratico. Allo stesso tempo la Procura chiede l'archiviazione del fascicolo per concorso esterno, ma il Gip Barone fissa un'udienza camerale e dispone l' imputazione coatta.

Nelle 60 pagine di motivazioni spiega, tra le altre cose, che sarebbe da escludere che per per 10 anni Cosa nostra abbia investito su un partito, il Mpa, sul suo leader e su suo fratello, accettando, dopo ogni competizione, di ricevere nulla in cambio e continuando a stipulare ancora accordi nelle successive elezioni. “Gli elementi sin qui esaminati e le relative considerazioni svolte - conclude - offrono, dunque, a questo decidente, un ulteriore elemento indiziario, che indubbiamente dovrà essere approfondito nel corso dell'istruttoria dibattimentale, ma che presenta, allo stato, una pregnanza tale da non consentire, 'ex sè, l'archiviazione del procedimento”

ANTIMAFIADuemila
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